Due milioni di pesca-sportivi si ribellano ai professionisti

Due milioni di pesca-sportivi si ribellano ai professionisti Contestano una legge emanata un anno fa Due milioni di pesca-sportivi si ribellano ai professionisti «Non possono monopolizzare il mare» dicono i dilettanti - Ma la lega delle cooperative ribatte: - «Producono solamente caos» GENOVA — Quasi due milioni di pescatori sportivi (p, comunque, dilettanti) scendono in campo (meglio dire, in mare) chiedendo l'abolizione dei vincoli imposti da Un decreto legge emanato nel luglio del 1981 dall'allora ministro della Marina Mercantile Franco Evangelisti. «Una legge assurda che ci confina in un ruolo da serie B, che monopolizza il mare e limita i diritti di chi sceglie la pesca come attività del tempo libero», protesta Luigi Ferrera, vicepresidente nazionale della Federazione pescas porti vi, 600 mila Iscritti. Replica Màuro Manuéllò, del settore pesca della Lega delle cooperative, che tutela 1 professionisti: "Se si toglie la limitazione ai dilettanti, ritorna il caos, proprio mentre la nuova legge sulla pesca offre gli strumenti per una profonda trasformazione, anche industriale, nel settore. Senza contare che alcuni iscritti fra gli "sportivi" vendono ai ristoranti, facendo emeorrenza sleale a chi della pesca vive». Insomma abbiamo anche il •pesce in nero»? La polemica che si sta inasprendo (le riunioni si succedono in questi giorni al ministero della Marina Mercantile e si dice che siano volate parole grosse) nasce appunto dal decreto Evangelisti che stabilisce una netta separazione fra «professionisti» e «sportivi». A questi ultimi viene consentita solo la pesca con palamiti (massimo cento ami) e con altri strumenti di tipo artigianale e antico, come la canna. I pescasportivl vanno alla riscossa chiedendo 11 ripristino delle libertà sul mare già fissate da una legge del 1965 e ad essi si aggiungono i subacquei al quali Evangelisti ha tolto la possibilità di scendere sott'acqua con fucile e bombole. 11 contenzioso arriva in un momento particolare in cui la pesca nel Paese cerca nuove soluzioni, oltre l'improvvisazione antica. A Savona sono già state varate imbarcazioni con sofisticate apparecchiature che. eliminando là fatica del marinaio, consentiranno nello stesso tempo una più forte produzione. E' allo studio una «mappa» delle zone pescose, si cerca di equilibrare nel settore la bl lancia con l'estero (l'importa zlone supera 1 duemila miliardi l'anno) e di aumentare il consumo di pesce (oggi circa 10 chili all'anno In media per ogni italiano) attraverso le mense delle grandi collettività e una re.te di commercializzazione «Siamo a buon punto — spiega Manuello — anche nell'opera di convincimento sul consumo del pesce azzurro, ti pico del nostro mare, ricco nelle proteine e modesto nei costi. L'azione dei pescasportivl rischia di imporci ritardi Stiamo facendo un'attenta selezione per eliminare i non professionisti (dai nostri ruoli ne abbiamo tolto il 50 per cen to, non idonei), e ora, .'sciti dalla porta, i pescatori con non tutte levarle in regola vogliono rientrare dalla finestra. Questo tipo di "invasione nella pesca dei professionisti è negativo dal punto di vista ecologico, della disciplina del mare». Che vogliono, invece, gli sportivi? Palamiti con almeno 200 ami, possibilità di operare con i tremagli, eventuale limi tazlone al sabato e alla domenica. «Non sono i dilettanti a distruggere la pesca, bensì chi opera con le reti a strascico sotto costa», osserva il vice presidente Ferrea. £• c.

Persone citate: Evangelisti, Franco Evangelisti, Luigi Ferrera, Manuello

Luoghi citati: Genova, Savona