Cinquantanni di bisticcio sui difetti nazionali di Giuseppe Prezzolini

Cinquantanni di bisticcio sui difetti nazionali Cinquantanni di bisticcio sui difetti nazionali Le «Lettere» fra Moravia e Prezzolini usciranno da Rusconi a settembre. Ne pubblichiamo alcuni brani in anteprima per concessione dell'editore. Caro Prezzolini, avrei molte cose da raccontarle. Le basti sapere che dopo l'8 settembre '43, scappai con mia moglie (le S.S. vennero 7 volte poi a casa mia per arrestarmi) e cercai di passare 11 fronte. Non ci riuscii e passai 9 mesi in una stalla per maiali In cima ad una montagna. In pieno fronte, a poca distanza dal Gari- gliano. Fui liberato dagli americani il 23 maggio. Furono 9 mesi di vita primitiva e pericolosa. Poi ho perso tutto il '44 e metà del '45 a rimettere insieme i brandelli della vita. Il primo anno di occupazione fu molto triste e molto squallido. Quest'ultimo inverno '45-46 mi sono rimesso al lavoro e In circa 4 mesi ho scritto un lungo romanzo che si Intitola La Romana. E' la storia di una Moli Flanders romana raccontata da lei stessa. Mi pare che sia buono. Non le dico niente dell'Italia. Le cose non vanno bene e ho una mezza certezza che tra qualche anno sarò costretto ad andarmene (questa volta definitivamente) per evitare di vivere di nuovo sotto un dittatore qualsiasi. La ringrazio della sua offerta ma per ora almeno non ho bisogno nulla dall'America. Qui in Italia ormai si trova tutto, beninteso pagando carissimo. La vita economica è assai angosciosa. Alberto Moravia [Autunno 1946] *** Caro Moravia, quello che lei mi dice del timore d'un altro dittatore in Italia non mi sorprende. La democrazia s'è impiantata in Italia grazie alle armi straniere, non per movimento naturale del popolo. Non mi meraviglia, ma non lo credo probabile, perché non lo permetteranno gli Alleati, ai quali la situazione d'incertezza e di preca- y rietà giova (almeno casi credono). Non voglio aver . l'aria di darle consigli^ Ma è poi sicuro di andare in un paese, dove non ci sarà mai dittatura? Per ora, non vedo che Inghilterra e Stati Uniti; ma se l'esperimento socialista in Inghilterra fallisse, chi sa se anche li non sorgerebbe una dittatura. E poi lei è uno scrittore, e alla sua età non s'impara più una lingua straniera in modo da scrivere (non dico un articolo, ma un romanzo)^ Giuseppe Prezzolini [11 novembre 1946] *** Caro Prezzolini, ho ricevuto la sua lettera e le rispondo soprattutto per quanto riguarda la sua osservazione che la democrazia in Italia è stata Introdotta dalle armi straniere. L'osservazione è giusta soltanto In parte. Secondo me la democrazia In Italia non c'è né le armi straniere hanno introdotto la democrazia. Le armi straniere, dopo vent'annl di sospensione, hanno riintrodotto in Italia le condizioni Indispensabili affinché il popolo italiano scelga, più o meno democraticamente, 11 regime che preferisce. Non credo che domani se in Italia si stabilisse una dittatura poniamo di destra, inglesi e americani protesterebbero. Basterebbe che il ditattore facesse ciò che scioccamente Mussolini non fece: si rendesse conto delle possibilità reali della nazione Italiana e stringesse un accordo di larvata sudditanza con le potenze occidentali. In tal caso nessuno potrebbe più far cadere la dittatura fosse essa più sanguinaria di quella di Franco o più stupida di quella di Antonescu. I dittatori che si contentano di opprimere 1 loro concittadini senza far guerra ai più potenti di loro non cadono. Alberto Moravia (Novembre 1946) *** Caro Moravia, ora ecco la domanda che le rivolgo. Lei ha fondato una rivista di rivendicazioni sociali e notoriamente le sue simpatie si rivolgono politicamente a quei partiti (non so esattamente quale sia il preferito, perché vivo lontano dall'Italia e sono poco curante di queste cose) i quali sono impegnati a provocare un rivolgimento sociale. Tutto questo andrebbe bene se lei avesse un'altra opinione dell'umanità. Coloro che sognano uno Stato più felice dell'Italia, anzi del mondo intero, non possono essere che degli ottimisti. Essi credono che modificando la struttura sodate, o magari soltanto cambiando qualche capo, le condizioni degli uomini, per non dire degli Italiani, si troverebbero migliorate. Ma per lei il cuore umano è quello che abbiamo imparato dai suoi romanzi (e da quelli del secolo XVIII francese e inglese), cioè un cuore corrotto, senza nessuna speranza di resurrezione e di rinriovamento. Anche se le condizioni sociali, i salari,' le case, i divertimenti del poveri d'oggi diventassero sempre più simili e vicini a quelli dei ricchi di oggi, come è accaduto generalmente negli Stati-Uniti, le pare che l'umanità sarebbe più simpatica, più decente, più ri- sjxttabile? Cambiare dei mascalzoni di oggi nei mascalzoni di domani non può essere la base d'un programma sociale. E non può essere il concetto di una persona seria, come io ho conosciuto esser lei. Giuseppe Prezzolini | Lettera aperta di Prezzolini a Moravia: «La Nazione», 25 giugno 1961] *** Caro Prezzolini, mi permetta di dirle che non capisco come lei possa vedere contraddizione tra l'essere pessimisti e al tempo stesso, come lei dice, progressisti. Il pessimismo in realtà è il solo atteggiamento veramente sano che l'uomo possa avere nei confronti di se stesso, a condizione però che riguardi il suo destino di creatura effimera e non le opere che purtuttavia egli deve portare a termine. Io sono pessimista sulla situazione diclamo cosi, naturale dell'uomo, cioè sulla morte e sulla vita e sulle cose che riguardano la morte e la vita ma non sulla civiltà e la cultura. Non possiamo evitare di morire e magari non possiamo farci amare da una donna che non ci ama; ma possiamo benissimo cambiare la faceta della terra, abolire le guerre, fare si che tutti gli uomini siano prosperi e Istruiti c cosi via. Anzi tra il pessimismo di fondo e l'ottimismo di superficie c'è un rapporto molto stretta Si progredisce soltanto se ci si rende conto che il progresso è sospeso sopra un abisso. Alberto Moravia (9 agosto 1961] Caro Moravia, non sono slato soddisfatto della sua risposta, mi scusi se glie lo dico; e la prego di legger poche righe di più. Il suo pessimisrno non è soltanto cosmico, ossia fondato sulla morte inevitabile dell'uomo o sul suo non poter aver il si desiderato dalla innamorata. Il suo pessimismo coinvolge tutta la natura morale dell'uomo. Il mondo dipinto da lei è fatto di canaglie, di meschini, di egoisti, di porci... Ora come può lei credere che queste stesse persone, entrando nella vita politica, possano abolire le guerre e dare un sembiante di felicità terrestre agli uomini? Questa è la sua contraddizione. Noti bene che io sono, in gran parte, d'accordo con lei; la natura umana è una natura corrotta, e l'uomo è l'animale più cattivo e torbido che sia sorto dalla natura. Ma ammetto che ci sono delle persone per bene, alcuni uomini capaci di ragionare.Ma son pochi e non bastano altro che a darci delle oasi di pace. Tutto il resto è dominio di passioni violente ed egoistiche, di cupidigia e di orgoglio. C'è da meravigliarsi, secondo me, che non ci siano più guerre di quelle che ci sono; e che gli uomini non si sgozzino per le strade. Quella che dissi è la sua contraddizione; che non potrebbe essere sanata altro che da una credenza nel soprannaturale, in un altro mondo che regga le sorti di questo. Ma non credo che lei abbia questa fede, o almeno non lo dimostra. Giuseppe Prezzolini [16 agosto 1961]