La linea italiana sul gasdotto divide il governo di Reagan

La linea italiana sul gasdotto divide il governo di Reagan Rammarico a Washington per la nota della Farnesina La linea italiana sul gasdotto divide il governo di Reagan II ministro del Tesoro Usa assicura che ira Stati Uniti e Europa «non ci sarà divorzio» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — Il «distinguo» dell'Italia tra le forniture per la costruzione del gasdotto e l'eventuale acquisto del gas siberiano è stato accolto con sollievo dal governo Reagan che però ha ufficialmente espresso il suo «rammarico» per il mancato allineamento dell'Italia sulle posizioni americane. Dietro il rigido riserbo che Washington mantiene sul contenzioso con l'Europa si cela la speranza di un futuro compromesso. Il portavoce del Dipartimento di Stato ha rifiutato ogni ulteriore commento, affermando che «la questione del gasdotto è sotto esame» e che «il presidente è in attesa di un rapporto del ministero del Commercio». Ma la speranza si è rafforzata dopo l'annuncio del Belgio del rinvio dell'accordo con l'Urss per l'approvvigionamento di gas, e forse della sua rinuncia. «Non ci sarà divorzio tra gli Stati Uniti e l'Europa», ha ripetuto il ministro del Tesoro Regan, parafrasando alla rovescia il ministro degli Esteri francese A una riunione del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, ieri, il governo Reagan è parso divisoi sulla strategia da adottare. Coloro che nel «distinguo» dell'Italia e nell'annuncio del Belgio vedono la possibilità di una soluzione della crisi suggeriscono una tattica più flessibile. Gli Stati Uniti, dicono, facciano buon viso a cattivo gioco e, pur mantenendo formalmente la loro opposizione, di fatto non prendano misure contro le forniture per la co struzione del gasdotto. Insi stano invece affinché gli alleati non acquistino più tardi il gas siberiano, o lo acquistino in quantità minime. Ne approfittino altresì per ritornare sulla limitazione dei crediti all'Urss. Questa strada — concludono — consentirebbe alla superpotenza di rinnovare per un anno il contratto per le vendite di cereali ai so^ vietici, che scade a settembre, senza polemiche. Il gruppo. 'composto appunto dal mini stro del Tesoro Regan, dal se¬ gretario di Stato Shultz e dal ministro del Commercio Baldridge, fa notare che solo Germania e Francia si sono impegnate a comprare gas siberiano. I membri del governo che sostengono la linea dura, il consigliere della Casa Bianca Clark e il ministro della Difesa Weinberger innanzitutto, insistono invece perché gli europei vengano penalizzati. Essi contemplano da un lato ricorsi legali, ad esempio alla Corte internazionale dell'Aja. dall'altro il boicottaggio delle ditte della Cee che collaboreranno al gasdotto. In questo secondo caso, la «Nuova Pignone» o la «Allsthom Atlantique» potrebbero vedersi chiudere il mercato americano e potrebbero perdere altresì brevetti é licenze Usa. II rapporto del ministero del Commercio di cui è in attesa il presidente Reagan elenca le possibili ritorsioni, ma senza incoraggiarne l'uso. Come opzione, esso indicherebbe anzi sondaggi preliminari col cancelliere tedesco Schmidt. che attualmente è in visita negli Stati Uniti (ha trascorso il weekend con Shultz in California) e col mi nistro degli Esteri francese Cheysson, aspettato a Washington per i prossimi giorni. E' probabile che prevalga la strategia della conciliazione, se l'Europa saprà assumere le opportune iniziative. Dal Dipartimento di Stato se ne additano due soprattutto. La prima dovrebbe essere rivolta al miglioramento della situazione in Polonia e nell'Afghanistan, tramite pressioni e trattative. La seconda consisterebbe di un round negoziale all'interno dell'Alleanza Atlantica su tutti i contenziosi: gasdotto, alti tassi d'interesse americani, acciai, sussidi all'agricoltura. Il presidente Reagan ha appena creato un foro per il round, la com missione interministeriale per l'economia internazionale, diretta dal ministro del Tesoro, coi capi degli altri principali dicasteri. Domenica, in un'intervista alla tv, il mini¬ stro del Tesoro si è detto cautamente ottimista. «La nostra con l'Europa è una lite di famiglia» ha asserito, «la risolveremo a poco a poco amichevolmente. L'importante è che gli alleati capiscano che l'Urss attenta alla sicurezza di noi tutti, e aiutarla significa fare il danno comune». Due fattori, uno interno l'altro esterno, favoriscono la ricerca di una via d'uscita diplomatica dalla più grave crisi del dopoguerra tra l'Europa e gli Stati Uniti. Il fattore interno è l'insistenza degli agricoltori Usa affinché la superpotenza non perda più terreno sul mercato sovietico, dove la sua percentuale è scesa dal 70 al 30 per cento: nel mo mento in cui essa blocca gli alleati, le riuscirebbe più difficile concludere buoni affari con l'Urss. Il fattore esterno — sottolineato dal New York Times in un editoriale—è che il contenzioso rischia non solo di compromettere la politica della distensione ma anche l'unità dell'alleanza. La Nato, ha ammonito l'autorevole quotidiano, viene tirata in una direzione dall'Europa e In un'altra dagli Stati Uniti: la sua coesione si spezza a tutto vantaggio dei sovietici. In questa situazione, l'unico vero interrogativo scaturisce dalla «reaganologia», ossia l'impegno ideologico del presidente Reagan: è esso tale da vanificare il buon senso e la prospettiva storica? Indicazioni precise sui suoi orientamenti il governo non le darà per qualche giorno, forse qualche settimana. Potrebbero scaturire dal dibattito su questioni collaterali come quella degli acciai. La Casa Bianca ha accolto con soddisfazione la decisione della Cee di trattare direttamente col ministero del Commercio. Il sottosegretario Olmer ha dichiarato di confidare in un accordo per la fine di agosto. e. c

Persone citate: Reagan Ii, Schmidt, Shultz, Weinberger