E' morto Prezzolini

E' morto Prezzolini A cent'anni, nell'ospedale di Lugano E' morto Prezzolini Testimone del secolo LUGANO — Giuseppe Prezzollnl è morto mercoledì notte all'Ospedale civico di Lugano, aveva cent'anni. Era stato ricoverato una ventina di giorni fa per una broncopolmonite. Lo assisteva il figlio, giunto dall'Italia all'aggravarsi delle condizioni dello scrittore. La notizia della morte doveva rimanere segreta per espressa volontà di Prezzollnl, sino a dopo i funerali, che avverranno oggi alle 15, in forma strettamente privata al cimitero di Lugano. Nella città svizzera Prezzollnl si era stabilito nel 1968. Viveva solo, dopo la morte della moglie, ma negli ultimi tempi era assistito da una religiosa d'orìgine americana suor Margherita Marchionl. Il presidente della Repubblica Pertinl ha inviato al familiari dello scrittore questo telegramma: «La notizia dell'improvvisa scomparsa di Giuseppe Prezzollnl mi commuove profondamente. Rimane in me incancellabile il ricordo del recente incontro al Quirinale, della sua vivida intelligenza, della sua vitalità indomita e serena. Viene a mancare con lui uno dei protagonisti della cultura italia na del Novecento, una voce unica e straordinariamente rappresentativa della vita spirituale del nostro tempo. Esprimo il sentimento di cordoglio mio e del popolo itallano». «Mi dispiace, mi ricorda l'anno che ho passato alla Casa italiana di New York». Sono queste le parole con cui Alberto Moravia ha commentato la morte di Prezzollnl. Hanno inviato telegrammi di cordoglio anche il presidente del Senato, Fanfani, e il presidente della Camera, Nilde Jotti. Ho visto per l'ultima volta Giuseppe Prezzolini il 7 febbraio di quest'anno nella sua casa di Lugano, la città che egli aveva scelto come residenza appartata e umbratile degli ultimi anni della sua vita, con una vibrazione quasi neo-risorgimentale (egli che mai aveva condiviso, per il suo spirito dissacrante e antiretorico, il culto del Risorgimento e si ricollegava piuttosto all'Italia guicciardiniana c rinascimentale, con una punta, quella aborrita da De Sanctis, del «particulare» di Guicciardini). Non ho dimenticato quella convetsazione solcata da ricordi di episodi lontani e lontanissimi, nella quiete della casa lugancse fatta di libri. La me moria di Prezzolini era limpi da c sorprendente, rievocava aneddoti e avvenimenti con precisione disarmante. Nella nostra conversazione entrò anche un ricordo più re ccnte, relativo al viaggio di Prezzolini a Roma, poche settimane prima, e al suo incontro del 14 gennaio al Quirinale col presidente Patini, in occasione della consegna dei premi «Penna d'Oro». Prezzolini ricordava con commozione l'affettuosa e generosa cordialità di Pettini, l'invito a colazione al Quirinale che egli non avrebbe potute onorare. Era la riconciliazione dell'esule centenario, bizzarre dissenziente da tutto, «bastian contrario» per definizione, con l'Italia democratica; la chiusura di un lungo capitole che si identificava, per tanta parte, con la storia d'Italia del Novecento.. A Prezzolini si adattava perfettamente la frase di Croce: guai se la morte ti cogliesse in un momento qualunque di intcrrompimento del tue lavoro. Croce e Prezzolini. Un incontro lontano, che risale al 1903, alla contemporanea uscita della «Critica* e del «Leonardo»: un rapporto serrato, ricco di chiaroscuri, di sfumature, di confluenze ma anche di ammiccanti distinzioni per l'intera età giolittiana, fino alle divisioni nette provocate da interventismo t fascismo. In questo momcntc nomi di Prezzolini e Croce, di Prezzolini e Gobetti, si uniscono nella memoria. I lorc incontri e i loro scontri, le polemiche, e le divisioni coincisero con la storia culturale e intellettuale del nostro secolo, segnandone il paesaggio civile, anche nelle sue contrapposizioni e nelle sue lotte. Ricorderemo di Prezzolini la prosa castigata e aliena eh ogni retorica, sempre atteggiata in una smorfia beffarda t arguta. In un mondo di cultura sempre più tendente al conformismo e all'ortodossia — meglio ancora, ai conformismi e alle ortodossie — Prezzolini ha incarnato una costante esigenza critica, rasentante le scetticismo. Uno scetticismo che solo negli ultimi tempi si era attenuato e addolcito; Ritrovo fra le mie carte I» sua ultima lettera. E' del 6 aprile, successiva ai nostri due incontri di Roma e Lugano. Poche righe, quasi un congedo. Prezzolini è appena uscito da un ospedale: «non mollare» (singolare questo omaggio postumo a Salvemini) e «casca soltanto sopra un voto, che sia a svantaggio morale dei tuoi avversari». Forse il più perfetto ritratte di se stesso Prezzolini lo tracciò nella prefazione a «Io credo», il volume semi-clandestino stampato da Piero Gobetti nel 1923, da Gobetti editore che. doveva nascondasi sotto Io sdiamo di «Pittavano t C»: «Operaio sono e operaio tengo a restare. Non vesto qui l'abito di predicatore, non monto in cattedra di accademico. Ma anche pa far l'operaio sul saio, l'operaio contento, soddisfatto del suo là; voto, l'operaio che ha orgoglio del proprio vestito .e 'dei propri strumenti, occorre una, fede». Una fede che egli cacò invano, anche laico,, pa tutta la vita. Giovanni Spadolini Lugano. Una delle ultime immagini di Giuseppe Prezzoliti!