Allargare Camp David

Allargare Camp David Allargare Camp David DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE WASHINGTON — La crisi libanese ha dimostralo ancora una volta che gli Stati Uniti sono la sola potenza in grado di influenzare concretamente gli sviluppi del conflitto arabo-israeliano. Neanche l'America può imporre la pace: ma senza l'America e difficile che si facciano progressi verso la pace. La crisi libanese ha anche convinto ramministrazionc Reagan della necessità di porre fine alla sua pericolosa inattività dell'ultimo anno e mezzo. La lettera del presidente Reagan al primo ministro israeliano e l'annuncio di quella «nuova iniziativa* americana della quale si erano avuti, nelle ultime settimane, diversi segni premonitori. La mossa di apertura di Washington e venuta prima di quanto si pensasse: c la responsabilità di questo anticipo è. almeno in parte, del ministro della Difesa israeliano Sharon e della sua visita in America la scorsa settimana. Le sue dichiarazioni, spesso di tono provocatorio, hanno allarmato gli americani e hanno convinto l'amministrazione che bisognava battere sul tempo Gerusalemme prevenendo, con m avvertimento presidenziale, iniziative israeliane poi difficilmente rimediabili. La svolta nell'atteggiamento americano risale però ad alcune settimane addietro, alla fase più critica, cioè, della crisi libanese. Gli Stati Uniti avevano condiviso gli scopi iniziali dell'azione israeliana nel Libano: l'istituzione di una fascia di sicurezza di 40 chilometri: l'allontanamento dell'Olp: la restituzione al Libano della sua indipendenza, con il ritiro di tutte le forze straniere. Washington si trovò però in totale dissenso con I;-racle sulla seconda fase dell'operazione: il bombardamento e la minaccia di assalto a Beirut. Reagan decise di intervenire (cito quanto mi ha detto a Washington l'ambasciatore Sol Linowitz. ex negoziatore del presidente Carter, recentemente consultato anche dal nuovo segretario di Stato Shultz) oltre che per considerazioni umanitarie, per la ferma convinzione che a/ii battaglia di Beirut sarebbe stata l'avvenimento più distruttivo e destabilizzante che potesse verificarsi, tale da Noe-, care ogni futura iniziativa politica; il presidente agi perché aveva soprattutto a cuore la pace del Medio Oriente». Non si trattava, insomma, soltanto di salvare la mediazione di Philip Artico Levi (Continua a pagina 2 In prima colonna)

Persone citate: Philip Artico Levi, Reagan, Shultz, Sol Linowitz