Bogdanov accusa il «prete» Lenin

Bogdanov accusa il «prete» Lenin IL MARXISMO TRA FEDE E SCIENZA Bogdanov accusa il «prete» Lenin Anche chi sia avvezzo alla violenza polemica tipica di Lenin non può non leggere con un senso di stupore la frase che segue, con cui il capo del bolscevismo attaccò nel modo più esasperato il fisico e filosofo della scienza Ernst Mach: «La filosofia della scienziato Mach è per le scienze naturali quello che fu per Cristo il bacio del cristiano Giuda». Una frase tratta da Materialismo ed empiriocriticismo, un grosso saggio dedicato a discutere delle questioni della teoria della conoscenza e pubblicato da Lenin nel 1909. Per stendere questo libro Lenin si era improvvisato, sia pure dopo un periodo' di intensissimo . studio, filosofo della conoscenza e della scienza. Ma il suo scopo fondamentale era politico: impedire che la teoria marxistica venisse contagiata da teorie ch'egli riteneva affatto estranee al marxismo e che minacciavano di diventare quanto mai pericolose nel momento in cui venivano accolte con interesse addirittura da bolscevichi russi, fra i quali il più importante era Aleksandr Bogdanov, espulso per volontà di Lenin dalla frazione bolscevica, per il suo estremismo, nel 1909. Nel còrso delle sue lunghe controversie con Lenin, Bogdanov non cessò di «contestare» quest'ultimo da «sinistra» su un piano sia politico c organizzativo sia teorico-filosofico. Egli dadin lato pose in primo piano l'autoorganizzazione delle masse, sotto la consulenza, per cosi dire, del partito, e dall'altro teorizzò l'ideologia come un'esperienza intesa nei tetmini di un continuo divenire che porta a livelli sempre più alti, sempre rinnovati e meglio organizzati le conoscenze che costituiscono il sistema della verità. In sostanza il pensiero di Bogdanov era contrario all'autoritarismo politico e ideologico di capi, poggianti la propria autorità su una dottrina staticamente intesa e dogmaticamente fissata una volta per tutte. Su questi presupposti egli costruì la sua concezione della «cultura proletaria», da Lenin combattuta aspramente sia prima sia dopo la rivoluzione di ottobre. Per «cultura proletaria» Bogdanov intendeva un movimento di coscienza proletaria collettiva in permanente costruzione, contrapposta contemporaneamente e alla cultura borghese e alla funzione demiurgica degli intellettuali e del partito. Lenin eia per tutt'altra posizione: credeva non al mito di una cultura proletaria autonoma, ma alla necessità che i lavoratori assi milasseio la cultura borghese progressista attraverso il filtro del partito. E' necessario, questo punto, prima di tornare nuovamente allo scontro Lenin-Bogdanov, allargare discorso. Il leninismo poggia su due pilastri decisivi: u teoria dell'organizzazione una teoria del marxismo in quanto sistema filosofico. Lenin costruì il primo quando scrisse nel 1902 il Oie fare?, nel quale sostenne che il proletariato non può emanciparsi senza un partito che ne con trasti le tendenze degenerative e lo guidi verso il riconosci mento dei suoi veri interessi; c il secondo allorquando nel 1908 scrisse Materialismo ed empiriocriticismo, col quale diede al bolscevismo una teoria della conoscenza della realtà tale da inculcare nei bolscevichi la piena convinzione di poter interpretare esaustivamente le leggi oggettive dello sviluppo storico. In sostanza, costruendo il primo pilastro Lenin fondò il primato assoluto del partito sullo stesso proletariato, c costruendo il secondo pilastro fondò il primato assoluto e l'assoluta inconciliabilità del marxismo così come da lui in-' teso nei confronti di tutte le altre dottrine e interpretazionidei marxismo stesso. Con ciò Lenin intese dare il massimo di stabilità politico-ideologica alla sua córrente politica prima e al suo partito poi. La teoria del primato del partito nei termini del Che fare? aveva suscitato feroci attacchi contro Lenin fin dal sorgere del boscevismo. E i più duri nel denunciare l'autoritarismo leniniano c il suo «giacobinismo» erano stati il giovane (Copyright N.Y. Re vie w of Boote. OpeTrockij e la giovane Rosa Luxemburg, che nel 1904 stesero veri atti di accusa. Orbene quel che fecero Trockij e la Luxemburg sul piano della teoria del partito, fece Bogdanov per quanto riguardava le questioni filosofiche in uno scritto del 1910, Fede e scienza, che ora, tradotto per la prima volta da Einaudi, Vittorio Strada presenta con una ricca e stimolante introduzione. Strada ha fatto molto per farci meglio conoscere la storia del marxismo russo; e quest'ultimo è un contributo di prim'ordine. In Materialismo ed empiriocriticismo Lenin accusava fra gli altri Bogdanov di svendere il marxismo ad una filosofia borghese come il «machismo», la quale, relativizzando il valore delle conoscenze scientifiche, finiva per aprire la strada addirittura al fideismo religioso. Per contro Lenin affermava tre concetti cardine: 1) che una vera teoria della conoscenza poteva fondarsi solo sul materialismo; 2) che sólo uria concezione integralmente materialistica poteva garantire un sistema di leggi obiettive in grado di regolare la. prassi umana; 3) che solo il marxismo era in grado di risolvere coerentemente i problemi della gnoseologia in generale. Esprimendo la propria incrollabile certezza nella verità unica e totale del marxismo, Lenin scriveva: «Per la via tracciata dalla teoria di Marx ci avvicineremo sempre più alla verità obiettiva (senza mai esaurirla); per qualsiasi altra via giungeremo soltanto alla confusione e alla menzogna». Bogdanov, che era un marxista di grande cultura scientifica, rispose a Lenin in Fede e scienza in modo tale che questo saggio acquista un valore esemplare all'interno del dibattito ideologico marxista. Egli accusò Lenin di assolutizzare- il pensiero di Marx ed Engels elevandolo a misura statica e acritica, affatto astorica e quindi antistorica e dogmatica, del vero e del falso. Lo accusò insomma di stravolgere la sostanza del lascito ideale dei due fondatori del marxismo, i- quali non avevano dato vita ad una «fede» ma ad una «scienza» affidata ad una continua verifica e a continui arricchimenti senza alcuna ortodossia radicata -su principi di autorità tipici delle religioni. In opposizione al marxismo critico, Lenin aveva elevato un «marxismo assoluto». Secondo Bogdanov, che ri teneva appunto giusto valori z zare il contributo di filosofi come Mach c Avenarius, la ve rità doveva essere intesa come «forma organizzatrice dell'esperienza», di un'esperienza costantemente condizionata dal lo sviluppo della scienza. Era evidente che la lingua di Le nin e quella di Bogdanov non erano la stessa. Mentre quello lottava con tutte le sue fòrze per sottomettere la filosofia alla direzione del partito, que sto pensava che tanto più il partito avrebbe guadagnato quanto più si fosse affermata la libera ricerca. Nella sua brillante introduzione, Strada mette bene in lu ce il carattere della controversia fra i due e sottolinea la piena vittoria conseguita da Lenin, guidato da quella, che chiama una «tremenda genialità»: genialità sulla quale si è fondato per parte essenziale l'edificio politico-ideologico autocratico sovietico. Mi pare a questo punto opportuno ri¬ cordare che la chiave di questa genialità di Lenin, che univa indissolubilmente e gerarchi camente filosofia e politica, era stata in maniera assai acuta ndividuata dal marxista olandese Anton Pannekoek nel suo saggio del 1938 Lenin filosofo, pur citato da Strada ma a mio avviso non valorizzato come si sarebbe potuto. Panne koek colse appieno come Le nin nel suo libro del 1909 avesse inteso dare ai quadri bolscevichi una fede incrolla bile nelle verità assolute diffuse dai capi. Solo armati con questa fede, i quadri bolscevichi avrebbero potuto trarre la necessaria determinazione per soggiogare alle esigenze della modernizzazione diretta dal partito demiurgo le immense masse arretrate della Russia. Massimo L. Salvatori Lenin in una caricatura di David Levine

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