Silenzio e abbandono sul Po in secca

Silenzio e abbandono sul Po in secca • • t ' In certi punti lo si può attraversare a piedi con l'acqua alle anche Silenzio e abbandono sul Po in secca Nella zona di Ferrara sono inutilizzabili le bettoline (superano le mille tonnellate di stazza) che trasportano greggio e prodotti chimici - Non si ricorda un livello così basso - La poca acqua non riesce a smaltire gli scarichi industriali: «Se ci si cade dentro non si muore annegati, ma avvelenati» - Abbondante la pesca • Insidie e pericoli: facile urtare residuati bellici che riaffiorano DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE FERRARA — «Pronto qui S. Carlo. S. Carlo chiama Ostiglia, rispondete. Passo». Ma dal radiotelefono sulla grande draga ormeggiata a Pontelagoscuro risponde soltanto un crepitio. Il violento temporale di questa notte ha rotto rami e finestre per un raggio di un centinaio di chilometri e danneggiato i ripetitori dell'impianto di comunicazione che collega i battelli del Po alle loro basi, ma non ha fatto crescere il fiume che di un centimetro o due. La pigra corrente si snoda tra gli arenili in secca, i filari di pioppi sulla golena sono lontani, confusi nella foschia. Sulla battigia riposano gabbiani e cornacchie, raramente alzando un lento volo nella calura opprimente sotto il cielo di piombo fuso. Con il radiotelefono si tenta inutilmente di localizzare le bettoline che dovrebbero essere ormeggiate qui tra Pontelagoscuro e Stienta in qualche ansa nascosta. Banchi di sabbia e isolotti offrono mille ricetti occulti anche a queste imbarcazioni che pure misurano da 30 a 40 metri di lunghezza, stazzano fino a 1350 tonnellate e trasportano su per il fiume fino agli stabilimenti dell'Edison a Mantova o alle raffinerie di Cremona prodotti chimici e greggio. Ciascuna con un carico equivalente a quello di 70 autotreni da 20 tonnellate. «Ma perché volete trovarle? — chiedono gli uomini della S. Carlo — A bordo non c'è più nessuno. Gli equipaggi le hanno ormeggiate in qualche posto sicuro e sono tornati a casa con il treno. Verranno a riprenderle fra una settimana, un mese, forse a novembre quando le piogge alzeranno il livello del fiume. Fino ad allora non potranno muover sii. Soltanto i gommoni possono rimontare la corrente oltre Ostiglia. A Revere, Norberto Bertazzoli mi ha detto: «£' una secca mai vista». Bertazzoli è uno dei 24 «meatori» del Po. I «meatori», dipendenti pubblici, lavorano a due a due e ogni coppia perlustra ogni giorno su piccole imbarcazioni a motore il tratto di fiume che le è stato assegnato, scandagliando 1 fondali per assicurarsi che non ci siano ostacoli alla navigazione. «A Pie di Coriano — dice Bertazzoli — ho misurato 1 metro di profondità massima. Vuol dire che il Posi può guadare a piedi con l'acqua sino alle anche. Una cosa veramente mai sentita a memoria d'uomo». In acque cosi basse e quasi stagnanti 11 grado d'inquinamento è massimo. Dice Ruschinelli, di Revere, addetto a una draga: -A caderci dentro adesso si muore avvelenati prima che annegati». Sedici milioni di persone e centinaia di stabilimenti industriali riversano i loro rifiuti nel bacino del Po: -E a fare il flusso che c'è adesso, bastano le fogne». Eppure malgrado l'Inquinamento mai la pesca è stata cosi abbondante come in questi tempi di magra. Nelle ultime settimane si sono pescati a quintali 1 cefali che hanno risalito la corrente dal mare fino oltre la confluenza defoglio. «Afa si sa—dice il geometra Luigi Costa — il cefalo è come il maiale, vive bene nello sporco e mangia di tutto». Comunque anche la pesca delle anguille è abbondante. Quelli che scarseggiano sono i pesci più fini, il leggendario storione del Po è praticamente scomparso: «Quand'ero ragazzo si sentiva di pesche miracolose. Esemplari di 100-120 chili. Ora se ne tira su uno all'anno, si e no. e se fa 30 chili è molto». In questo periodo il Po regala dunque pesce ancorché scadente e rivela i suoi segreti. Sono completamente a nudo 1 «pennelli», i muri di pietra fondati nel fiume per disciplinare la «curva di navigazione». Dice Costa: «Respingono la corrente da una sponda all'altra». Una specie di gioco di ping-pong per accentuare il percorso sinusoide del fiume. Con 11 risultato di frenarne la velocita, risparmiando l'erosione delle sponde e favorendo la navigazione. Ma alle spalle di questi muraglioni di pietra lunghi talvolta fino a un chilometro, si formano profonde lanche d'acqua cheta che ne rodono la base e minacciano anche l'argine maestro: «Bisogna riempirle—spiega Costa—e i periodi più favorevoli per i lavori sono quelli di magra». Mostra alle foci dell'Oglio una draga al lavoro: immobile sullo specchio d'acqua come una mostruosa zanzara, infigge sul fondo la sua proboscide, 11 «disgregatóre», e risucchia sabbia mista ad ac¬ qua. Poi un motore di 1300 cv la spinge in un lungo tubo che la risputa con un getto di trenta metri nella lanca, riempiendola poco a poco. •Ora — dice Costa — la draga è prigioniera. Dovrà rimanere fra questi banchi di sabbia finché il livello del fiume salirà abbastanza da consentirle di scavalcarli. Oppure dovrà frantumarli con il "disgregatore", aprendosi un varco a for sa». •Per farsi un'idea — prosegue Costa — di che cos'è questa magra basta guardare qui, questa paratoia». Sulla colonna di cemento è graduata una scala con tacche che arrivano all'altezza di oltre dieci metri: Durante la grande piena del 1951 l'acqua si alzò fino a nove metri e 68 centimetri. Allora l'argine era più basso di mezzo metro, 'si dovette impedire all'acqua di tracimare, costruendo in fretta una coronella di sacchi di sabbia». Ora tutti i 10 metri sono miseramente all'asciutto fino ai piedi della colonna: «Non solo — continua Costa —, ma più in basso sul greto abbiamo dovuto infiggere quell'asta di legno con altre tacche per un metro e mezzo. Ebbene, anche l'asta, 10 vede, è all'asciutto. Il livello del fiume è sceso più in basso ancora. Dovrà misurarlo con un metro, a mano». Anche a Costa, come a tutti gli addetti alla sorveglianza del Po, 11 magistrato di Parma' ha chiesto una rilevazione a tappeto dei livelli per avere la situazione esatta lungo tutto 11 corso del fiume. Nulla si muove sul grande fiume, tranne qualche barchino leggero. La secca tiene tutti fermi. .Ancìie perché — dice il "meatore" Norberto Bertazzoli — ogni magra fa affiorare nuovi pericoli. Si ritrovano a decine le bombe inesplose, residui dell'ultima guerra. Fino ad ora sono stati soltanto proiettili di mortaio. Ma sappiamo che la chiglia del nostro barchino potrebbe sfiorare di peggio. Durante l'ultima magra è saltata fuori una bomba d'aereo da 6 quintali. Oli artificieri impiegarono tre giorni a vuotarla goccia a goccia del tritolo, dopo averlo liquefatto con il vapore». Giorgio Martinat ■i,-f Èli il II li i li IH I li I NI II I III llHilllil II» li w-'aVAWA'nwiv v" ■.->.•.«. Cremona. Due «fiumarali» indicano il punto dove si trova lo zero idrometrico sulla sponda del Po

Persone citate: Bertazzoli, Carlo Chiama, Giorgio Martinat, Luigi Costa, Norberto Bertazzoli

Luoghi citati: Coriano, Cremona, Ferrara, Mantova, Ostiglia, Revere, Stienta