Forattini: come scelgo i bersagli di Nico Orengo

Forattini: come scelgo i bersagli Un «notista politico» con la matita Forattini: come scelgo i bersagli TORINO — Qualche signorina della segreteria de La Stampa quando lo vede entrare lo saluta affettuosamente con un «buongiorno ragazzaccio» e gli indica le lettere dei lettori arrivate sulla sua scrivania: le ha divise in due mucchi, quelle favorevoli e quelle contrarie. Ma lui, Giorgio Forattini, la matita più elegante e graffiante della satira italiana, non si scompone. Curioso e sornione, ribatte che La Stampa ha tanti lettori. E Intanto pesca dal mucchio, apre le buste. Escono fuori, accuratamente ritagliate, le vignette che compaiono sulla prima pagina: c'è quella dove il Papa, alzandosi la tonaca e calciando un pallone, esclama: «Madonna Boniek». Un anonimo lettore gli ha scritto di fianco: «Scherza coi fanti e lascia starei santi». « La Curia romana — dice Forattini — più spiritosa, ha sogghignato. Era divertita. Capisco che invece qualche lettore si imbarazzi...». Dopo aver lasciato «La Repubblica» 11 1° aprile, Forattini ha spostato l suol commenti di satira politica su «La Stampa», intervenendo in media quattro volte la settimana: «Qualche volta ne faccio di più, percìié voglio che il lettore, che non mi conosce, si abitui al discorso delle mie vignette. Ho ricominciato, all'inizio, con quelle mute: erano più facili, più istituzionali. Via via ho aggiunto il fumetto. Mi piace veder che la vignetta non abbia un posto fisso, ma vaghi sulla pagina a commento del fatto del giorno, cogliendone il lato satirico». Giorgio Forattini la mattina si legge 1 giornali, ascolta i commenti, discute con la direzione su quella che sarà la notizia del giorno, su come verrà impostata la prima pagina. Poi si chiude in un ufficio e a matita su fogli bianchi extra strong comincia come un Geppetto a sbozzare i suol Pinocchi. Un'ora, un'ora e mezza di movimenti lievi, spostamenti di un gesto, morbide cancellature, poi, a china ripassa 11 disegno. Cosa dicono gli uomini politici, Andreotti, Berlinguer, Craxi, Spadolini, Pertini, quando la mattina vedono le sue vignette? • Qualche giorno fa era uscita una vignetta con Pertini che strappava la coppa del Mundial dalle braccia di Spadolini. Me l'hanno chiesta tutti e due. lo l'ho data a Pertini. Poi ne ho fatta una apposta per Spadolini». Berlinguer non si offende vedendosi ritratto sempre un po' come un ballerino di tango, un tantino gay? «Afa no, è solo un po' mimo, un Pierrot lunaire. So che adesso si stira e si bagna i capelli per non assomigliare a come lo disegno io. Ma ormai lo faccio poco, lui e i comunisti non si muovono. Non ne sento più parlare...». Non le verrebbe voglia di cambiare facce, disegnare anche gente meno conosciuta? «E' difficile, bisogna abituare il pubblico. Ci sono personaggi che durano poco, Gelli, Haig. Solo Pertini sai che c'è e che ogni giorno ha una trovata. Ma gli al¬ tri! I ministri, quelli tecnici, non hanno caratteristiche, gli manca la polemica, la battaglia frontale. Prendi Formica, potrebbe essere il ministro di un qualsiasi governo, anche arabo. Craxi cosa fa? Non invoglia, non ha trovate. I de si nascondono, hanno paura, parlano per enigmi. Spadolini lo faccio con bonomia, lo stimo e non lo invidio. Senti che lui e Pertini non stanno lavorando per il proprio partito, ma per gli interessi di una collettività. In generale la classe politica è estranea alla simpatia. Personaggi come Formica, De Michelis, li sento cosi lontani». Che differenza c'è fra un notista politico come lei, che adopera la matita e un suo collega che adopera le parole? «lo ho meno mezzi, non ho virgole e parentesi, aggettivi, ma più libertà, non devo schierarmi, ma nello stesso tempo, proprio perché faccio della satira e devo "scrivere" oltre le righe perché si capisca che la mia idea è sempre satirica e dubitativa. Ai miei colleghi vorrei suggerire di scrivere i commenti politici in dieci righe. Come fa Montanelli». Nico Orengo o2 / r V \ V, \ . . V

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