«Nona», premio per le masse del Regio

«Nona», premio per le masse del Regio Gran chiusura di stagione con una bella esecuzione diretta da Milan Horvat «Nona», premio per le masse del Regio Il coro ha cantato in tedesco, bene e sicuro - Un finale eccellente replicato per intero dopo molti applausi TORINO — Gran finale di stagioni? con l'esecuzione della Nona Sinfonia diretta, in sostituzione d'altro direttore, da Milan Horvat, che venti giorni fa aveva già diretto al Regio altro concerto con YEroìca. Purtroppo non vengono mai fornite informazioni sugli esecutori, cosi non sappiamo se questo direttore sia ungherese, come parrebbe dal cognome, o ceco o jugoslavo come parrebbe dal nome proprio. Di Horvath (con H alla fine) la musica ungherese ne ha prodotti almeno tre. di cui uno autore di divertenti operette e musica leggera. Certo è che Milan Horvat si è conquistato la simpatia e la stima del pubblico torinese, guidando le masse dell'orchestra e del coro del Regio (certamente assai bene istruito, quest'ultimo, dal suo maestro Fulvio Fopliuz- za) a una proba esecuzione del capolavoro beethoveniano. Esecuzione che è andata crescendo, da un inizio un poco incerto, o per lo meno sfocato, a un finale veramente eccellente che ha dovuto essere replicato per intero dopo una tempesta interminabile di applausi. Giusto premio per le cosiddette masse del teatro, che durante la stagione lirica restano sempre un po' accantonate dai deliri dei vociomani per le ugole d'oro. Il coro ha cantato, in tedesco, cosi bene e sicuro come forse non ha mai fatto in italiano durante tutta la stagione (gran comodità, in concerto, di avere musica e parole sotto il naso!) e l'orchestra si è mostrata all'altezza della situazione. Nessun corno ha scroccato, tutti hanno dato prova visibile del massimo impegno, qualunque sia la quali¬ tà dei singoli reparti. Abbiamo dovuto veramente ammirare violoncelli e contrabbassi nel famoso recitativo d'introduzione al finale, il più drammatico e commovente sforzo che la musica strumentale abbia mai fatto per avvicinarsi alla parola. Il timpanista va elogiato, non solo per l'agilità scimmiesca con cui si è esibito nello show solistico dello Scherzo, ma anche per la cura che si è dato, fra un tempo e l'altro, di controllare amorosamente l'intonazione dei suoi delicati pentoloni, intonazione che nel primo tempo lasciava un po' a desiderare. Un buon concorso al successo è venuto anche dai solisti vocali, che purtroppo sono entrati in scena a metà Sinfonia, provocando un applauso intempestivo. Ma questa mancanza di riguardo verso il capo¬ lavoro che avevano l'onore di eseguire se la sono poi fatta perdonare con la bravura e lo slancio dell'esecuzione. Erano: il soprano Jane Marsh, ardita e grintosa, il mezzosoprano Eleonora Jankovic, il nostro Ottavio Garaventa, che con gli occhiali sul naso non ricordava più Manrico o Radames, ma in realtà con la voce ha saputo far capire che non * "to' una distanza abissale tra l'ti"Di «DIO •'. • lantropico di Beethoven e le passioni scatenate del melodramma romantico, e il basso Kolos Kovats, anche lui, come la Jankovic, altrettanto lodevole. Tra l'altro, nella ripetizione del pezzo non è parso di avvertire la menoma differenza o smagliatura, segno di preparazione adeguata e di competente concertazione. m. m.

Luoghi citati: Torino