Licenza di caccia con la ragnatela

Licenza di caccia con la ragnatela Licenza di caccia con la ragnatela NELLA cattura dei grossi mammiferi selvatici vivi, è sempre in voga la tecnica del «laccio». Il cacciatore — autorizzato o abusivo che sia — insegue In jeep la zebra, lo gnu, l'antilope o 11 rinoceronte che fuggono disperatamente nella savana e, quando si trova a distanza ravvicinata, lancia con mira precisa 11 cappio di una fune. Cosi Intrappola 11 fuggitivo. Il ragno, che come predatore non è secondo a nessuno, fa anche lui qualcosa di simile, a quel che risulta dalle osservazioni dell'araenologo William G. ibernare! dello Smithsonian Tropical Research Institute di Panama, che ha studiato per molti anni i ragni tropicali e le loro straordinarie tecniche di caccia. Una specie della Colombia orientale, dall'addome allungato che si può avvolgere bizzarramente a molla, ha l'abitudine di stendere pochi fili disordinati tra le foglie degli alberi. A prima vista sembrerebbe una trappola piuttosto inefficiente, ma la funzione di quel fili è semplicemente quella di posatoio. Mosche e moscerini vi si posano infatti volentieri, perché quei sottili fili aerei distanti dalle foglie e dal rami le mettono al sicuro dagli attacchi delle formiche e di altri predatori che su quegli alberi Insidiano le prede, Non si accorgono però che in questo modo cadono dalla padella nella brace. Perché 11 ragno, avvertita immediatamente la loro presenza dalle vibrazioni del filo, incomincia un'astuta lentissima opera di avvicinamento. Impiega .anche cinque minuti d'orologio per coprire la distanza di mezzo metro e quando finalmente è giunto accanto all'Ignara preda, fa un improvviso dietro front, caccia fuori dalla parte posteriore del corpo un filo vischioso e con mossa fulminea delle zampe posteriori prende al laccio la vittima. Tutto si compie in un batter d'occhio. Il fattore sorpresa è come sempre determinante. , Anche le farfalle sono bocconcini molto appetiti dai ragni, ma impossessarsene non è facile, per la semplice ragione che quando una farfalla incappa nei fili vischiosi di una ragna!ela, ci lascia attaccate alcune delle minuscole scagliette che le ricorpono le ali e se ne vola via. Ma le astuzie delle prede e del predatori si evolvono di r irl passo. E cosi tre generi diversi di ragni, uno d'Australia e due della Nuova Guinea, hanno escogitato un'Ingegnosa rete-tra.bocchetto per farfalle che funziona a meraviglia. Si tratta di una stranissima ragnatela che si svolge tutta nel senso della lunghezza ed è disposta in senso verticale, come una scala a piuo11 molto fitti. Succede allora che quando una farafalllna urta contro la parte superiore della scala, perde tante di quelle scaglie che ruzzola Inesorabilmente verso il basso dove, ormai spogliata del rivestimento esterno, viene facilmente intrappolata. I ragni del genere Mastophora, invece, usano un sistema totalmente diverso, ma non perciò meno efficace. Non si danno la pena di fabbricare tele complesse come quelle delle tre specie precedenti e nemmeno ragnatele elaborate sul tipo di quella circolare e perfettamente simmetrica del ragno crociato (Araneus diadematus), 11 comune ragno dei giardini. Forse per semplice pigrizia o per non sprecare eccessiva energia, si limitano ad emettere un unico filo di seta. Però all'estremità libera ci appendono una bella pallina vischiosa. Tutto qui. Poi si appostano in attesa, facendo oscillare nella brezza notturna quella sorta di esca rotonda. Prima o poi immancabilmente qualche piccola preda ci abbocca, rimane invischiata e anche se si di¬ batte furiosamente non riesce più a liberarsi. Il gioco è fatto. Il «pesca-, tore» non deve far altro che tirare a sé filo, pallina e cibo. Recenti ricerche hanno dimostrato che il ragno non aspetta passivamente la preda, ma la attira emanando una particolare sostarìza odorosa, «un feromone» analogo a quelli che "gli insetti fabbricano in gran copia per comunicare tra loro. Ma forse uno dei metodi più originali di caccia è quello messo in pratica dal ragno australiano Deinopsis subrufa, 11 quale fabbrica una ragnatela rettangolare piuttosto piccola, la mantiene ben tesa, trattenendone i quattro angoli con le zampe e. al momento buono, non appena una preda è alla sua portata, velocemente la immobilizza gettandole addosso la rete. Dopo di che si mangia tranquillamente contenente e contenuto, la rete e la preda. Che un ragno si mangi la propria ragnatela è del resto un fatto più che normale. I tessitori di tela, che sono circa la metà delle 35.000 specie esistenti (l'altra metà sono cacciatori nomadi) hanno quasi tutti l'abitudine di mangiarsi la tela la sera per rifabbricarsene una nuova la mattina seguente. E quando viene data loro in pasto la ragnatela di un altro individuo contraddistinta da materiale radioattivo — un esperimento compiuto dagli studiosi Peter Witt e Wesley Burgess della North Carolina Stale University — cosa fanno? Risparmiano il materiale proprio, riciclando completamente quello altrui, cosicché la mattina seguente la loro ragnatela risulta costituita per il 95 per cento da seta radioattiva. I. Lattes Coif manti Tele di ragni: (dall'alto in basso) rete circolare spirale con due raggi liberi; rete limitata a tre settori, rete ad amaca

Persone citate: Lattes, Peter Witt, Wesley Burgess

Luoghi citati: Australia, Colombia, North Carolina, Nuova Guinea, Panama