Prima di ieri tre volte in finale

Prima di ieri tre volte in finale L'Italia protagonista anche nei Mondiali del '34 a Roma, del '38 a Parigi, del 70 in Messico Prima di ieri tre volte in finale 1934 - Drammatica partita con la Cecoslovacchia, risolta nei supplementari dall'attaccante Quando Schiavio svenne perla fatica e la gioia La prima vòlta dell'Italia in finale nel campionato del mondo di calcio fu nel 1934. Il nostro era 11 paese organizzatore e la faccenda andò bene oltre il fatto puramente sportivo: il regime fascista cercava un'affermazione di efficienza e di forza che si imponesse In modo inequivocabile di fronte al mondo. La preparazione al campionato, quindi, fu' soprattutto indirizzata in questo senso, in un paese i cui abitanti erano bersagliati dalla propaganda, nel quale suonavano slogan come «é l'aratro che traccia il solco, ma è la spada che lo difende». Si crea il manifesto e tra 1 tanti presentati al concorso spiccano titoli come «Vincere per l'Italia».- Non sarà facile, perché gli azzurri incontreranno sulla loro strada squadre combattive e,fortissime. Il 27 maggio, a Genova, tocca alla Spagna (prima, gli azzurri avevano strapazzato gli Stati Uniti per 7-1, uno scherzo) e la partita è subito Incandescente: segnano per primi gli spagnoli con Langara e soltanto dopo una pressione continua e pesante Ferrari riuscì a pareggiare, battendo quel portiere che era già una leggenda: Riccardo Zamora. Tutto da rifare, sul pareggio e quindi nuova partita. Oli spagnoli, i, quali pensano che conti soprattutto la freschezza, cambiano ben sette giocatori mentre l'ineffabile Vittorio Pozzo resta con i piedi per terra. Ha ragione, perché Meazza risolve l'incontro con un perfetto stacco di testa e si finisce uno a zero. A chi fa obiettare che l'Italia non ha proprio trionfato, Pozzo risponde seccamente che il calcio è un fatto pratico e vince chi segna un gol in più rispetto all'avversarlo, oppure ne incassa uno In meno, che è poi la stessa cosa. Ha perfettamente ragione, ha capito prima di ogni altro cos'è 11 calcio in realtà, mentre i gerarchi preferirebbero qualche proclama un pochino più marziale. Comunque, si va avanti e l'Italia affronta l'Austria in semifinale: altra battaglia storica, con gli austriaci favoritissimi perché si pensava che fossero meno stanchi non avendo disputato una terribile partita precedente come gli Italiani. Invece, dopo venti minuti, Guaita porta in vantaggio gli azzurri e nonostante la gran pressione austriaca la partita si conclude cosi. Il gol farà discutere a lungo, ma l'arbitro svedese Ekltnd si dimostra molto comprensivo nei confronti degli italiani: Schiavio sulla destra si è liberato molto bene e ha tirato in porta una gran botta. Il portiere Platzer para ma non trattiene, respinge alla meglio: sul pallone si avventa Meazza — sospinto da un pubblico in delirio — e si scontra, duramente e inequivocabilmente, col portiere a terra. La palla rotola verso la porta e Guaita gli dà il colpo di grazia: gol. Si arriva cosi alla finale. A Roma, caput mundi, naturalmente, con tutti gli italiani che contano a pavoneggiarsi in tribuna. Anche questa, una partita molto tirata, sembra davvero che in altri tempi non si scherzasse, che si an- ! dasse giù pesante molto più di (quanto non si faccia oggi. I Patto sta che Monti si avventa su Sobotka, regista della Cecoslovacchia, e lo «carezza» piuttosto duramente, tanto che è costretto à ritirarsi all'ala, cercando di zoppicare il meno possibile. Fatalità, si è trattato di un Intervento co-, me tanti altri, ma si è dimostrato determinante. Comunque, la Cecoslovacchia produce la sua Impennata e nel secondo tempo (al 26'. per l'esattezza) l'ala sinistra può far partire un tiracelo carico di mille effetti che ingannano Combi. Gol, e poco tempo per rimediare: sullo stadio ( stra-! pieno di patrioti più che non di amatori del gioco del calcio — scende una gran cappa di iroso silenzio. Ci pensa Orsi: avanza con quello stile Indimenticabile che disorienta qualsiasi avversario, si libera di Kostalek che l'ha marcato come ha potuto e fa partire un tiro che è una sassata, un attimo prima che 1 difensori cechi gli rovinino addosso: è gol, un gran gol. Si arriva cosi ai supplementari. Tensione al massimo, com'è comprensibile. I giocatori stremati vengono furiosamente massaggiati, mentre in' tribuna d'onore le autorità parlottano nervosamente. Si comincia a giocare e dopo cinque minuti è già il trionfo: Schiavio batte a rete con tutte le forze che gli restano, dopo la lunga lotta. Planicka si allunga come può ma non ci arriva: è gol, l'Italia è campione del mondo. Schiavio si abbatte a terra svenuto. Roma '34: Vittorio Pozzo solleva Sa Coppa del mondo circondato dai suoi giocatori