Dal petrolio la cogenerazione è nata a Brescia

Dal petrolio la cogenerazione è nata a Brescia Dal petrolio la cogenerazione è nata a Brescia Brescia è la riconosciuta capitale morale italiana del teleriscaldamento, ansi del teleriscaldamento con congenerazione di energia elettrica e ca-[ lare, perché il significato vero di questa innovazione è proprio quello di bruciare petrolio ricavandone contemporaneamente elettricità e calore (due energie pregiate da un'unica fonte pregiata). Ma anche altrove non si sdierza. Un po' dovunque nascono impianti o per lo meno progetti; e Torino e il Piemonte non sono da meno. Il quartiere — una volta chiamato Città satellite — delle Vallette, dalla sua nascita, circa vent'anni fa, è riscaldato da un'unica centrale termica. E fin che i tempi erano buoni, con combustibile a buon presso, tutto andava a meraviglia. Poi l'Asienda elettrica municipale di Torino che gestisce centrali idroelettriche nelle valli di Susa e dell'Orco e quella termoelettrica di Moncalieri, cominciò a fare un po' di conti. Un ragionamento semplicissimo: «Nelle centrali termoelettriche la combustione dà luogo a: produzione di energia elettrica per un valore pari al 40 per cento del potenziale energetico del combustibile impiega to; dissipazione di calore nel l'acqua di raffreddamento e nei gas di scarico per il restante 60 per cento». Seconda considerazione: «Negli impianti singoli o centralizzati per il riscaldamento domestico, l'acqua calda da immettere nel radiatori viene ottenuta degradando la temperatura prodotta dalla com bustione, da 1200 gradi centi gradi a meno di 100 con una li mitata utilizzazione del potenziale elettrico del combustibile». La conseguenza è evidente: «Con i sistemi di produzione combinata di energia elettrica e calore si riesce a realizzare un elevato rendimento del potere calorico del combustibile (85 per cento) ottenendo contemporaneamente: energia elettrica; calore da distribuire; alimentazione dei servizi centralizzati di acqua calda per usi domestici». Così la centrale termica delle Vallette, dopo una ventina d'anni di onorato servizio, vierie trasformata in centrale a cogenerazione; «I 4 mila appartamenti in edifici plurifamiliari — dice l'ing. Guido Bonicelli, direttore dell'Aem — e i locali per servizi sociali e commerciali hanno un volume complessivo di un milione di metri cubi da riscaldare e il' fabbisogno è di 65 miliardi di chilocalorie l'anno». Da tutte queste considerazioni è natala nuova centrale di cogenerazione clic ìia due motori Diesel con una potenza elettrica di 7,5 Mw ciascuno. La capacità complessiva di produzione di questi due motori — che recuperano anche calore dall'olio, dall'aria di raffreddamento, eccetera — è, «nei 180 giorni del periodo di riscaldamento invernale» di 55 miliardi di chilocalorie per il riscaldamento e di 60 milioni di chilowattora di energia elettrica «che corrispondono all'energia annualmente occorrente per illuminare tutta la città di Torino o a coprire il fabbisogno dell'intero quartiere». Fin'ora l'impianto è costato intorno ai 12 miliardi e mezzo; entrerà in funzione con la prossima stagione invernale 1S82-83. E'già ordinato un terzo motore per teleri- scaldare un quartiere vicino, di nuova costruzione, con un volume complessivo di 300 mila metri cubi. L'energia elettrica viene immessa nella rete dell'Aem. Ma non è la sola iniziativa. Come abbiamo visto, l'Azienda elettrica municipale di Torino è proprietaria della centrale termoelettrica di Moncar lieri e anclie per essa si è postò il ragionamento della cogenerazione energia-calore. L'energia la produce già con una sezione della potenza di 35 Mw «che è ora tecnicamente superata e deve essere sosti¬ tuita.o radicalmente modificata» e con una turbina a gas della stessapotehza. Anche qui è possibile sfruttare il calore disperso; e il progetto in corso, con la collabo^ razione della Regione che ha posto il teleriscaldamento al primo posto del proprio programma di rispàrmio energetico, è di dimensioni notevoli. Riguarda tutto il gruppo degli ospedali torinesi della sona Nissa-Millefonti (Molinette, S. Anna, Infantile, Ciò, Dermatologico), il Palazzo del Lavoro, sede del Bit e il Palaszo a Vela entrambi nel comprensorio di Italia 61, i quartieri torinesi Nizza-Millefonti e quelli di Moncalieri sulla sinistra del Po. Nel complesso da servire si trovano anclie gli ospedali, divoratori di energia e di calore. A Brescia l'ing. Silverì, che può essere considerato il padre del teleriscaldamcnto di quella città, è orgoglioso del progetto cìte vede, nell'ospedale cittadino, un motore Diesel di 25 Mw capace di renderlo autonomo in fatto di energia e di calore. «Non dimentichiamo — dice — cfie per legge gli ospedali devono essete dotati di impianti elettrogeni autonomi». Ma teleriscaldaìnento può esistere, e significare sempre un risparmio, anche senza co generazione: quando si usano cioè «cascaìni di calore» fin'ora dispersi. E' il caso del progetto di Villadossola (nel Comprensorio Cusio-Verbano-Ossola, tra i più disastrati dal punto di vista economico) die prevede di riscaldare 70 mila metri cubi di edifici pubblici e 100 mila di abitazioni private fornendo contemporaneamente acqua calda per uso igienico sanitario, recuperali do il calore dei quattro forni dell'acciaieria die consumarlo 12 mila metri eubi di metano l'anno per riscaldare a 1200 gradi i lingotti d'acciaio da laminare. Fatto questo lavoro, il calo re viene disperso nell'aria attraverso le ciminiere. Il prò getto si propone di recuperarlo e la Comunità economica europea, considerando la vali dita di questa iniziativa della Regione, interviene per la me tà della spesa». . ; m Domenico Garbarino

Persone citate: Domenico Garbarino, Guido Bonicelli, Vela