Fédorov il profeta che ispirò Tolstoi di Sergio Quinzio

Fédorov il profeta che ispirò Tolstoi il suo segreto in un'antologia Fédorov il profeta che ispirò Tolstoi La Russia, che presenta oggi una facciata monolitica dietro la quale è difficile guardare (e si sospetta comunque poco interessante), è stata ieri un Paese straordinario, irto di estremi paradossi, di cui la grande narrativa dell'Ottocento offre appena qualche scorcio. Una galleria di suoi personaggi avrebbe una suggestione unica. Incontrererr per esempio Aleksahdr S. ;iabin, le cui musiche ascoltiamo ancora frequentemente. Scxiabin, che cercava suoni capaci di uccidere e suoni capaci di risuscitare. Preceduta da ore di assoluto silenzio, l'esecuzione della sua sinfonia Mistero avrebbe dovuto suscitare, se Dio esiste, il ritorno di Cristo, e se Dio non esiste la fine di un mondo completamente assurdo e inutile. Ma Scmbin morì all'improvviso dopo aver scritto soltanto il preludio. Ai suoi funerali, il 15 aprile 1915, padre Pavel Florenskij — teologo, ma anche fisico e geniale inventore — sussurrò all'amico Sabaneev che il musicista era stato ucciso dalle potenze occulte, per far fallire il suo progetto teurgico. Bisogna pensare a personaggi e paesaggi come questi per trovare un orizzonte in cui sia possibile collocare la vita e l'opera di Nikolaj Fédorov, che il lettore italiano può leggere adesso nell'antologia degli scritti suoi e di Leont'ev curata da Giuseppe Riconda e Nynfa Bosco, con il titolo Occidente, cristianesimo e progresso, per l'editore torinese Giappichelli (pagine 100, lire 8000). Nikolaj Fédorovic Fédorov nacque, non si sa esattamente dove, nel 1828, figlio naturale di un principe Gagarin e di una prigioniera circassa. Dopo aver studiato diritto c insegnato storia e geografia in diverse città, ebbe un modesto incarico di bibliotecario presso il musco Rumiancev di Mosca, lira uh asceta che dormiva su un baule di legno, si nutriva poco, e affrontava senza mantello e spesso a piedi nudi il duro dima moscovita. Andato in pensione dopo venticinque anni di servizio, continuò a lavorare come archivista al ministero degli Esteri, soprattutto per soccorrere i poveri, con i quali divise sempre i suoi magri compensi. Morì nel 1903. Quest'uomo, la cui opera vide la luce soltanto postuma, affascinò Dostoevskij, Tolstoi e Vladimir Solov'év, sui quali esercitò un riconoscibilissimo influsso. Nel 1876, quando Fédorov era completamente ignoto, Dostoevskij lesse restandone fortemente impres sionato il manoscritto anoni mo di un suo Progetto, che doveva diventare il nucleo fondamentale della Filosofia dell'ope ra comune, pubblicata una prima volta nel 1907, e poi nel 1913, in quattrocentottanta esemplari distribuiti gratuita mente secondo quello che era stato il desiderio dell'autore. Altre edizioni si succedettero presto, una nel 1928, un'altra nel 1932: segno evidente che anche nella Russia della rivoluzione il pensiero di Fédorov continuava ad attrarre. ** Come accade per molti fra i più tipici autori russi, e forse si potrebbe dire addirittura per tutti, c'è-in Fédorov una religiosità quasi selvaggia, nella quale si mescolano, in quello che a noi occidentali appare come un indecifrabile impasto di elementi troppo eterogenei, una propensione ancora semipagana per la magia e l'occultismo, un'accesa fede cristiana e un naturalismo scientistico di chiara derivazione occidentale. Un secolo prima il cosacco Grigorij Skovorodà, impadronitosi in Occidente di una non disprezzabile culrura filosofica, si era trasformato in una specie di predicatore ambulante che attraversando la steppa in lungo e in largo, ac colto nelle case dei nobili e nei tuguri dei poveri, insegnava una teosofia ai nostri occhi pressappoco equidistante tra religione tradizionale e illumi nismo. Skovorodà può essere considerato il capostipite di molti pensatori russi, che anche quando abbracceranno la causa della rivoluzione marxista saranno i portatori di un sotterraneo, potente anelito religioso. Come dirà Berdjaev, non ci sarebbe stata nessuna rivoluzione se il socialismo non avesse incontrato l'anima del popolo russo, nella quale un primitivo bisogno di ope razioni magicamente risoluti ve era diventato, attraverso la fede cristiana, volontà messianica di redenzione del mondo. ** Fédorov, non unico nella Russia del suo tempo, interpretò la tradizione teandrica del cristianesimo orientale nel senso che l'unità tra divino e umano presente in Cristo deve estendersi all'intera umanità, anzi all'intera creazione. La redenzione non è qualcosa di puramente spirituale che si compie nell'intimo, ma deve mutare radicalmente la realtà, attuarne una vera e propria transustanziazione. Essenza del cristianesimo non è la dottrina della redenzione, ma l'opera della redenzione. L'«opera comune» — «liturgia» vuol dire «opera comune» — che dà il titolo al trattato del bi bliotecario-asceta moscovita e quella in cui gli uomini, obbe dendo a Cristo, devono concordemente impegnarsi fino ad ottenere la resurrezione di tutti i morti. Fédorov è un accanito nemico della morte. E' vano per lui parlare di redenzione finché morire resta il destino del l'uomo. Le sue pagine disuguali, ripctitorie e senza pregi stilistici s'innalzano improvvisamente quando condannano come cannibalismo la vicenda di ogni generazione che vive nello spazio di sopravvivenza lasciato dalla scomparsa della generazione precedente. E così tutti i progetti politici di redenzione dell'umanità, in quanto rivolti soltanto al futuro, abbandonando senza nessuno scrupolo nella morte dopo una vita di fatiche e di sofferenze coloro che ci hanno preceduto, appaiono a Fédorov come la massima empietà. L'«opera comune» resta misteriosa, come in definitiva s'addice a un'operazione teur gica. Dove si giunge a descriverla, abbondano le ingenuità e gli eccessi fantastici. Sull'esigua base di qualche modesto esperimento per indurre la pioggia, Fédorov giunge concepire un'utopia meteorologica, con la perfetta regolazione del clima terrestre Sfruttando l'elettromagnetismo, gli scienziati dovrebbero poi essere in grado di trasformare la Terra in veicolo spaziale e di colonizzare i pianeti, unico rimedio all'enorme sovraffollamento causato dal ri torno in vita di tutte le gene razioni passate. Ma in pieno secolo XIX Fédorov sapeva vedere i limiti fatali dello sfruttamento consumistico delle risorse energetiche, il destino aberrante delle grandi concentrazioni urba ne, e perfino la «civiltà dello spettacolo» nella quale noi og gi viviamo. Qual è il segreto del fascino intenso che attrasse a Fédorov uomini così diversi tra loro come Dostoevskij, che dichiarò di condividere le sue idee, come Tolstoi che disse di glo riarsi di vivere nel suo stesso secolo, e come i pianificatori sovietici che a lui s'ispirarono nei loro colossali progetti d: conquista delle terre vergini? Credo che il segreto stia nel l'audacia di chi osa vedere volere, non importa quanto scompostamente, ciò a cui le civili abitudini mentali im pongono di non pensare Un'audacia per noi petdutissi ma, che la semibarbarica Russia del secolo scorso, reagendo al violento impatto con l'Occidente, poteva ancora avere per la quale poteva ancora tragicamente, vibrare. Sergio Quinzio Leone Tolstoj visto da Levine(Copyright N.Y. R^view of Books. Opera Mundi e per l'Italia .La Stampai

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