Riunita da sette giorni la Corte per la «guerriglia» a Bergamo di Clemente Granata

Riunita da sette giorni la Corte per la «guerriglia» a Bergamo Quando i processi diventano difficili da governare Riunita da sette giorni la Corte per la «guerriglia» a Bergamo Giudici «in clausura» in una scuola supersorvegliata - La sentenza per i 132 imputati prevista a fine settimana - Gli attentati compiuti da Prima linea e numerose altre sigle terroristiche dal 1976 al 1979 - Riduzioni di pena a pentiti (Viscardi) e dissociati (Donat-Cattin)? DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE BERGAMO — Lasciato il bunker di via Gleno e trasferitisi nella scuola Tasso (zona Colleaperto, parte alta della città), vigilatissima e dotata delle attrezzature indispensabili per assicurare un briciolo di conforto a che è destinato a rimanervi «in clausura» per molto tempo, i giudici della Corte d'assise di Bergamo dalle 12.40 di martedì scorso stanno elaborando la sentenza contro Prima linea e altre formazioni terroristiche minori. Centotrentadue imputati, 116 udienze, decine e decine di accuse, migliaia di pagine d'indagini, migliaia di pagine d'istruttoria dibattimentale: già questi soli dati forniscono un'idea di quella che è stata la vicenda giudiziaria bergamasca, affetta da gigantismo processuale, di difficile governabilità con insidie a ogni pie sospinto, tra proteste dei detenuti per 1'«autodeterminazione» nella composizione delle gabbie e fiammate di sommossa nelle carceri della città. Ed ora una camera di consiglio che si annuncia lunga, lunghissima (la conclusione è prevista alla fine della settimana), che è probabilmente tormentata sia per la ricostruzione degli elementi di fatto, sia per la loro interpretazione giuridica, con sullo sfondo l'applicazione della legge su pentiti, che obbliga, com'è del resto logica e doveroso, compiere attentissime valutazione sul comportamento processuale degli imputati e a stabilire le esatte differenze tra atteggiamento e atteggiamento. In effetti gli accusati (per 118 di essi il pubblico ministero Avella ha chiesto complessivi 681 anni di reclusione, per 13 l'assoluzione e per uno il perdono giudiziale) possono essere inseriti in molteplici gruppi e sottogruppi: dai durissimi come Marco Fagiano, Bruno Laronga e Roberto Carlo Rosso, ex di Lotta continua, che tra citazioni marxiane e leniniste passa per l'ideologo dell'organizzazione terroristica alla sbarra, ai pentiti come Marco Viscardi e Sergio Daniele Martinelli, che hanno ampiamente collaborato con gli Inquirenti, ai dissociati come Marco DonatCattin, che ha ammesso le proprie responsabilità, confermato fatti ricostruiti dai magistrati e il nome degli accusati, ma non ha voluto rivelare il nome dei complici, che avevano deciso di abbandonare la lotta armata. E in mezzo a questi due poli le mezze figure, 1 gregari e gli esecutori, i succubi, gli indecisi, i pentiti che si pentono del pentimento e ritrattano, gli imputati che hanno fatto qualche ammissione e che ora vivono nel terrore di ritorsioni, annunciate, minacciate dal clan dei criminali irriducibili, che non ha esitato ad adottare stile di comportamento e di linguaggio tipici della mafia e delle altre grandi organizzazioni delinquenziali comuni. E poi ci sono i latitanti alla Sergio Segio e alla Diego Forastieri, e che rappresentano una insidia costante. L'istruttoria prima, il dibattimento conclusosi martedì poi. hanno indagato la «stagione dei fuochi», che ha interessato il Bergamasmo dal 1976 al 1979: cortei violenti e bombe molotov, assalti a caserme e a sedi di partiti politici, ferimenti (ci fu anche un omicidio, vittima il 17 marzo 1979, l'appuntato dei carabinieri Giuseppe Guerrieri, ma esso sarà trattato in un altro capitolo processuale). E con gli episodi criminali, la costellazione delle sigle, dalle ■ Squadre operaie armate» ai «Nuclei armati per il contropotere operaio», al «Mrpo bergamasco» e su tutte, come suggello, quella di «Prima linea». Per l'accusa condotta dal dottor Avella, un magistrato che ha svolto con precisione e coraggio il suo compito, la «stagione dei fuochi» ha risposto a una strategia precisa, elaborata e messa in atto da Prima linea: l'utilizzazione del Bergamasco come terra di sperimentazione della guerriglia urbana, la molteplicità delle sigle usata ad arte per dare la sensazione di una crescita del movimento «rivoluzionario» e nello stesso tempo il tentativo di compiere un'intensa opera di proselitismo. Sicché episodi delittuosi anche sporadici e lontani nel tempo gli uni dagli altri vanno ricondotti, secondo Avella, ad uno stesso disegno, hanno una loro unità, una logica interna, anche se possono apparire occasionali. S'intravede sullo sfondo la stessa ricostruzione che fa il dottor Calogero a proposito della «vio¬ lenza diffusa» di Padova e dei ruoli strettamente collegati svolti da «Autonomia» e Br. Questa è una delle controversie processuali sulle quali la Corte è chiamata a decidere. E poi c'è 11 problema dell'applicazione della nuova legge sul pentiti. Il pubblico ministero, dopo aver rivelato che le norme a favore della dissociazione hanno fornito un contributo fondamentale per combattere 11 terrorismo, ha chiesto per Viscardi e Martinelli l'applicazione dell'art. 3; ultimo comma, che prevede la riduzione della pe na fino a un terzo a chi ha fornito un contributo «ecce zlonale». Anche per Marco Donat-Cattin è stata chiesta una riduzione di pena (5 anni contro i 12 teoricamente applicabili). Si tratta ora di vedere se 1 giudici in camera di consiglio sapranno cogliere il reale significato della nuova normativa. Clemente Granata

Luoghi citati: Bergamo, Padova