Tante Parigi, ma senza potere di Paolo Patrono

Tante Parigi, ma senza potere La riforma amministrativa nasconde in realtà un siluro di Mitterrand a Chirac Tante Parigi, ma senza potere La capitale dovrebbe essere smembrata in una costellazione di mini-comuni, in omaggio alla politica del decentramento • Ma cosi il presidente francese mira a colpire l'influenza politica del sindaco, che è anche il leader dell'opposizione antisocialista - Un conflitto ciclico tra go- ! verno e città - La battaglia per ora è rinviata all'autunno • La legge dovrebbe essere estesa a Marsiglia, feudo del mitterrandiano Defferre DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI — La «battaglia di Parigi» si farà, ma dopo le ferie estive. Il governo socialista era partito di slancio un paio di settimane fa per varare una riforma amministrativa che avrebbe privato del suoi maggiori poteri il sindaco della capitale (e soprattutto leader dell'opposizione di destra) Jacques Chirac. «Decentramento*, •democrazia locale' erano state le parole d'ordine adottate per annunciare la volontà governativa di mutar radicalmente lo statuto della capitale, di frantumare Parigi in un agglomerato di venti mini-comuni «in pieno esercizio» (quanti sono gli arrondis sementa della capitale) con propri Consigli comunali che avrebbero designato a loro volta il sindaco, semplice capo della comunità urbana. Ma Chirac non si è lasciato decapitare facilmente come sperava 11 governo. Il sindaco ha inondato le strade di manifesti: • Vogliono uccidere Parigi, difendete la vostra città, sostenete il sindaco»; e nella popolazione è scattato il tradizionale riflesso d'Indipendenza, d'orgogliosa opposizione allo 8tato e alla sua perenne volontà di porre sotto tutela la capitale. Il fermento antigovernativo si è talmente diffuso fra i parigini che il governo è stato costretto a far marcia indietro. Prima si è ascoltata una lunga litania di dichiarazioni di vari responsabili che hanno cercato di spiegare, di circoscrivere la portata del disegno governativo. Ma la manovra non ha convinto nessuno, ha avvalorato anzi l'Impressione che il governo socialista aveva semplicemente .tentato uno stratagemma di bassa politica per privare Chirac della sua tribuna più autorevole. E alla fine, martedì, l'Eliseo ha annunciato che la legge sul futuro assetto di Parigi sarà presentata e discussa soltanto 11 prossimo autunno, aggiungendo un importante corollario: lo stesso statuto della capitale sarà adottato anche per la seconda maggiore città francese, Marsiglia, di cui è sindaco l'attuale ministro degli Interni Defferre. Cosi facendo, il governo spera di privare Chirac di una delle sue armi più micidiali: come accusare le autorità di parzialità al suoi danni, se anche Defferre è pronto ad accettare una revisione dei suoi poteri? La polemica, è chiaro, va ben al di là del dissidio sul futuro assetto amministrativo di Parigi, e di Marsiglia. In realtà, come hanno ammesso anche importanti giornali vicini per sensibilità alla sinistra (da Le Monde al Matln, al Nouvel Observateur), il potere socialista intende limitare drasticamente 1 poteri del sindaco di Parigi per togliergli un Ideale trampolino politica Come primo cittadino della capitale, Chirac Infatti riceve in municipio 1 più importanti statisti in visita a Parigi, approfitta di questa sua posizione per potenziare 11 suo ruolo di capo dell'opposizione, affina la sua immagine all'estero. Insomma, l'Hotel de Ville rischia di assumere agli occhi dell'opinione pubblica il carattere di un contropotere di fronte all'Eliseo, distante pochi chilometri. E Mitterrand, che impersona il potere statale, non può tollerare l'esistenza d'un contropotere alle por te di casa. Curiosamente, perciò, nella Francia del Duemila si ripropone il tradizione duello che nei secoli ha scandito la storia degli innumerevoli scontri fra il potere centrale e la sempre irrequieta capitale. La storia di Francia è costellata di que stl conflitti e oggi la prima di queste rivolte è ricordata da una stazione di mètro e dal nome d'una stradina nel quartiere delle Halles intitolate appunto a un. certo Etienne Marcel, prevosto dei mercanti che nel febbraio del 1358 si ribellò alle ingiuste pretese e all'arbitrio del pote- re reale. Invase il palazzo, del reggente, fortificò la città e costrinse il futuro Carlo V ad accorrere dalla provincia per pacificare 1 parigini. Da allora, puntualmente, Parigi si è opposta al potere centrale nei suoi numerosi sussulti rivoluzionari: con la sanguinosa rivolta di Simone Caboche nel 1413, con «le giornate delle barricate» vissute nell'agosto del 1648 dal giovane Luigi XTV che da adulto, e diventato il Re Sole, pensò di star più tranquillo trasferendosi In periferia e costruendo la reggia di Versailles. Più tardi divampò l'incendio della rivoluzione dell'89 e ancora l'Hotel de Ville si trovò al centro d'una rivolta, quella di Robespierre che dal rifugio municipale cercò di provocare un'Insurrezione avallata dal sindaco Bailly. Ma la rivoluzione dell'89, l'industrializzazione del XIX secolo avevano soltanto spo¬ stato i termini del conflitto secolare, senza risolverlo. Se non è più il potere reale che ha paura dei borghesi e del popolo della capitale, ormai è la borghesia diventata conservatrice ad aver timore delle classi popolari. Nel 1830, nel '48, nella Comune del '70-71 I regimi politici si costruiscono e si distruggono con le Insurrezioni di Parigi E quando alla fine si consolida la Repubblica, lo Stato non dimentica 1 sussulti di rivolta della capitale e decide di tenerla sotto tutela: gettando le basi dell'ordinamento amministrativo ancora attuale, la capitale resterà senza sindaco (l'ultimo sarà appunto Jules Ferry della Comune), sarà retta da un prefetto, rappresentante del potere statale. Oli interessi conservatori e 11 centralismo giacobino manterranno Parigi cosi per oltre un secolo fino a quando il potere, dopo due guerre mondiali, s'accorge che Parigi non è più una città «pericolosa», non vota più In maggioranza a sinistra. Le grandi Industrie si sono trasferite nel frattempo In periferia, fuori delle porte della capitale, creando la •banlieue rossa». Parigi si è trasformata ormai durevolmente In metropoli burocratica, in centro turistico, abitata da nemmeno due milioni e mezzo di persone: funzionari, impiegatC liberi professioni stl. commercianti, sempre meno operai cacciati dall'Inesorabile tendenza all'Imborghesimento della capitale. In piena tranquillità, dunque, nel '75 Oiscard d'Estaing ha varato una nuova legge che restituisce 11 sindaco a Parigi. Ma il presidente ha sbagliato i calcoli e preparato U trampolino di lancio al suo rivale più accanito, l'ex alleato Chirac, il quale supera nel le municipali del '77 il candì dato giscardiano D'Ornano, vince U primo round della «guerra delle due destre» che, perpetuandosi, consentirà quattro anni dopo al socialista Mitterrand di entrare all'Eliseo. n lungo feuilleton delle «battaglie di Parigi» s'arresta qui. provvisoriamente. Per una curiosa altalena della storia, Mitterrand, presidente di sinistra, cerca ora di imbrigliare Chirac, sindaco di un'«isola moderata» nella Francia della gauche. Non sarà impresa facile, perché In questi anni Chirac ha governato sostanzialmente bene la città, bloccandone 1 maggiori scempi edilizi, cercando di vivificarla, aumentando 1 servizi Esodali, curando la pulizia, assicurando una discreta sicurezza. Ma, certo, Parigi soffre anche di «gigantismo», di tutti quel mali propri delle grandi metropoli d'Occidente. Per questo i «consigli d'arrondissemenU potrebbero davvero avvicinare meglio amministrazione comunale e amministrati, ricalcando nelle loro prerogative quelli che sono da noi i «consigli di quartiere». Ma parlar di questo nella patria plurisecolare del centralismo è considerato come attentato ai poteri costituiti e alla tradizione. Per questo, la politica di decentramento voluta dal governo socialista assume qui il sapore d'una «rivoluzione» e suscita aspre passioni. Paolo Patrono Parigi. L'Arco di Trionfo sfavilla di luci per la festa della presa della Bastiglia (Telefoto Ap) 1