Mundial è anche pubblicità di Luciano Curino

Mundial è anche pubblicità Le industrie impostano la promozione attraverso gli azzurri Mundial è anche pubblicità I campioni contesi da sponsor - Signor elio: «La Coppa ci porterà nuovi turisti» Ai Mondiali del Messico il grande Pelé parecchie volte si fermò e si inginocchiò per allacciarsi la scarpetta sotto l'occhio compiacente della telecamera. Aveva un contratto principesco con il produttore di quelle scarpette. In questo campionato si è visto Mar adona, espulso dall'arbitro, uscire dal campo sorseggiando una bibita americana. Ha un contratto di ferro con la ditta di questa bibita. E i massaggiatori che correvano da un giocatore infortunato tenevano bene in vista il borsone e l'asciugamano con il marchio di una ditta di abbigliamento sportivo. Cose che non accadono soltanto nel calcio. Si sa che l'industria investe miliardi nella formula uno, nel tennis, nello sci. Il ciclismo è largamente sponsorizzato. E cosa accade tra i «dilettanti» delle Olimpiadi? Accade che a Città del Messico gli sprinter Tommie Smith e John Carlos, di «Potere nero», sul podio salutano con il pugno chiuso e con l'altra mano ostentano una scarpetta che ha un certo marchio. E a Monaco, quando Mark Spitz, sette volte vincitore nelle prove del nuoto, mostra alle telecamere le sue scarpette d'allenamento, l'impudema ferisce i difensori della purezza olimpica e inquieta gli stessi responsabili della ditta produttrice di quelle scarpette. Si ricordano questi e altri episòdi e si pensa a quale sarà l'affanno dell'industria per assicurarsi i giocatori che hanno vinto il Campionato del mondo. Li hanno insti due miliardi di persone, in tutti i continenti, e in questo momento sono il miglior veicolo pubblicitario. Non ce n'è un altro più suggestivo. Alcuni di loro, già prima dei Mondiali, avevano qualche contratto pubblicitario. Ma erano eccezioni, in questo campo il calcio italiano è uno degli ultimi. Alla Mediasport di Milano, che ha aperto un dialogo tra industria e società calcistiche, dicono che, in genere, i tre quarti del guadagno di un fuoriclasse italiano gli vengono dall'ingaggio e un quarto dalla pubblicità. All'estero questo rapporto è sovente invertito: la maggior parte del guadagno viene dalla pubblicità. Pacchi di milioni per reclamizzare i più impensabili prodotti. Calciatori pagati quanto un minatore in un anno per dare autografi durante un paio d'ore in un grande magazzino. L'industria è arrivata al calcio con i cartelloni negli stadi, e per molti anni si è fermata li. Sempre sperando che i falli avvenissero presso un aperitivo o un dopobarba e che la telecamera li inquadrasse per qualche secondo. L'anno scorso gli sponsor hanno scritto i loro nomi sulle maglie dei giocatori spendendo cinque miliardi e mezzo per la serie A, uno e mezzo per la B. E' questo un rapporto con i club. Si contano sulle dita i giocatori che hanno avuto un contratto pubblicitario individuale: per reclamizzare un'automobile o un televisore, un certo latte o quella marca di caffé, scarpette o merendine. Poca cosa, comunque, se confrontato con quanto l'industria spende per altri sport. Eppure il calcio è quello più popolare. Fa volare il Capo dello Stato a Madrid e tiene sveglia tutta la notte, in festa, l'Italia. C'è da pensare a un ripensamento, die sia già incominciata l'asta per assicurarsi Rossi o Zoff. Conti o Tardelli. Antognoni o qualsiasi altro die ha giocato in uno degli stadi spagnoli. Forse.anche Bearzot è nei programmi dei pubblicitari. Il Campionato vinto è una miniera d'oro che si incomincia a sfruttare. Due ditte di vestiario sportivo intendono lanciare nel mondo una campagna pubblicitaria legata alla vittoria azzurra. I produttori di scarpe hanno già uno slogan, per l'Italia e per l'estero: «Un piede come quello di Paolo Rossi». C'è la convinzione che si avrà un'impennata di tutto il prodotto italiano. Il ministro del Turismo e dello spettacolo, Nicola Signorello. è dell'idea che una Coppa del mondo incrementa il turismo e vale miliardi di valuta pregiata. Ha detto: «In queste due ultime settimane i calciatori azzurri hanno fatto più propaganda per l'Italia di quanto non ne abbiano fatto in dieci anni i nostri operatori turistici. E vedrete che i risultati verranno subito e saranno considerevoli... Sicché, quasi quasi, oggi una coppia di terzini può apparire un richiamo perfino più suadente die i bronzi di Riace. Luciano Curino

Persone citate: Antognoni, Bearzot, John Carlos, Mark Spitz, Nicola Signorello, Paolo Rossi, Rossi, Tardelli, Tommie Smith, Zoff

Luoghi citati: Città Del Messico, Italia, Madrid, Messico, Milano, Monaco, Riace