Mani rapaci sull'Andalusia

Mani rapaci sull'Andalusia In pericolo gli ultimi tesori naturali in un pezzo di Spagna conteso tra speculatori e protezionisti Mani rapaci sull'Andalusia Cordoba è ridotta a un magma di edifici tra cui si dibattono le auto: si salva solo il quartiere storico - Sfigurata la laguna di Cadice - Ben difesa è invece la regione verso Palma del Contado, lungo il Guadalquivir - Nel celebre parco sopravvivono molte specie ormai scomparse in Italia - Ma basta avvicinarsi alla costa per ritrovare lo scempio del cemento, e la rapina continua DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE CADICE — L'Andalusia nasconde i suoi ultimi tesori naturali risparmiati dalla speculazione che invade le coste atlantiche e mediterranee. Nasconde i paesaggi agrari dell'interno tuttora povero, punteggiato da'decine di -pueblos» bianchissimi che il turista ignora, prigioniero come e di itinerari prefissati che lo portano a città in disfacimento, alterate, manomesse. Esempio cospicuo Cordoba, ridotta a un magma di edifici in cui si dibattono le automobili; si salva soltanto il quartiere storico raccolto attorno alla incredibile Mezquita. la cattedrale sorta su una delle più grandi moschee del mondo arabo. L'autostrada Siviglia-mare solca scenari semideserti. Lascia appena indovinare capolavori come Arcos de la Frontera, cittadella incollata a un segmento di roccia dominante gli oliveti. Il turista prigioniero del nastro d'asfalto ignora il corso del Guadalquivir e le «marismas», i vigneti, gli allevamenti di cavalli e di tori; viene catapultato sui bordi della laguna di Cadice, devastata da cantieri e svincoli, per finire nel cuore di una curiosa citta della finan za allineata alle spalle della spiaggia bagnata dall'oceano. Una doppia fila di palazzi nuovi e pomposi, prevalentemente sedi di banche, sovrappone la sua immagine imparaticela a quella della città antica, presente con la piccola chiesa barocca sommersa da tanto vetrocemento. Cadice e Puerto de Santa Maria sono bei nomi di luoghi che hanno perduto la memoria del passato, con l'eccezione delle famose «bodegas» dove assaggiare i migliori vini di Jerez, finos, olorosos, amontillados, mamanillas. Al turista suggerirei di s|x>stare i suoi interessi verso la costa a sud di Cadice, non prima di aver fatto tappa a Sanlucar de Barrameda. alla foce del Guadalquivir, e nei piccoli paesi dei dintorni. Nei centri minori sopravvivono le tradizioni popolari assieme alle architetture rispettate e ripetute da secoli per le loro precise funzioni e la loro rispondenza alle leggi di un ambiente fisico di tipo africano. Si pensi alla fresca serenità del patio, elemento ripetuto all'infinito; alla difesa dal sole offerta dai vicoli stretti fra case candide, ornate da ferri battuti e gerani mescolati a rampicanti. A Sanlucar de Barrameda qualche ficsta merita ancora una sosta. Nel mese di agosto la «Exaltación del Rio Guadalquivir... a giugno le novilla<tas. a settembre le corse di cavalli che lasciano per un giorno la libertà delle campagne. Questa parte di Andalusia si allaccia sull'Atlantico ma ha ancora il respiro del Mediterraneo, come testimoniano la vegetazione e- le «marismas» o lagune create dal Guadalquivir prima di giungere all'oceano. Il turista non deve perdere l'occasione, partendo da Siviglia non in direzione di Cadice ma dì Palma del Contado, di visitare il vastissimo territorio protetto, in parte inserito nel celebre parco nazionale Coto de Donana, che si stende grosso modo tra Huelva e il basso corso del Guadalquivir. Un tempo riserve di caccia, queste terre sono ricchissime di fauna, comprendente specie scomparse dall'Italia come il pollo sultano. Abbondano aironi cenerini, cicogne, fenicotteri, tortore, pernici rosse, nibbi, in compagnia di cervi, lontre, linci, daini, rettili. Le macchie ospitano un gran numero di roditori, prede ideali delle poiane, dei gheppi, dei grandi avvoltoi, delle aquile imperiali un tempo perseguitate e oggi piuttosto rare. Il turista con interessi naturalistici trova ben più efficaci descrizioni del parco «Coto de Donana.. nelle riviste specializzate e ricche di superbe fotografie. Qui mi limito a segnalare una preziosità dell'Andalusia che va inclusa nell'itinerario individuale. La parte settentrionale di questo territorio favoloso, tra Palma del Contado e El Rocio. è accessibile liberamente. Il parco nazionale Coto de Donana è invece chiuso. Occorre munirsi di un apposito permesso, a Siviglia, per entrare nel cuore delle marismas fino alla riserva biologica costiera del Palacio. Il paesaggio è mutevole, come l'ambiente fisico: dalle sugherete alle macchie, dalle distese sabbiose, secche in questa stagione, alle lagune e agli stagni, infine alle dune costiere che arrivano a venti metri d'altezza formando una barriera desertica lunga più di 20 chilometri. Verso Huelva il Parador Nacional Cristobal Colon può essere un'ottima base (generalmente i Paradorcs offrono ospitalità perfetta a prezzi ragionevoli, all'esterno delle città, in luoghi gradevoli e spesso in castelli restaurati). Dall'incanto delle marismas alla rovina delle coste il passo c- breve. Già i primi attentati si vedono ai margini del Parco nazionale, con lottizzazioni massicce e insidiose a nord della foce del Guadalquivir, verso Huelva. Altra edilizia di rapina a nord e a sud di Cadice, almeno sui primi chilometri di costa. Si salva per ora la parte del litorale atlantico più difficilmente accessibile dalla correlerà che scende verso Algesiras. L'itinerario è ricco di inviti segreti che richiedono deviazioni. Una, immancabile, per Medina Sidonia, emergente sulle colline con le sue chiese e i suoi conventi. Altra deviazione per Vcjer de la Frontcra, manciata di case bianche sotto la fortezza araba (e la chiesa del Divino Salvador, sui resti di una moschea, un po' romanica, un po' gotica, un po' mudéjar). Poi le lunghissime spiagge dorate di Zahara de los Atu. nes, borgo di pescatori come si può immaginare, e gli otto chilometri di dune del golio di Bolonia, verso Tarila. La strada sale verso i massicci che dominano lo stretto di Gibilterra, un nuvolone nero e immancabile indica la posizione della rocca. Qui la rovina delle coste spagnole assume dimensioni storiche. Algesiras stessa è irriconoscibile. 11 viaggiatore fugge dalla città caotica, cresciuta con frenesia, senza neppure intravedere la bellissima baia, e si incammina a un dolente pellegrinaggio attraverso lottizzazioni a catena, benedette dalla dichiarazione di «interesse turistico... qua e là mascherate da architetti compiacenti ma sempre all'insegna dell'uso speculativo di un patrimonio naturale che gli spagnoli hanno perduto per sempre. Ci sono le parentesi eleganti, come il verdissimo campo di golf a Sotogrande. Ma subito dopo si ricade nei casermoni fuori scala, nelle torri stravaganti, nei quartieri densissimi a pochi metri dalle spiagge. Vengono in mente le coste della Calabria tirrenica e ionica, gli orrori delle «valorizzazioni turistiche» compiute senza alcun riguardo per l'ambiente naturale, il paesaggio, la storia, tanto meno per i turisti stessi. Da Estepona a Malaga, e oltre, si moltiplicano autentici mostri urbani, massimo quello di Fuengirola secondo gli appunti del mio taccuino. Estepona stessa ia dimenticare l'antico barrio bianchissimo, avvolto da una sottocittà in espansione, punteggiata dai cantieri e dai cartelli che offrono appartamenti in vendita. Alle spalle dei nuovi inse¬ diamenti il paesaggio naturale e dolcemente ondulato. A tratti lo scenario evoca Immagini della Costa Smeralda (senza le preziosità delle insenature e. delle rocce) e di alcuni villaggi per ricchi sulla Costa Azzurra. Nelle architetture prevale la ricerca del «caratteristico», con ripetizione di modelli andalusi. Ma il fondo comune è la rapina al danni di un patrimonio naturale che avrebbe meritato più decisa protezione. Associazioni culturali come Espana Nuetra hanno avuto minor tempo per combattere in libertà, rispetto a Italia Nostra. E la rapina continua verso Murcia e Valencia. Quasi completa è la trasformazione della Costa Brava. Palma de Maiorca è un paesaggio di grattacieli. Non è soltanto italiana la malinconia di assistere a fenomeni cosi grandiosamente negativi, prove storiche di incapacità a stabilire un rapporto civile con i luoghi colonizzati per le vacanze. Mario Fazio Montefrio, un angolo caratteristico e tranquillo di Andalusia: ormai ne Mino rimasti pochi