Perché Pio XII non potè evitare la resa incondizionata del Reich

Perché Pio XII non potè evitare la resa incondizionata del Reich ROOSEVELT, CHURCHILL. STALIN EI RETROSCENA D'UNA DISCORDIA Perché Pio XII non potè evitare la resa incondizionata del Reich •Crede Lei che gli Stati Uniti e l'Inghilterra sarebbero disposti d power quelque chose se qualcuno eliminasse Hitler ed iniziasse trattative?.. Osteria sorprendente domanda venne rivolta dall ambasciatore di Germania presto la S. Sede Ernst con Weissàcker ai sostituto delta Segreteria di Stato, morta. Tendini. Il 20 febbraio 1945, in occasione (Iella presentazione di una richiesta del governo tedesco per un intervento della Santa Sede in favore della pace. Mona. Tardini replicò subito che la risposta alla domanda era difficile, e che seppure un avvenimento del genere potesse convenire agli alleati, questi erano ormai troppo decisi a pretendere una resa senza condizioni. Weizsàcker era ben noto in Vaticano, dove aveva preso II posto dell'ambasciatore -Bergen, andato a riposo nel maggio del 1943. Fin dai suoi primi incontri con le autorità vaticane egli aveva insistito sul pericolo di una • bolscevizzazione- dell'Europa, sollevando qualche commento acido da parte dei suoi interlocutori, a proposito della politica di persecuzione religiosa attuata dal governo tedesco. L'ambasciatore era stato infatti segretario di Stato del ministero degli Esteri tedesco dal 1938 al 1943. Fallimento La richiesta tedesca ricordò a mona. Tardini «quegli Inter rnlnablll discorsi di Hitler, dove, accanto ad alcune cose giuste, ce n'erano sempre parecchie paradossali e pazzesche.. Uons. Tardini concluse il suo rapporto con un .non si vede cosa si possa (are*. E Pio XII. ricevendo l'ambasciatore Weizsàcker il f morso, lo informò che dopo aver sondato il terreno, gli risultava che non cera alcuna possibilità di conversazioni con Stati Uniti e Inghilterra. Il giorno precedente, infatti, egli aveva parlato con il rappresentante di Roosevelt. Taylor, che era rimasto fermissimo sul principio della -rr.su inaimi tuonata-. Il fallimento di questo tentativo tedesco, come anche di un altro tentativo analogo di Mussolini per il tramite del card. Schuster di Milano, sono ben illustrati nell'undicesimo ed ultimo volume degli Actes et Documenta du Saint Slègc re latita a la seconde guerre mondiale, che copre il periodo che va dal gennaio 1944 al maggio 1945. Questo affronta ovviamente altri temi, dal problema di Roma «città aperta' a quelli della Polonia, ai rapporti con la Francia e con l'Italia. Ma vi e un punto che merita di essere qui approfondito, con l'aiuto di altre fonti, anche perché è un corollario di quanto si è detto più sopra a proposito della -reta incondizionata'. Contro un tale principio, papa Pacelli prese posizione più volte: sia nel discorso che pronunciò il 2 giugno del 1944. sia nelle conversazioni che ebbe successivamente con Myron Taylor, sia attraverso l'opera di mone Tardini e del card. Spellman. Esiste oggi una quasi unanimità nel pensare che Stalin (proprio lui') avesse ragione quando cercò di mettere in discussione alla conferenza di Teheran (28 novembre 1H3) l'opportunità di un tale principio, che at"rbbe contribuito a rinsaldare il popolo tedesco nella resistenza La decisione di pretendere la resa incondizionata della Germania e dei suoi alleati fu presa, com'è noto, alla Conferenza di Casablanca nel gennaio del 1943. Chi ne fu II promotore? Churchill nelle sue memorie dice di accusare in proposito «qualche lacuna.. In realtà le parole 'resa incondizionata' non si trovano nel documento finale della Conferenza, ma, secondo la testimonianza di Eltott Roosevelt presente, vennero pronunciate dal presidente degli Stati Uniti nel corso dell'incontro stampa del 24 gennaio, e furono subito raccolte da Churchill. Questi peraltro, già quattro giorni prima, aveva informato telegraficamente II Gabinetto di guerra inglese dell'intensione di Impiegare la frase •resa incondizionata' nel comunicato finale. Egli aveva anche chiesto di poter escludere l'Italia da una tale dura condizione, ma la risposta di Londra era stata negativa. Un errore Non passò molto tempo e la formula della 'resa incondizionata' si rivelò.una 'tattica errata' come aveva previsto Stalin. Un memorandum dei capi di Stato Maggiore della Gran Bretagna mise In evidenza, nel gennaio del 1944. che la propaganda nazista ai eia saputo sfruttare abilmente la situazione, confili* cendo il popolo tedesco che la •resa Incondizionata' sarebbe stata assai peggiore del proseguimento della guerra. Anche il Foreign Office intervenne nella questione con un progetto di •Dichiarazione sulla Germania; con il quale si davano alcune assicurazioni al popolo tedesco, tra cut ti ristabilimento in Germania dell'imperio del diritto e non della violenza arbitraria, l'evitare il collasso economico ed ti caos. Il ritorno del popolo tedesco, una volta purgato e rigenerato, nella famiglia mondiale delle nazioni democratiche. La dichiarazione non piacque a Churchill che respinse anche una successiva iniziativa del Foreign Office, provocata da una richiesta del generale Eisenhower. nel senso che la formula della resa incondizionata venisse chiarita (e svuotata) con l'annuncio dei principi sul trattamento da riservare alla Germania sconfitta. I motivi che ispiravano Churchill nel suo fermo atteg giamento erano essenzialmen te tre: 1) il timore che si ripetesse il precedente della pace di Versailles, giudicata dal te deschi un .diktat» perché ti loro esercito non era stato sconfitto: 2) la necessità di evitare che la dichiarazione sulla Germania potesse essere utilizzata dai tedeschi per dividere gli angloamericani dal russi: 3i la volontà di mantenere le mani Ubere per la sistemazione della Germania postbellica. Churchill si oppose anche, ripetutamente, a Roosevelt quando questi, dopo lo sbarco alleato in Normandia, propose di rivolgere un messaggio ai tedeschi per dire loro che gli alleati non si proponevano di distruggere il popolo tedesco, ma solo di liberarlo dal nazismo. E cosi la formula della -resa incondizionata' resse fino alla fine. Nel luglio dei 19491'allora ministro degli Esteri laborista. Ernest Bevin. ammise alla Camera dei Comuni che essa era stata un errore gravissimo e che lui. pur membro del governo di coalizione durante la guerra, l'aveva appresa dai giornali Enrico Serra Roosevelt, Stalin e Churchill visti da Levine (Copyright N Y Rcvlrw ot Booti. Op*r» Mundi f prr nuli» .LaSUmpa-i >