La «preghiera» del lavoro di Vittorio Zucconi

La «preghiera» del lavoro Lettera da Tokyo J|[ ^ Adesso il Governo dice: «Bisogna lavorare meno» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE TOKYO — II governo giapponese è in collera coi lavoratori e dopo anni di prediche inutili comincia a perdere la pazienza. Dopo avere esaminalo a fondo i dati forniti dalle industrie e dal ministero del Lavoro, una commissione di inchiesta governativa ha deciso che operai e impiegati nipponici devono sforzarsi di lavorare meno. Soprattutto «scandalosa» è la situazione degli straordinari, ai quali colletti blu e bianchi giapponesi si abbandonano con volontà preoccupante: di fronte alle 104 ore mensili di straordinario fatte dai lavoratori tedeschi occidentali, alle 125 degli inglesi e alle 146 degli americani, i giapponesi ne hanno fatte, nel 1981, una media di 209. Quel che è troppo è troppo, sbotta il governo, soprattutto perché le altre nazioni, oppresse dalla concorrenza nipponica, minacciano rappresaglie commerciali contro Tokyo. E non si tratta solo di straordinario, ma anche di lavoro ordinario: sempre nell'81, mentre gli operai in Usa segnavano un totale annuo di 1888 ore effettivamente lavorate, primi davanti agli inglesi con 1887 e ai tedeschi occidentali (1728), i giapponesi hanno raggiunto 2162 ore complessive. E' una situazione di emergenza (alla giapponese), e il governo interviene: se siete bravi patrioti — implora — lavorate un po' meno. «Oktoberfest» giapponese Esiste un rapporto di causa ed effetto fra il consumo .di birra e la produttività? Il sospetto, scientificamente non provato, viene leggendo le ultime statistiche giapponesi sul consumo di birra, ormai vicinissime alle cifre dei tedeschi, l'altro popolo di celebrate virtù lavorative e di appassionata dedizione alla birra. Più del 50% dei giapponesi preferiscono ormai questa bevanda sopra ogni altra, alcolica o «soft». Un giapponese su 4 spende oltre 150 mila lire il mese nell'acquisto di birra, in locali pubblici 0 per il consumo domestico, e le competizioni tra bevitori sfidano ormai le storiche bevute della «Oktoberfest') bavarese: il record appartiene a un uomo che è riuscito a bere di seguito 16 boccali da mezzo litro. Seconda, una donna, con 15. Il banchiere sull'autobus In chiave moderna, computerizzata e tutta giapponese rinasce alle soglie del duemila la figura del banchiere itinerante. Di fronte alla continua espansione urbana di Tokyo, alla ricchezza nazionale crescente, e all'uso del contante che in Giappone prevale sulle carte di credito o sugli assegni, i maggiori istituti di credito nipponici hanno lanciato con straordinario successo le «agenzie» ambulanti. Su autobus corazzati (ma colorati come stands di luna park), forniti di piccolo computers, dotati di telecamera collegata con la centrale e di congegni antirapina a combinazione per l'avviamento del motore, i bancari giapponesi battono gli sconfinati quartieri nuovi della periferia offrendo i loro servizi nelle zone ancora poco servite da agenzie bancarie tradizionali. Tutte le operazioni sono possibili, dall'apertura di conti correnti al pagamento di fatture, dalle concessione di prestiti al prelievo di contanti. Soprattutto nella prima estate e nel tardo autunno, quando le ditte pagano le grosse mensilità-premio, e 1 dipendenti tornano a casa con le tasche piene di banconote, gli affari vanno a meraviglia e i nuovi clienti accorrono all'autobus della banca come bambini attorno al carrettino dei gelati. Gli unici ad angosciarsi sono i poliziotti che vedono passare per le strade queste casseforti su ruote ripiene di yen, ma finora, nessun tentativo di rapina è stato registrato. La «preghiera» del lavoro Ogni mattina, per 365 giorni l'anno, il lavoro nella più grande industria giapponese, e quindi mondiale, di apparecchiature elettriche, la «Masushita Electric» (più nota all'estero come «National Panasonic») comincia con il canto corale di questo inno: «Per costruire il nuovo Giappone intelligenza, forza, unione. Con armonia e sincerità per te, Matsushita Electricità! ». Solo quando si è ascoltato una volta il coro che si alza dalle linee di montaggio, dai magazzini, dagli uffici dei capi reparto si comincia davvero a capire come ha fatto questo Paese a raggiungere, da un reddito pro-capite di 17 dollari nel 1948, la posizione di seconda potenza economica del mondo, nel 1981. A ruba le monete da 500 yen La maledizione delle monete da 500, accomuna, per una volta, Italia e Giappone. Cosi come accadde da noi, per 1 celebre, invisibile e ormai estinto pezzo d'argento da 500 lire, anche qui una nuova moneta da 500 yen (circa 2500 lire) coniata dalla zecca in sostituzione di ban-' conota dello stesso valóre è sparita dalla circolazione pochi giorni dopo essere stata emessa. Prodotta lo scorso aprile in 100 milioni di pezzi, la nuova moneta, di metallo volgare, quindi senza nemmeno il fascino dell'argento contenuto nelle nostre 500 lire, è introvabile. Lo Stato ne immette 20 milioni di pezzi al mese in circolazione, e promette di raddoppiare il flusso, Vittorio Zucconi

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