Gli arabi 35 anni dopo riconosceranno Israele di Igor Man

Gli arabi 35 anni dopo riconosceranno Israele Storico accordo a Fes, imminente l'annuncio Gli arabi 35 anni dopo riconosceranno Israele Compromesso tra il piano Fahd e quello di Bourguiba - Base del riconoscimento la risoluzione Orni del 1947 che spartiva la Palestina in due Stati - L'Olp «associata al negoziato» DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE IFRANE — Sulla montagna. In un anfiteatro naturale profumato dal boschi di cedro, il 12* vertice arabo ha praticamente chiuso i suoi lavori con una «fantasia» di struggente bellezza: Re Hassan sotto una immensa tenda bianca a ricevere gli ospiti, bande, rinfreschi, oro e argento, tappeti preziosi stesi sull'erba, cammelli e purosangue montati da cavalieri straordinari, danzatrici e giocolieri, venuti da ogni parte del Marocco. Con codesta regia Hassan II ha voluto celebrare un avvenimento affatto insolito: il consenso — almeno In via di principio — di venti Paesi arabi a quella che chiameremo la «Carta di Fes.. documento ancora in bozza. Indiscrezioni, voci ufficiose consentono, tuttavia, di dare un'idea di quel che gli ospiti del sovrano del Marocco avrebbero concluso. Diremo subito come dopo 35 anni e quattro guerre (anzi cinque, se mettiamo nel conto quella fra israeliani e palestinesi in Libano) gli arabi pare si siano finalmente decisi a •riconoscere* Israele. Ovviamente non in maniera esplicita — come avrebbero por*.u to, dopo il massacro di Beirut? — na con un escamotage suggeilto dal vecchio Bourguiba. e cioè accettando la risoluzione 181 deiro..u. quella del 1947. che spartiva la Palestina in due Stati: uno ebraico e uno arabo-palestinese. La risoluzione, come si sa. venne allora respinta dagli arabi e pochi mesi dopo scoppiò la prima guerra con Israele, quella del 48. e fu il primo esodo dei palestinesi. La «Carta di Fes« non si limita, è ovvio, a riconoscere la 181 sic et simpltciter: e. a quanto par di capire, una sintesi fra un plano presentato all'ultimo momento da sauditi e tunisini ed il famoso piano Fahd. La «Carta* — sempre, ripetiamo, secondo quanto ci vlen detto in via ufficiosa —, a dliferenza del piano Fahd, bocciato a Fes nel novembre scorso, afferma esplicitamente che l'Olp deve essere associato al negoziato di pace. Processo di pace che dovrebbe ripartire assai da lontano, in fatto dalla 181. considerata •base per un regolamento della questione palestinese». Nei voti degli arabi, alla fine del negoziato dovrebbe nascere uno Stato palestinese posto sotto l'egida delle Nazioni Unite. Sempre all'Onu toccherebbe garantire mia sicurtMMa e l'integrità di tutti gli Stati del Medio Oriente*. Un passo avanti è stato compiuto. E' chiaro che Israele, che già rifiuta la proposta di Reagan. non potrà non replicare alla «Carta* in modo negativo. Ma, come dice Bourguiba. quel che conta non è tanto realizzare subito -diritti e sogni: quanto aprire prospettive politiche di ampio respiro. Non è più tempo — aggiunge il vecchio leader — di rifiuti ostinati e ciechi, occorre seppellire una volta per tutte i tre «no« di Khartum e gettare «il primo seme dell'albero della pace. Un giorno quell'albero darà i suoi frutti». Insomma, sul piano pratico riconoscere dopo 35 anni la risoluzione 181 serve a poco, sul plano politico, per altro, potrebbe essere un segnale a Reagan della disponibilità degli arabi a negoziare partendo da un punto fermo: Israele esiste e sarebbe assurdo non prenderne atto: ccn Israele si dovrà convivere, e in pace. Sempre sul piano pratico, affermare che l'Olp deve essere associata al negoziato lascia il tempo che trova, poiché è scontato ancora una vplta il rifiuto di Israele. (Sembra difficile che gli Stati Uniti possano costringere Gerusalemme a trattare con quella che Begin si ostina a definire «una banda di terroristi assassini-). Ma bisognava «pagare* in qualche modo Arafat: niso gnava riparare al lassismo che ha lasciato soli i fedayn di fronte alla potente armata di David. E quindi onore di capo di Stato ad Arafat. e afferma zione del ruolo insostituibile de ! l'Olp nel processo di pace. Arafat è costretto a far buon viso a cattiva sorte. Sul suo volto segnato da tante ai dizioni si leggeva ieri, a lira ne. mentre Hassan lo baciava sulla soglia della tenda e un po' tutti, sovrani, emiri e presidenti, gli correvano incon tra un'espressione invero desolata. Quella «fantasia* per lui non era una festa, ma il fi naie assurdamente gaio d'ir na tragedia, «c/i nonno dato l'Oscar del disinganno, e ora?-, si chiedeva con te lacrime agli occhi uno dei suoi fidi. Ora comincia una lunga odissea. Nell'usura del tempo. l'Olp rischia di morire di consunzione sull'altare dell'ambiguità araba e dell'espansionismo Israeliano. Ma l'Olp non è soltanto Arafat. Igor Man