A DIECI ANNI DALLO SCANDALO CHE HA TRASFORMATO L'AMERICA di Ennio Caretto

A DIECI ANNI DALLO SCANDALO CHE HA TRASFORMATO L'AMERICA A DIECI ANNI DALLO SCANDALO CHE HA TRASFORMATO L'AMERICA Riecco la banda del Watergate Nessuno dei colpevoli è stato messo al bando: Nixon ritorna in scena come statista anziano; quasi tutti gli altri si sono arricchiti con libri, film, conferenze a pagamento - I «cattivi» hanno avuto più fortuna dei «buoni» - Ma il costume politico è stato sgombrato di gran parte della corruzione - E si è rafforzato il potere del Parlamento rispetto a quello del presidente DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — II riferimento biblico è immediato. «Ricordiamoci della moglie di LoU dice Richard Nixon. «Non bisogna mai guardarsi indietro». Nixon non parla di Sodoma e Gomorra né dell'ira del Signore, che trasformò in sale la moglie di hot, rea di aver violato l'ordine di non voltarsi verso la città. Parla del Watergate, dieci anni dopo. Diana Sawyer insiste. E' bella, bionda, quasi di famiglia: il fatidico giugno del 72, quando scoppiò lo scandalo, lavorava all'ufficio stampa della Casa Bianca. «Nessuno vuole dimenticare il Watergate», obietta. Nixon sorride, come fa quando è a disagio. «Sono tutti narcisisti», risponde. E' di nuovo sicuro di sé, la mascella si è appena appesantita, il fisico incurvato, ma i capelli sono ancora neri, la voce è ferma, lo sguardo imperioso. Dal teleschermo, non irradia più senso di colpa né smarrimento, bensì fiducia e autorità. Nell'America di Reagan ha trovato un ruolo confacente: Z'«elder statesman» o statista anziano, cui Haig si rivolge d'abitudine per avere consigli, con parsimonia, cui il presidente affida missioni diplomatiche: un viaggio in Cina, la presema al funerale di Sadat, un consulto sul disarmo. Invano il Washington Post, il giornale che gli ha rovinato la carriera, scrive che nel sondaggi d'opinione il 70 per cento degli americani lo condanna sempre. La superpotenza ama i decennali. Nel 79, celebrò con orgoglio la conquista della Luna. Oggi medita sul Watergate. Riviste e quotidiani, radio e tv ne discutono almeno tanto quanto delle crisi libanese e delle Falkland. Ma si è esaurita la passione. Più che II problema: a che cosa è servito il Watergate, in che cosa ha cambiato ti Paese?, alla gente interessa che cojq ne è stato dei suol protagohi? stl. Certo, gli Stati Uniti sotio diversi da quelli del 72, ma meno di quanto lo furono quelli del 76, l'anno della vittoria del presidente Carter: ci ha pensato Reagan a riportarli vicino alla visione nixonlana dello Stato. Ma la restaurazione è stata persa di vista nel riflusso. La storia, efie ama l paradossi, ha fatto espiare lo scandalo ai protagonisti (neppure troppo) e poi II ha premiati. Nessuno del bigs del Watergate è stato messo al bando dalla società: quasi tutti, ami, sono diventati ricchi. Il Washington Post calcola che dallo scandalo sta nata un'Industria con un fatturato di oltre 100 milioni di dollari. 135 miliardi di lire, composta da 60 libri circa, due film, due sceneggiati della televisione, innumerevoli con)ereme a pagamento. La tipica disinvoltura americana ha portato a matrimoni d'interesse tra vincitori e vinti. John Dean, il consigliere legale del presidente Nixon, incarcerato per quattro mesi, il giornalista Bob Woodward, che denunciò il Watergate, el'ex senatore Sam Ervin, che diresse l'inchiesta del Senato sono rappresentati dallo stesso agente letterario e parteci¬ plDstcnmìf pano Insieme al seminari politici delle università. Esemplare è la vicenda dì Dean, il primo dei cospiratori a consegnarsi alla giustizia, in cui molti idenftearono Gola profonda, come il misterioso Informatore del Washington Post fu chiamato rifacendosi a una pellicola pornografica. Espulso dall'Ordine degli avvocati, Dean è passato alla radio e alla tv, fondando la casa di produzione uPopular Mediai. Ha lanciato i due sceneggiati tratti dai suoi libri, Cieca ambizione e Gli anni della Casa Bianca, e da quello della moglie, Mo (il suo affettuoso nomignolo). Miliardario, John Dean abita a Hollywood, tra le stelle del cinema. Si considera una vltttma delle macchinazioni dei suoi due diretti superiori, «la guardia prussiana Haldeman e Ehrllchman». Ma non ìia rimpianti: «Sono molto fortunato», ammette. Il caso più clamoroso, tut- tavia, è quello di Gordon Liddy, l'uomo che nel Watergate svolse il ruolo di 007. Questo ex agente della da, che organizzò l'irruzione nella sede del partito democratico, non ha mai dato segni di rimorso. Scontata la condanna più dura — quattro anni e mezzo di carcere — è tornato alla ribalta come un eroe. Le università si riempiono quando tiene conferenze, a 4000-5000 dollari luna. Parafascista, Lìddy trasmette un messaggio di «legalità e ordine», e di nostalgia della presidenza Imperiale. Dalla sua autobiografia, la tv ha tratto un film d'effetto. A Washington, questa copia di James Bond ha fondato un'agenzia di investigazioni. Nei ritagli di tempo scrive gialli die vengono paragonati a quelli di Ian Fleming. A chi critica Nixon risponde che «il Watergate almeno non ha causato morti», un riferimento non sottile a Chappaquiddìck, dove morì la segretaria di Edward Kennedy. Come l'araba fenice, dalle ceneri dello scandalo è rinata anche la «guardia prussiana», che però si è subito divisa. Gli «altri due tedeschi» (Il primo era Klsslnger), una volta inseparabili, non si sono più rivisti dal giorno in cui sono usciti dal carcere. L'ex capo di gabinetto Haldeman, autore di I fini del potere, è tornato a Los Angeles e dirige una grande agenzia immobiliare. Conduce l'esistenza del recluso e ha troncato l rapporti con la stampa. John Ehrllchman, l'ex consigliere di politica interna, è diventato un hippy intellettuale. Ha divorziato dalla prima moglie, ne ha sposata una seconda, si è fatto crescere la barba e si è trasferito nel Nuovo Messico, presso la casa che fu di H. D. Lawrence. Grazie ai suoi romanzi e a una buona dose di umorismo è diventato un divo della televisione. Il meno fortunato è stato John Mitchell, l'ex ministro della Giustizia, già celebre avvocato newyorchese. Ultimo a entrare In un penitenziario, ultimo a uscirne nel gennaio del 79, dopo venti mesi, Mitchell, oltre al lavoro, ha perso anche la moglie,' Martha, morta di cancro. Martha, il bicchiere facile e la lingua lunga, era stata uno degli Idoli di Washington: nel corso dello scandalo, Nixon l'aveva affidata al prestigioso Fbl, perché la Inducesse a tacere. Mitchell ha anche subito due gravi operazioni, per un aneurisma e un 'artrosi. Fa il consulente internazionale «per pagare, spiega, i miei avvocati». Della banda del Watergate è l'unico rimasto avvinto a Nixon da solida amicizia, anche se i due evitano di farsi fotografare insieme. Di pentiti, specie di cut l'Italia abbonda, lo scandalo ne ha partorito uno solo, Charles Colson, detto anche Dirty Trick, o sporco trucco, e «l'accetta», ossia il sicario. Colson è così mutato che gli ex colleghi non ci credono. Ha abbracciato la stessa fede del presidente Carter, quella dei «cristiani rinati», e conduce l'apostolato nelle carceri. La sua fondazione, la «Prison Fellowship», ha un bilancio annuo dt 3 milioni di dollari, più di 4 miliardi di lire. Colson incomincia le sue prediche con il saluto: «Compagni peccatori, il motivo per cui sono qui è che ho dato la mia vita a un detenuto che si chiama Gesù». La sua iniziativa più meritevole è diretta alla riabilitazione dei carcerati. Riassume così la sua filosofia: «Meglio la Chiesa della Casa Bianca». Queste le vicende del cattivi nell'ultimo decennio. E i buoni?Il giudice John Strica, soprannominato «massimo della pena», il procuratore speciale Archibald Cox, il funzionario di palazzo Butterfield, che denunciò l'eststema di un sistema dt registrazione? Il Watergate non li ha arricchiti e forse ne ha danneggiato la carriera. Sirica non è salito di grado, Cox ha dovuto accettare la presidenza di un gruppo dei diritti civili, -Causa comune», per non restare disoccupato, Butterfleld ha lasciato la politica per llndustrta. C'è chi li considera dei vecchi eccentrici, don Chisciotte contro i mulini a vento. «Sono la prova, ha scritto un giornale con facile cinismo, che- l'onestà non paga». Se il metro di misura fosse la fama, sia pur trista, o l'agiatezza, sema dubbio si dovrebbe concludere che i vinti di allora sono i vincitori di oggi e viceversa. Ma il Watergate ha trasmesso agli Stati Uniti ben altra eredità che le ascese o le cadute personali dei suoi protagonisti. Esso ha modificato II costume politico nazionale. Ha sgombrato di buona parte della corruzione preesistente, se non di tutta, le strutture finanziarie dei partiti e dei singoli candidati. Ha spinto gli elettori a una verifica più attenta dei problemi e delle personalità: l Watergate bables, i deputa- ri e senatori del 76. sono stati tra i più retti della secolare storia Usa. In particolare, ha modificato a favore del primo il rapporto di forza tra il Parlamento e il Presidente, ojsla Il potere legislativo e quello esecutivo. Lo storico Arthur Schlesinger junior lamenta che talune delle riforme varate sulla scia dello scandalo — e del Vietnam, l'altro grande trauma americano degli Anni Settanta — stano già state annullate dal «regime Rea¬ gan». Cita i poteri della Cia, ridotti prima al minimo e ora ripristinati quasi al livello nixoniano; la diffusione dei principi conservatori, per non dire reazionari, della cosiddetta maggioranza morale; le nostalgie imperiali del reganauti. Biasima i tentativi della Casa Bianca di «ripescare» personaggi come Maurice Stans. multato di 5000 dollari per violazione dei regolamenti elettorali sotto Nixon, e affidargli la direzione dell'ente privato per gli investimenti d'oltremare. Schlesinger non ha tutti i torti, ma la sua è una valutazione troppo pessimistica. L'America non ha dimenticato, né confuso i valori. Nonostante la sua ricomparsa in scena, Nixon non ha ottenuto né otterrà la riabilitazione ufficiale die sperava. I movimenti civili non hanno allentato la loro vigilama. Ai giovani si insegna che cosa fu il Watergate e perché la conquista della fiducia pubblica vada rinnovata quotidianamente. Paese innanzitutto capitalista, gli Stati Uniti possono esaltare adesso ciò che più solletica i consumi, e dunque il sensazionalismo, la morbosità, l'equivoco. Ma la loro storia ha sempre dimostrato una logica di ferro. Nei suoi libri, essa parlerà dei Strica e dei Cox, non dei Dean e del Llddy. Manterrà l'Incomprensibile divario tra il Nixon presidente della distensione sia con Mosca sia con Pechino e il Nixon politicante disonesto in una gloriosa capitale. Ennio Caretto John Mitchell Richard Nixon pentito in una caricatura di David Levine' ((Copyright N.Y. Revlew of Books. Opera Mundi e per l'Italia .LaStampai).