Marcora: necessario il gas siberiano per il nostro fabbisogno di energia
Marcora: necessario il gas siberiano per il nostro fabbisogno di energia Marcora: necessario il gas siberiano per il nostro fabbisogno di energia ROMA — Lo lettera dintenti è già stata firmata. Domani, al ministero dell'Industria, sarà firmato il protocollo conclusivo tra l'Eni e la Montedison, per la «spartizione» dell'industria chimica italiana tra settore pubblico e settore privato. Lo ha annunciato, ieri, il ministro dell'Industria. Giovanni Marcora. Quella di domani è l'ultima «tappa» dell'accordo Eni-Montedison. nella quale è coinvolto il suo ministero. Marcora ha risposto ad alcune domande sul Piano energetico nazionale. Ha ricordato che il »Pen« sta marciando. La centrale nu¬ cleare di Caorso è stata scelta dalla General Electric, una delle sue maggiori costruttrici, come modello da presentare ai nuovi, eventuali, clienti. La nuova centrale nucleare di Montalto di Castro (Alto Lazio) sta marciando, finalmente, avendo rimosso gli ostacoli. La centrale di Porto Tolle è in piena attività. Dopo sette anni, si avvia la centrale «convenzionale» di Brindisi. «Abbiamo messo — ha detto Marcora — 14 mila miliardi a disposizione delle industrie per assicurare all'Italia il suo fabbisogno energetico». E per il gasdotto siberiano? Alla nostra domanda, il ministro ha dichiarato di aver detto tutto, su questo argomento, alla riunione dei ministri europei a Bruxelles. In poche parole: l'Italia deve partecipare a questo gasdotto, perché il nostro fabbisogno di metano, già pari all'equivalente di 22 milioni di tonnellate di petrolio nel 1981. è destinato a salire a 35 milioni nel 1990. Si tratta di passare dagli attuali 27 miliardi a 47 miliardi di metri cubi. Oggi, la cifra è coperta per 13 miliardi dalla produzione nazionale, per 7 miliardi da importazioni dall'Urss e per altrettanti miliardi da importazioni dall'Olanda. Nel 1990 quei 47 miliardi di metri cubi •dovranno», dice Marcora, essere coperti con i 13 miliardi importati, tramite il «nostro gasdotto». dall'Algeria, e con un ulteriore apporto, per 7 miliardi, dall'Unione Sovietica. Conclusione, la nostra partecipazione al gasdotto sovietico è indispensabile, sia per diversificare le fonti di approvvigionamento di energia, sia per «calmierare» le richieste di aumento dei prezzi da parte dei nostri fornitori (in particolare l'Algeria); sia, infine, sul piano delle commesse che le nostre industrie hanno già ricevuto per costruire il gasdotto. tXLS.
Persone citate: Giovanni Marcora, Marcora
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