Il potere a Napoli passa per il Banco di Mario Pirani

Il potere a Napoli passa per il Banco STOMA E RETROSCENA Dl UNA LOTTIZZAZIONE CHE HA CCHNYOLTO UNA PEUE MAGGKNU BANCHEITAUANE Il potere a Napoli passa per il Banco Falliti tutti gli sforzi per imporre un nuovo statuto e nominare il direttore generale - La difficile posizione di Ossola: «Mi sento solo come si sentiva Dalla Chiesa» -1 veti incrociati bloccano le principali decisioni - In corso un'ispezione della Banca d'Italia Cosa cela la |x>lemlca sul Banco eli Napoli? Qua) è 11 candidalo di Andreatta? Perche m permeile ad un oscuro pcr.sonaxKlo di Avellino di vilipendere la Banca d'Italia' Cosa vuole davvero Ossola e iKTiiie confessa agli intimi di sentirsi isolato come Dàlia Chiesa a Palermo? La pinna cosa che balza nuli occhi e che il Banco non e solo una banca ma la chiave del |K)trre a Napoli e In gran parte del Mezzogiorno. Non a caso il po' cut e clan de del Cava ne ha latto dal dopoguerra In poi il centro nevralgico della sua inlluenza nella capitale partenopea: crediti agevolali, sovvenzioni ai Comuni, assunzioni cllentelarl. promozioni e. non ultimo, il controllo del Mattino- hanno cosi creato una rete di interessi rittissima ed agguerrita. Chi viene sbandierando l'illusione di ridurre il Banco ad una banca, di mettere ordine lm ponendo criteri gestionali rigidi e trasparenti, spogliando l'Istituto da commistioni poli ttchc eccessive si trova cosi Isolato rd esposto ad ogni al lacco. Ne può sperare nell'apuofCKio dell'opinione pubblica almeno quella dei celi più In fluenti che, per un versoo per l'altro, trovano 11 loro torna conto nel Banco vecchia maniera, dove se si toccavano le leve giuste, non veniva rifui tato ne un posto ne un pre stilo E' quanto e accaduto al due uliiini presidenti. Paolo Pa gliazzi prima e Rinaldo Osso la oggi. Paonazzi, un bandite re di specchiata fama, prove nlva dal Monte dei Paschi di Siena, si trovò in mezzo a una situazione ingovernabile. Nel periodo immediatamente an lecedente al suo arrivo erano slate assunto ben duemila persone, i conti cominciavano a non tornare ed il Banco era sempre più •chiacchierato*. Pagllazzi. con l'accordo dell'ai lora governatore Baffi, mise le carte In tavola e. per sottolineare 1 urgenza di una gestione drasticamente diversa, ebbe 11 coraggio di presentare nel suol termini plU veritieri un bilancio In perdila (sarebbe stato facile spostando alcune partite, mascherare II deficit). Lo scandalo fu grande, ma il gesto costò a Pagllazzi gli appoggi politici per portare avanti 11 suo disegno. Solo e amareggialo. Pagllazzi si ammalò e mori 11 9 settembre del "79. Ostilità La successione era difficile. La Banca d'Italia si oppose a soluzioni pollllco-clientclari perche voleva far ordine In quella che era pur sempre una delle plU grandi banche del Paese. Alla fine si giunse alla designazione di Rinaldo Ossola, ex direttore generale della Banca d'Italia, esperto monetario di fama internazionale. Ossola non voleva accettare: -E' un banco dei pegni e non una banca» obiettava. Ma gli fu risposto autorevolmente: -E' tuo compito farne una banca-. Il 9 aprile '80 Ossola assunse l'incarico e s'impegnò subito In un plano di risanamento e rilancio. Le ostilità con il nuovo consiglio di amministrazione si manifestarono quasi subito. Il consiglio — composto da sette membri de. un pel. un psl e un pri — In contrasto con U direttore generale Vlggianl lo spinse alle dimissioni. Vlggianl era un funzionarlo Integerrimo ma scettico sulla opportunità e possibilità di cambiamenti sostanziali nella gestione. Per questo motivo Ossola non lo difese, probabilmente sbagliando (e questo gli costò le critiche di Francesco Compagna) e si mise alla ricerca di un successore la cui nomina, però, spetta al ministro del Tesoro che era già allora Andreatta. Andreatta. Impegnato nel rinnovo di Innumerevoli cariche nelle banche e nelle Casse di Risparmio, era In quel periodo costretto ad operare con spirito ad un tempo innovativo e di compromesso per non urtare troppo I partiti e. in particolare. Il suo. La nomina di Ossola era già una Iniziativa fuori dell'ordinario, occor reva quindi tranquillizzare la de con un direttore generale di suo gradimento. Il ministro saggiò Ossola, che si dichiarò d'accordo, sul nome di Perdi nando Ventrigli» ex comi gltere di Emilio Colombo e presidente deU'Isvetmer. Ma la candidatura cadde per la freddezza con cui fu accolla dagli uomini di Oava (che rivendicavano 11 posto per la loro corrente) presenti nel con sigilo di amministrazione. Andrena, si era nel gennaio dell'Bl, annunciò allora che avrebbe nominalo un membro del consiglio di amministrazione, il professor Raffaele Plcella. de del clan Oava. ma assolutamente privo di esperienza bancaria. Il personaggio era inoltre discusso perché, come dirigente delta Bine (Iri). aveva venduto le cartiere pubbliche a Fabbri e. subito dopo, era diventalo consigliere di una società che faceva capo al grande Industriale cartario. Ossola, a questo punto, dichiarò che avrebbe immediatamente rassegnato le dimissioni, non potendo accettare un direttore generale manchevole sul piano delle competenze professionali Indispensabili. Il ministro del Tesoro, di fronte alla ribellione di Ossola, sospese il decreto ma da allora non ha più provveduto alla nomina del direttore generale. Contemporaneamente la guerriglia tra il presidente del Banco e il consiglio di amministrazione divenne endemica. Un estenuante braccio di ferro, attraverso un gioco di veti incrociali, paralizza cosi da quasi due anni gran parte delle decisioni che debbono essere prese dagli organismi dirigenti dell'istituto. Uno del momenti di frizione piU acuti si e avuto alla elezione del vicepresidente del Banco di Napoli International con sede a Lussemburgo. 61 tratta di una banca affiliata e non di una liliale, per cui ha uno statuto proprio ed un proprio consiglio di amministrazione dove Ossola conta maggiori appoggi. Anche qui la candidatura di Plcella viene respinta a favore di quella dell'ambasciatore Ugo Mosca, già direttore generale degli affari economici e monetari della Cee. I consiglieri del Banco Napoli sono furibondi e ottengono le dimissioni di due tecnici di valore come Oeronzl (ex capo ufficio cambi della Banca d'Italia) e Peducci direttore generale per l'estero del Banco stesso, considerati .uomini del presidente» ma non riescono a far subentrare i loro candidati al posti lasciati vacanti. Anche In questo caso Ossola la spunta e Impone la nomina di Zandano. presidente dell'Insud e consigliere economico di De Mila, e del rappresentante della Banca d'Italia nel collegio del sindaci. Roberto Sanseverino. Il contrasto decisivo scoppia, però, sul nuovo statuto, elaborato in seguilo ad un decreto di Andreatta sulla ristrutturazione e ricapitalizzazione delle banche meridionali, emesso nel luglio dell'anno scorso. In pochi mesi un gruppo di studio elabora II nuovo testo che delmea la trasformazione imprenditoriale del Banco. Tra l'altro permette l'apporto di capitali privati, bancari o assicurativi. di minoranza (che Ossola concreta in un'oli erta di gruppi americani e Italiani per 250 milioni di dollari) che avrebbero diritto ad essere rappresentati nel Consiglio Inoltre e sancito l'obbligo di scegliere 11 direttore fra I dirigenti degli istituti di credito. Questo statuto, se approvato, oltre ad assicurare lo sviluppo del Banco, segnerebbe un argine alla sua utilizzazione co¬ me strumento di Influenza politico-affaristica. Il testo è sottoposto ad Andrena e a Ciampi che l'approvano. Il ministro del Tesoro, anzi, sottolinea l'urgenza di vararlo senza apportarvi mutamenti significativi. Paralisi Il 15 gennaio di quest'anno Ossola porta lo statuto In consiglio di amministrazione ma. all'infuori del due consiglieri di sinistra, il blocco di maggioranza lo respinge senza neanche discuterlo. Il vicepresidente Savlgnano. che già In altre occasioni aveva dichiarato di -rispondere solo ai partiti.. esclama che del ministro del Tesoro «non gliene frega niente- e che -le sue direttile sono illegittime-. E" lo stesso personaggio che nel giorni scorsi ha dichiarato che -mafia e camorra si possono trottare a Roma in via Naeionale r in ria XX Settembre (alla Banca d'Italia e al ministero del Tesoro n.d.r.) senea andarli a cercare a Napoli o a Palermo-. Savlgnano. un Insegnante di Avellino, giunge a tanto perché si vanta, a ragione o a torto, della protezione di De Mita. D'altra parte mentre in un Paese con istituzioni più salde un dirigente di banca che avrebbe espresso opinioni sii fatte sarebbe stato immediatamente destituito dalle autorità di vigilanza, a Roma hanno Invece trascurato finora di rintuzzare le Ingiurie. In precedenza, peraltro, dopo aver cestinato un controstatuto Inviatogli da un gruppo di consiglieri, il governatore della Banca d'Italia. Ciampi, aveva respinto come Inammissibile nella forma e nella sostanza una lettera di accuse dello stesso Savlgnano. La battaglia sullo statuto paralizza ormai da mesi le decisioni del consiglio di amministrazione. Unica possibilità per uscire dall'impasse resta l'intervento dell'autorità monetaria che, sulla base dell'articolo 66 della legge bancaria, può sospendere per due mesi gli organi dell'Istituto e nominare un funzionario della Banca d'Italia per attuare le misure necessarie (In questo caso approvare ed applicare il nuovo statuto). Ma mentre si cominciava a studiare questa soluzione, che Implica la volontà e la possibilità politica del ministro del Tesoro e della Banca d'Italia, scoppia il caso, scoperto dal rappresentante di Ciampi nel collegio sindacale. Sanseverino, del quattro consiglieri (tre de e un repubblicano) che. contravvenendo alla legge bancaria e grazie a complicità Interne, sono riusciti. all'Insaputa di Ossola, ad ottenere crediti dallo stesso Banco senza l'obbligatoria autorizzazione unanime del consiglio al momento delle concessioni o del rinnovo. Si tratta di Angelo Tosto, commerciante di sanitari di Matera per una somma di circa 500 milioni, dell'armatore Grimaldi esposto |>er 1 miliardo e 100 milioni, di Gennaro del Balzo di Presenzano e di Vincenzo Spagnuolo Vigorita. repubblicano e presidente del tribunale calcistico, per somme minori. A questo punto scatta l'Ispezione, decisa già da giugno, della Banca d'Italia. Da una settimana gli uomini di Ciampi sono al lavoro per fare piena luce sulla vicenda e riportare Il Banco in una situazione di normalità gestionale. Le difficoltà di una soluzione non sono però di natura finanziaria (gli utili lordi sono aumentati da 129 miliardi nel '79 a 241 ne! 180 e a 340 nell'ai > quanto politica. Sembra che Andreatta vorrebbe, dopo l'ispezione, nominare direttore generale del Banco di Napoli un dirigente bancario di provata esperienza. Il vicedirettore della Banca del Lavoro Laratta. In e '«feto della immissione di u.. jjtro tecnico, considerato inoltre vicino al psl. la de napoletana Imporrebbe, però, l'estromissione di Ossola. E' auspicabile che Andreatta non subisca in questa occasione le pressioni di un gruppo clientelare tra 1 più protervi. Sarà anche un test per verificare la volontà di rinnovamento di De Mita. Mario Pirani Roma. RiwaWo Owota kt uà fato « gamM* anno fa con il ministro degli F.steri Emilio Colombo