Pelé scopre il calcio italiano «Attaccando veloci si vince»
Pelé scopre il calcio italiano «Attaccando veloci si vince» La squadra di Bearzot ha convinto tutti gli esperti Pelé scopre il calcio italiano «Attaccando veloci si vince» DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE MADRID — In una giornata splendida, dopo il grigio della domenica, Madrid parla degli azzurri. La gente al caffè, molti dei personaggi che sono stati spettatori al «Bernabeu», fanno discorsi pieni di elogi per Bearzot e per i giocatori. Eusebio, il non dimenticato asso portoghese la cui immagine campeggia sui manifesti turistici del suo paese, sostiene a mente fredda «che i tedeschi non potevano assolutamente battere un avversario che era chiaramente padrone del campo, tatticamente e persino fisicamente. Soprattutto impeccabile il secondo tempo degli italiani, i quali del resto già avevano mostrato le loro qualità contro Argentina e Brasile». Chetato Ucles, il commissario tecnico dell'Honduras rimasto in Spagna come commentatore televisivo afferma: «Mi hanno impressionato gli uomini di Bearzot per la facilità con la quale passano dalla difesa al contrattacco, mai con puntate isolate ma con l'avanzamento a sostegno di tutta la squadra. Io resto dell'idea che tecnicamente il miglior calcio al mondo è quello del Brasile, ma l'applicazione sul campo degli italiani è stata straordinaria. Immagino che sulla Germania abbia pesato la fatica della semifinale con i tempi supplementari, ma nella finale la squadra di Derwall ha perso prima di tutto sul ritmo. Quando attaccava, non riusciva a ripiegare in tempo, a chiudere a sua volta la difesa». Per Lazio Rubala «gli azzurri hanno vinto con pieno merito». E spiega: «La partita ha avuto,un avvio dominato dal reciproco rispetto, diciamo pure dal reciproco timore, ma nella seconda parte l'Italia ha avuto il coraggio di forzare i tempi. Questo il merito delle squadra di Bearzot, gambe, cervello e cuore. Dopo il gol di Rossi, la Germania era già spacciata. Avrebbe dovuto scoprirsi, ed e stata trafitta con estrema facilità». Secondo Udo Lattek, l'allenatore tedesco del Barcellona presente al «Bernabeu» «ha vinto il Mundial la squadra migliore, e, non credo che si possa accusare Derwall di avere sbagliato tattica o formazione. Al momento qualsiasi Germania avrebbe perso con gli azzurri, qualsiasi tatti¬ ca avesse impiegato. La realtà è che gli italiani sanno marcare e ripartire con assoluta sicurezza. Mi felicito con loro e con Bearzot». Pelé aveva pronosticato Germania, alla vigilia della finale, ma finge di non ricordarsene e dice: «Lasciatemi ricordare che preferisco ancora il calcio brasiliano, ma la vittoria dell'Italia e più che meritala. La finale mi ha avvinto, per chi vive nel calcio il match è stato di incredibile tensione emotiva. Primo tempo più equilibrato, giocato tatticamente con molta accortezza, poi ripresa tutta italiana. Quando si attacca con tanta rapidità si deve vincere, e cosi è stato». «Una partita sensazionale — ha gridato nei microfoni della Rede Globo di Rio de Janeiro il commentatore brasiliano al «Bernabeu» — con gol italiani di stile carioca, con una abilità di palleggio che ci fa ricordare il nostro football. Del resto una squadra che batte il Brasile merita di vincere il campionato del mondo». Ed i colleghi uruguaiani dicono che Montevideo è in festa per la vittoria azzurra. La comunità italiana si è impadronita del centro della città, e molti si sono recati alla casa di Schiaffino per cercare il campione che ha vestito la maglia azzurra dopo quella della nazionale uruguaiana. Non nasconde le sue simpatie per gli italiani Placido Domingo: «Mi sono entusiasmalo al "Bernabeu". Artemio Franchi è ancora commosso, il giorno dopo la finale. «Al "Bernabeu" ho passato le ore più felici della mia vita di sportivo, come italiano e come presidente della Fifa. Dopo quarant' anni di lavoro per il calcio italiano ed europeo, la vittoria azzurra rappresenta il trionfo del calcio latino, della tecnica e della fantasia. b. p.
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