Gli antichi romani in lotta con l'inflazione

Gli antichi romani in lotta con l'inflazione Gli antichi romani in lotta con l'inflazione D IA Marx a Meyer a We-: ' ber a Rostovtzeff fino, a Finley, per citare solo i nomi più significativi, la storia economica dell'antichità ha individuato la funzione e 11 ruolo della moneta all'interno della società antica. Il ruolo determinante della moneta nella modificai dei rapporti economici (co-' me nel caso dell'imperiali-1 smo romano) è ora conosciuto a livello scientifico come in una vicenda dei nostri giorni. Un episodio emblematico fu la crisi econo-, mica che investi 11 mondo romano nel m secolo dopo Cristo. «I banchieri., hannoi chiuso gli sportelli perché non vogliono accettare la divina moneta degli imperatori. E' divenuto necessario inviare un'ingiunzione a tutti l proprietari di banche perché le riaprano e perché accettino e cambino ogni moneta, a eccezione di quelle assolutamente false e contraffatte nella lega i Con queste parole, nel papiro di Ossirinco 1411 del 260 d.C. un alto funzionario romano in Egitto denuncia la situazione che si è creata nella provincia e minaccia pesanti sanzioni contro gli abusi. Questo documento è uno del molti testi del ni secolo' d.C. giunti fino a noi a denunciare la situazione di crisi in cui si dibatteva l'Impero. Ma come era potuto accadere che le banche ri-' fiutassero di accettare la moneta di Stato? Questa pratica illegale ha le sue radici nella storia dei decenni precedenti, a partire da quando una grave crisi finanziaria aveva spinto la dinastia dei Severi a supplire alle esigenze di cassa con l'alterazione del tenore; d'argento della moneta La moneta antica nasce e vive come moneta metalli¬ ca, non quindi segno del valore, ma valore in sé stessa, equivalente reale dei beni contro i quali si scambia,' oggetto di tesaurizzazione per la sua capacità di costituire ricchezza accumulata Per questo suo valore intrinseco non esce mai di corso, né può essere svalutata. Ma abbassarne la lega, mantenendone immutato il valore nominale, significa creare una situazione fiduciaria che alla lunga altera le ragioni di scambio. Il sistema monetario romano è un sistema bimetallico, in cui moneta d'oro e d'argento si scambiano secondo rapporti stabili; talvolta, quando i valori di mercato dei due metalli subiscono modifiche (in genere un apprezzamento dell'argento rispetto all'oro), una lieve alterazione della lega non fa che riportare la circolazione alla situazione di equilibrio. Ma la storia di queste modifiche nel corso del III secolo è una storia di alterazioni massicce della moneta d'argento per consentire allo Stato di produrre una maggior quantità di mezzi di pagamento. Tale politica, oltre a creare sfiducia nella popolazione, è la risposta inadeguata e Inefficace a una crisi economica complessiva, è l'unica risposta che una tradizione culturale povera in questo settore suggerisce ai responsabili del bilancio imperiale. Nel mondo antico, infatti, l'elaborazione teorica dei problemi economici sembra essere del tutto estranea alla cultura e alla mentalità dei contemporanei. Molto si é dibattuto sulle cause reali della crisi e dell'inflazione del III secolo: è vero che le spese militari sono molto aumentate a partire dalla fine del II secolo, che il massiccio diffon¬ dersi della burocrazia rappresenta un onere crescente per lo Stato, ma è anche vero che né questi deficit di bilancio, né una politica monetaria di pesante inflazione giustificano l'andamento dei prezzi rilevabile per i primi tre secoli dell'Impero. Se prendiamo il prezzo del grano, che è l'unico a fornire dati sicuri sull'andamento del mercato, constatiamo che nell'arco dei primi due secoli esso raddoppia soltanto. Il tasso d'Inflazione è quindi minimo sul lungo periodo: sono i secoli dell'apparente stabi¬ lità e del «buon governo». Ma appena superiamo in tornante del III secolo, il prezzo s'impenna, con una tendenza al rialzo che nella seconda metà del secolo lo porta addirittura alla decuplicazione. E' una tendenza irreversibile che coinvolge anche gli altri generi di prima necessità e ogni tipo di manufatto. A confronto di questi prezzi, 1 salari giornalieri degli operai agricoli mostrano anch'essi una tendenza al rialzo, ma inferiore alla corsa del prezzi e inadeguata a tenere 11 passo con l'inflazione e a ga¬ rantire la stabilità dei livelli di vita. Vltache anzi è spesso ridotta alla sussistenza, sia per il bracciante sia per il piccolo proprietario. Sembra in questa fase che. oppressi da una politica fiscale sempre più vessatoria, i contadini d'Egitto possano sperare soltanto nel ricorso incessante alle autorità per ottenere sgravi. «Noi Sfamo i tre amministratori in carica (del villaggio) e paghiamo i contributi per tutto il villaggio di 500 arure che non sono nemmeno coltivate e per una lista di contribuenti che conta 25 nomi; cosi il nostro vii- coltura sia gli investimenti e gli stimoli all'Innovazione tecnologica. Più frequenti sono gli atti di filantropia imperiale, come la remissione dei canoni di affitto in anni di cattivo raccolto 0 la dilazione del pagamento degli arretrati. Ma, contemporaneamente, c'è l'inasprimento del carico fiscale complessivo, per rinsanguare, anche nei secoli «buoni», le finanze spesso deficitarie dello Stato. C'è sempre, comunque, il silenzio delle istituzioni sulle cause della crisi e sul mezzi per superarla. Questo silenzio viene rotto, con autorevolezza, solo nel 301: «...Poiché imperversa la sola cupidigia, furiosa e incontrollata, che non tiene alcun conto del- <¥V..: Gallieno lagglo è ridotto in miseria» (Papiro Theadelphia 17, inizi del IV secolo). Voci come queste si levano numerose dalle campagne e denunciano quanto è avvenuto nel secolo della crisi: un declino lento ma progressivo della produttività, che ha le sue radici nell'incapacità dell'amministrazione di risolvere i problemi dell'economia. Scarsi sono stati, in tutta la storia romana, sia gli interventi a sostegno dell'agri¬ Diocleziano l'interesse generale... si dispone che i prezzi indicati nella breve tariffa seguente siano osservati in tutto 11 mondo di nostro dominio». E' l'Editto di Diocleziano, che fissa i prezzi massimi di prodotti, merci e salari: il calmiere è dunque l'unica risposta a decenni di degradazione economica e, come tutti i calmieri, non tiene conto delle cause reali dell'inflazione. Sancisce anzi con le sue tariffe una scala di valori economici che si erano solidificati nel decenni precedenti, tassando più pesantemente le materie prime, e soprattutto 1 salari, del prezzi dei prodotti finiti. Anche la funzione di controllo dell'editto, inutile dirlo, sarà di brevissima durata; solo l'Istituzionalizzazione, col colonato, dei rapporti economici che erano venuti maturando nell'ultimo secolo e la riduzione per opera di Costantino del sistema monetarlo al monometallismo aureo consentiranno al mondo romano di recuperare ancora quasi un 'secolo di ritrovata unità. Alessandra Gara

Persone citate: Alessandra Gara, Finley, Marx, Meyer, Papiro Theadelphia, Severi

Luoghi citati: Egitto