Con bella irriverenza gli americani recitano ad Asti il loro Sganarello

Con bella irriverenza gli americani recitano ad Asti il loro Sganarello I raffinati bostoniani del «Repertory Theatre» stasera chiudono la rassegna con Lulu Con bella irriverenza gli americani recitano ad Asti il loro Sganarello ASTI — Se i bostoniani del1 American Repertori/ Theatre. allu loro prima tournée in Europa e alla prima tappa proprio da noi. in Piemonte, avessero aperto il Festival di Asti, invece di approdami a cartellone pressoclié ultimato, forse questa manifestazione, che nella sua quarta edizione ha stentato a imporsi presso il più largo pubblico, avrebbe assunto un'altra fisionomia. Questa compagnia, che ha ormai sedici anni di affiatato laixjro alle spalle, e tra le più interessanti, nel vasto, spesso caotico panorama teatrale americano, per la sensib'lità e la finezza con cui media (dal repertorio ai modi della messinscena) tra dizione e ricerca. Non esita, infatti, a misurarsi con i grandi classici, da Shakespeare a Brecht, da Molière a W'-dekind. ma li affronta con quella salutare irriverenza che li trasforma ir. occasione di ludico vitalismo espressivo. Questa sensazione di un continuo, trascinante gioco, mei senso etimologico, è il ca so di dire, se jouer vuol dire, in francese, recitare) è alla base dello Sganarello molicresco, che il regista romeno Andrej Serban ha tratto da quattro note farse del commediografo francese. Scritte da Molière, appunto, per il compiaciuto esibizionismo dei propri attori, quesle microcommedie ridicolose ritrovano, sotto la parodica sferza di Serban. tutta la loro spavalda ilarità: e gli attori, sema nulla nascondere, anzi ostentando la loro consapevolezza, ce le propongono per quello die sono, splendide occasioni per provare la loro divertitamaestrìa. Il dottore volante è per Thomas Derrah, un giovane, tondo, solare Sganarello, il pretesto (sullo sfondo d'una Casina bianca, da bambole giganti, tutta finestrone e porle e scale a pioli) per una gamma di spassose variazioni intorno al lazzo del «doppio», che paiono cavale fuori, pari pari, da un prontuario della commedia dell'arte. Il matrimonio per forza ha al suo centro uno Sganarello adulto (l'attonito e canuto John Bottoms), clic lavora di buona lena con i compagni intorno ad un codice espressila radicalmente diverso, quello dell'avanspettacolo americano, con fondalini di seta bianca e un Marocco immaginario, buono tutt'al più per una comica finale dei fratelli Marx: ma i costumi poi e la caratterizzazione stessa dei personaggi svariano, in una trama d'echi sottile, dai circo (quel Pancrazio femmina e clown bianco) al cinema di cappa e spada alla Douglas Fairbanks, tra zingare della putza ungìwresc e spadaccini andalusi. Stilizzato e rigido, quasi un ironico omaggio alla maniera -classica» di rappresentare i classici, è II cornuto immaginario: ma ancora una volta il rapporto con gli oggetti (pertica, canne, bastoni, che diventano a volta a volta segni portanti di una strìngente dialettica tra personaggi) e lo squii lante (in fondo, abnorme) cromatismo dei costumi (quei rossi, quei blu notte, quei rosa screziati) ci avvertono che l'ossequio alle norme è soltanto apparente, siamo ad una più sapiente, scliermata parodia. E, per finire, Il medico suo malgrado, volto a «spettacolo muto», anzi a spettacolo in quella lingua immaginaria, eppure parlantissima, che è (dal Seicento ad oggi) il gramelot: accumulazione di suoni scoordinati, ma altamente significanti, sulla falsariga di una lingua straniera (qui, una sorla di slavo rusticalc). E rustica, di una villicità rabclaisiana, tra risse boschivec brusche seduzioni, è tutta quest'ultima farsa, a ritmo parossistico, da kermesse impossibile: con risultati, com'è facile intuire, di ilarità immediata e irrefrenabile. Stasera si trascorrerà dalla risata alla smorfia dolorosa e tragica, con la Lulu di Wedckind, regia di Lee Bruer. Guido Davico Bonino Una scena dello «Sganarello» presentato dagli attori di Boston

Luoghi citati: Asti, Boston, Casina, Europa, Marocco, Piemonte