E' morto Sonny Stitt, un grande del sax oscurato dall'ombra dei gigante Parker

E' morto Sonny Stitt, un grande del sax oscurato dall'ombra dei gigante Parker Aveva 58 anni: con Gillespie e gli altri della 52a Strada è stato tra gli innovatori del jazz E' morto Sonny Stitt, un grande del sax oscurato dall'ombra dei gigante Parker WASHINGTON — Ancora un lutto nel mondo del jazz. Si è spento a soli 58 anni il sassofonista Edward Sonny Stitt: solista ed artista molto attivo, era considerato l'erede del grande Charlie Parker che sostituì nel 1946 allorché entrò a far parte del gruppo di Dizzy Gillespie. Si possono ascoltare alcune sue incisioni. datate 1946-1948. che suonano come appena uscite dal master, come se fossero state registrate in questi giorni. Ma il ..rinascimento» del ..Bebop» — fatto recente — ha contribuito finalmente a riportare d'attualità musicisti come Sonny Stitt che, insieme con Parker. Gillespie e tutti gli altri della 52" Strada, era stato tra 1 primi a scompigliare il tranquillo mondo del jazz nei primi Anni Quaranta. Come accadde per un Her- nic Henry, anche Stitt visse una carriera adombrata dal gigante Parker, figura emblematica di un movimento musicale tra i più vivi e innovatori della musica afroamericana. Con molta fretta infatti Stitt venne rapidamente catalogato tra gli imitatori di Parker e per anni il pubblico (europeo soprattutto) non riuscì a valutare il peso di una presenza invece originale. Stitt confermava di avere iniziato a suonare partendo dai medesimi presupposti (e modelli) seguiti da Parker: .• Credo che entrambi —quando eravamo rogassi — ascoltammo i medesimi musicisti e subimmo le stesse Influenze., Io ho sempre ascoltato Gershwin, Kern, Louis Armstrong. Johnny Hodges, Art Tatuili» Di quattro anni più giovane di Parker, Stitt raccontò di avere ascoltalo — agli esordi — con diletto e con stupore i dischi del collega: «Era più bravo di me a esprimere le idee che io cercavo di esprimere». Un giorno (1943) Stitt fini, con l'orchestra di Tiny Bradshow, a Kansas City che era il regno di Jay McShann e di Charlie Parker: «Decisi di andare in cerca di Charlie. Mi dissero che stazionava dalle parti delle 18 Strada e di Vine Street, e mi misi ad aspettarlo proprio su quell'angolo. E arriva. Vedo un tale con un cappotto blu, occhiali neri, un sassofono sotto il braccio: è lui». C'è subito simpatia tra i due giovani. Vanno a spasso, parlano di musica: Parker non era ancora una celebrità nazionale mentre Sonny. se non altro, viveva a New York, la Mela. Decidono di andare da qualche parte per fare un jam. Quando smettono di suonare, Parker dice a Sonny: «Tu suoni come me E tu suoni come me», gli risponde Stitt. Nel '46, Stitt entra a far parte del gruppo di Gillespie. Parker intanto errava da una Costa all'altra e il suo sodalizio con Dizzy si era incrinato. L'astro di Stitt si fa luce ma è l'eterno secondo. Il blues diventa per Stitt un rifugio: dopo la crisi del Bop. gli anni del jazz freddo, di quello californiano, di quello classicheggiante, di quello free. di quello creativo eccetera, la sua figura di solista di jazz tout court si impone tra tante per l'onestà, il talento, la serietà. Un genio sfortunato. Franco Mondini Sonnv Stitt

Luoghi citati: Kansas City, New York