Il terzo diavolo dell'ayatollah

Il terzo diavolo dell'ayatollah Il terzo diavolo dell'ayatollah Gli esperti americani l'avevano definita con sarcasmo «la guerra di Mickey Mouse (Topolino)», oggi tracciano scenari allarmati e di opposto segno: chi prefigurando la «inevitabile caduta di Saddam Hussein», chi. al contrario, una resistenza accanita da parte dell'esercito iracheno «in un soprassalto di patriottismo», pronosticando, infine, difficoltà severe per i soldati di Khomeini «lontanidai centri di rifornimento e afflitti dalla rivalità che divide gli ufficiali di mestiere già addestrati in America e i mullah coi gradi»* Detto questo, converrà tentar di capire perché Khomeini abbia giuncato la carta della guerra ad oltranza. Illuminante nella sua «storica drammaticità» ci sembra il messaggio indirizzato dair/maw al popolo e ai combattenti, subito dopo lo scattar dell'offensiva: «È' un momento storico che chiarirà il destino finale, (se cioè) la religione verrà sconfitta per sempre o invece l'Islam potrà distruggere il regime ateo di Baghdad». Guerra di religione, dunque, ma anche di liberazione: «Le nostre forze sono state costrette ad entrare in Iraq per bloccare l'aggressione nemica e salvare, con l'aiuto di Dio, il popolo iracheno dal criminale regime baas, un regime ateo asservito all'imperialismo americano; dobbiamo estirpare questo tumore maligno e ricondurre l'Iraq fra le nazioni autenticamente islamiche». Quando dopo la fuga di Barn Sadr, dopo la decapitazione della leadership iraniana (Behesti, Rajai, Bahonar, ecc.) e il conseguente controterrore si scrisse sulla stampa occidentale che il regime di Khomeini era-in crisi forse fatale, nessuno, evidentemente, ebbe il tempo di riflettere per riconoscere nello sciismo l'espressione religiosa dell'identità nazionale del popolo persiano, «cosa non vera per le altre religioni, non ultima per l'ortodossia islamica sunnita, maggioritaria nel mondo arabo». Ora dovremmo ricordare, leggendo il messaggio di Khomeini, come nel 1919 Lord Curzon affermasse che l'Inghilterra doveva temere in Persia «i bolscevichi sciiti molto più dei bolscevichi rossi». Se è vero come scrive Paul Vielle che il culto del martirio in Iran «ha il senso di una pro¬

Persone citate: Khomeini, Lord Curzon, Mickey Mouse, Paul Vielle, Rajai, Saddam Hussein, Sadr

Luoghi citati: America, Baghdad, Inghilterra, Iran, Iraq, Persia