La guappa che non perdona di Luciano Curino

La guappa che non perdona Pupetta Maresca, 44 anni, rivale di Cutolo La guappa che non perdona Nel 1955 uccise il presunto mandante dell'omicidio di suo marito - Un processo che fece epoca - Tornò libera dopo 10 anni - Un'esistenza irrequieta L'hanno chiamata Pupetta perché pareva una bambola, quando era ragazzetta. Era l'epoca delle miss, e aveva vinto un concorso di bellezza rionale. Ma nei «bassi» di Napoli era nota più per il suo temperamento che per l'avvenenza. Ventisette anni fa, quando l'arrestarono per omicidio, un giornale scrisse: "Pupetta Maresca, la guappa che non perdona». E' stata una specie di eroina da sceneggiata popolaresca. Assunta Maresca detta Pupetta, di Castellammare di Stabia, ha 44 anni. Ne aveva 17 quando sposò Pasqualone Simonettl, «Pascalone 'e Nola... un gigante muscoloso e prepotente, assai considerato e temuto dalla malavita napoletana. Si dice che avesse pubblicamente schiaffeggiato Lucky Luciano. Era un boss del mercato ortofrutticolo. Ottanta giorni durò il matrimonio. Il 16 luglio 1955 Pascalone fu sparato in via Novara, morì agli «Incurabili» dopo diciannove ore di agonia, tra le braccia di Pupetta, che aspettava un figlio. A sparare era stato Gaetano Orlando, detto «Tanino 'e bastimento», un «cumpariello» ansioso di farsi strada nella camorra. Ma che motivo aveva di ammazzare Pascalone? Sembra che nelle ore dell'agonia, Pascalone abbia confidato alla moglie che a Tanino il delitto era stato commissionato da Antonio Esposito, detto «Totonno 'e Pomigliano», altro boss del mercato. Un concorrente di Pascalone. Pupetta meditò la vendetta ottanta giorni, tanti quanti era durato il suo matrimonio. Il 4 ottobre andò in auto, con il fratello Ciro, di 15 anni, in corso Novara, davanti al bar dove sapeva di trovare Totonno. Lo mandò a chiamare. Lo aspettò paziente seduta in macchina, con il velo nero della vedova. Arrivò Totonno, attraverso il finestrino aperto le prese il mento tra le dita: -Che vai a cercare, guagliona? Cosa vuoi da me, tu che vai raccontando che se mi incontri mi fai chissà che?». A questo punto Pupetta gli sparò sei colpi. Una vicenda che anni dopo Ispirerà a Franco Rosi il film La sfida. Dopo 11 delitto, la «vedova vendicatrice» andò al bar di fronte, posò la pistola su un tavolino, disse: -Dovevo farlo». Arrestata non pronunciò mal una parola su possibili complici (pare che non fosse stata la sola a sparare: sul luogo del delitto si trovarono trentun proiettili) e difese sempre il fratello Ciruzzo. La fotografia della giovane e bella vedova in gramaglie fu su tutti 1 giornali. Per molti, divenne una specie di eroina che vendica il marito. Il processo fu una grossa vicenda giudiziario-sentimentale. Lei pareva una diva delle Assise. Il pubblico la Invocava: «Pupetta, coraggio Pupetta» e il presidente, forse suggestionato e intimidito, la chiamava quasi con rispetto: «Signo- ra Maresca». Finché un avvocato di parte civile intervenne: «Signor presidente, qui non conosciamo nessuna signora Maresca. ma solo l'imputata Maresca». Il presidente parve mortificato. , Il 16 maggio 1959 la corte condannò il «cumpariello» Orlando a 30 anni, Pupetta a 18 e il fratello Ciro a 12. Nel processo d'appello, un anno dopo, la Maresca ebbe la pena ridotta a 12 anni, 11 fratello fu assolto con formula piena, Intanto, in carcere, era nato Pascalino, figlio di «Pascalone 'e Nola». Pupetta avrebbe dovuto riottenere la libertà nel 1968. ma viene graziata tre anni prima. Interpreta un brutto film, apre due boutiques, si mette con Umberto Ammaturo, che non sposa «per non mancare di rispetto al marito morto». Dall'Ammaturo ha due gemelli, Roberto e Antonella, che hanno oggi tredici anni. L'altro figlio, Pascalino, certo non un ragazzo tranquillo, cresciuto grande, grosso e intraprendente come il padre, un giorno scompare e la madre va alla polizia a denunciare il rapimento, affermando che con ogni probabilità Pascalino è stato uccìso da elementi della delinquenza napoletana. Pupetta non ha più niente del bambolotto, è una donna che non sorride mai, torva e battagliera. Convoca giornalisti, e fa dichiarazioni minacciose contro Cutolo. Il potente clan dei Maresca di Castellammare di Stabia è anti-cutoliano. Dopo il delitto Semerari, Pupetta Maresca. «'a reggina», non dà più intervista. Ora si ha notizia del suo arresto. Qual è la sua parte nella vicenda non si sa. Comunque, è una che sa molte cose Luciano Curino

Luoghi citati: Castellammare Di Stabia, Napoli