L'AGENDA DI F. & L. di Franco Lucentini

L'AGENDA DI F. & L. L'AGENDA DI F. & L. La lagna «Mai contente, mai tranquille, . sempre a volere qualche altra cosa, a rimpiangere un'altra situazione, un'altra camicetta, un'altra estate, un altro parrucchiere. Le porti a New York, e subito la confrontano con Positano, tanto più dolce e distensiva; le accompagni sul Nilo, e gli scatta la nostalgia per quel certo ruscelletto scozzese, tanto più limpido e fresco. Chez Maxim le disturbano i troppi camerieri, la subdola (secondo loro) alterigia del maitre; nella pizzeria le offendono le macchie sulla tovaglia a scacchi, l'odore che resterà attaccato ai capelli. . «Alte, si sentono trampolicri; basse, si sentono tappi. Magre, c'è il rovello del seno inadeguato; grasse, il dramma dei fianchi prorompenti. Carine, vorrebbero essere belle. Belle, vorrebbero essere bellissime. Bellissime, chiedono allo specchio: ma la bellezza è tutto? «E poi comunque ci sono troppi generi di bellezza per non gettarle in un mare di dubbi tormentosi. Una bellezsexy, vistosa («ma cos'ha da guardare quel cretino?») le fa sentire tuttavia volgari; una bellezza sognante e misteriosa è però poco pratica; una bellezza aristocratica rischia di intimidire, di scoraggiare; una bellezza da rivista di mode non avrà l'aria costruita, banale? «Tutte del resto hanno indistintamente un'immaginazione da fotoromanzo, inquadrature e sequenze di dieci storie diverse si succedono e si contraddicono incessantemente nella loro testa. La miliardaria che si tuffa nuda dallo yacht, ma anche la vedova siciliana che ha saputo allevare mirabilmente dodici figli. L'affascinante straniera con levriero afgano al guinzaglio, ma anche la scienziata (premio Nobel) che ha dedicato la sua vita al Dna. La banditessa o terrorista che copre la fuga del suo uomo col mitra in-pughò, ma anche la suora che cura i lebbrosi con un angelico sorriso sulle labbra. Sfogliano freneticamente la margherita dei modelli e dei desideri, sempre cercando, cercando... Che cosa nessuno lo sa, loro meno di tutti. Il risultato pratico è che non gli va mai bene niente, neanche (come attesta il Libro della Generi) il Paradiso Terrestre». L'uomo che così sentenzia sulle donne è tra i cinquanta e i sessanta, alto, inagrissimo dinoccolato, con indosso un leggero golf di cashmeie sbrindellato e informe, e una sigaretta rinnovata ogni cin que minuti tra le dita gialle di nicotina. Gli amici che ci hanno portato da lui si sono preoccupati di avvisarci: è un tipo da vedere, ma pieno di idee fisse, di vecchi cliché, un isolato, un superato, un rea zionario spaventoso. ** Più che un reazionario, noi riconosciamo subito un esemplare di Eccentrico, specie as sai diffusa in Europa dal Sette cento.in poi, ma oggi pressoché estinta. Indifferente alla ricchezza, l'Eccentrico deve in fatti poter disporre di una di sacra quantità di denaro sen za lavorare per guadagnarselo, E' concepibile che nella emergente, vastissima classe di cas sintegrati, disoccupati, cmar ginati e assistiti vari finiscano per nascere nuove forme di ec centricità (qualche segno è già visibile), ma il tradizionale ceto dei rentiers è scomparso con esso sono scomparsi suoi figli meno tediosi, cioè appunto gli Eccentrici. Il nostro vive quasi emblc mancamente ai margini dell sua proprietà, ora venduta: un grande parco intorno a una grande villa che si affaccia sul lago Maggiore. S'è installato nella ex casa dei guardiani, un villino di tutto rispetto, e qui coltiva un orto, dei fiori, ospi ta diversi cani e gatti randagi Ha una vecchia giardinetta con cui scende in paese per ac quisti e brevi conversazioni al caffè, in banca, in farmacia Ha vissuto a Parigi e a Lon dra, è stato giocatore e forte bevitore. Ha pubblicato a sue spese un paio di volumetti di poesie che non abbiamo letto, dipinge quadri che non abbiamo visto. Flirta blandamente con l'occultismo c la cucina orientale. Non si è mai sposato. «Non volevo famiglia, responsabilità — ci spiega, con la franchezza un po' aggressiva e un po' verbosa tipica della sua specie — non volevo figli che un giorno mi venissero a chiedere perché diavolo li avevo messi al mondo. Ma non sono un donnaiolo, un collezionista. L'idea di "sedurre" una donna, di conquistarla, magari di portarla via a un altro, non mi ha mai attirato. Non sono competitivo e non ho il gusto del possesso. Certo, le donne mi sono sempre piaciute, ne ho sempre avute intorno, in casa. Una alla volta, però. Non amo gl'intrighi». Attualmente, ha «intorno» una cameriera africana, ragazzotta color caffè poco tostato, Eiccola e paffuta, con denti ianchissimi, facile al sorriso e alla risatina, che gli è stata mandata mesi fa da certi parenti. «A Milano aveva combina-to dei pasticci, non so di che genere — ci racconta l'Eccenr trico — e qui da me ci sta volentieri, non c'è molto lavoro, io non sono esigente, e poi la cucina la faccio spesso io. E' una ragazza di ottimo carattere, sempre allegra, molto sveglia, ha imparato l'italiano benissimo. Ma soprattutto, ero sbanco di vivere con donne che dopo un po' mi dicevano: sono stufa di farti da serva. Questa almeno è davvero una serva, non ci sono equivoci». ** Fingiamo di non scandalizzarci, giacché, contraddetto, 'Eccentrico tende a essere ripetitivo, non tanto per ostinazione quanto per una sua diversa nozione del tempo: non avendo niente da fare, può perdere ore a ribadire pugnacemente un'enormità, un paradosso. «La posizione di uno scapolo come me — prosegue sospirando — è molto difficile. Le donne sono attratte dai solitari, ma solo perché, sotto sotto, ci "vedono una sfida. La prima volta che arrivano quassù varino in estasi: hanno sempre sognato un posto come questo, una vita come questa, col lago, la barca, le ortensie da curare, i meli da Eotare. Pace, serenità, riposo, uone letture, buona musica L'idillio, insomma. E mi ammirano, mi vedono come un uomo ideale, un tipo rude e indipendente, che si fa gli affari suoi alla faccia del mondo, Ma non c'è una parola di vero, naturalmente. E' il solito fotoromanzo. «Passano qualche mese con me, e cominciano ad agitarsi. Se sono stupide, pretendono semplicemente di sposarmi e riportarmi a Milano in qualche attico semicentrale con doppi servizi e box auto. Se sono intelligenti, la prendono dai lato ambizione: non sai farti valere, dovresti farti conoscere, esporre i tuoi quadri raccogliere i tuoi versi da un grosso editore, guarda quanti imbecilli ci sono in giro che vengono presi sul serio, e così via, con crescente insistenza. L'idillio è finito, non gli dice più niente. Delle ortensie torno a occuparmene io. Le buo ne letture le annoiano. Le chiacchiere del barcaiolo, che in principio era tanto simpati co e umano, ora gli danno sui nervi. Il cinema in paese è una pena. Perché non facciamo un salto a Venezia? a Roma? La solitudine va bene, ma non ci si può tagliare fuori da tutto così. E la mostra di Monet? E Salisburgo? Fino al rimprove ro conclusivo, sferzante: non mi porti mai da parte». L'Eccentrico si accende ventesima sigaretta con mani tremanti, e ci viene spontaneo chiedergli quale sia, allora, il vantaggio di non essere am mogliati. «E' solo apparente — am mette lui, mortificato —. come cambiare detersivo marca di benzina. In realtà tutte le donne sono ugual nella convivenza. Gratti appena, e salta fuori la moglie. Che poi la cosa duri trent'anni con la stessa, o un anno solo con trenta mogli diverse, non cambia niente». Ma non ci saranno eccezioni? Le donne che hanno una professione, le artiste, le fem ministc? «Ci saranno, e se ci sono darebbero ragione a me. Il principale attributo femmini le, la caratteristica fondamen tale che distingue la donna dall'uomo, è la lagna, l'incapacità di non fare la lagna. Biso¬ nessuna la gnerebbe tenerne conto, ih quei disegni schematizzati che mandiamo nel cosmo ad uso di eventuali alieni: un uomo nudo e accanto a lui una donna che gli sta rompendo l'anima». Ma non ci sono mica solo le donne, obbiettiamo, che fanno la lagna. «Appunto! — ttionfa l'Eccentrico —. Tutto il mondo sta ormai facendo una lagna tremenda. La fanno gli operai e gl'industriali, i poliziotti e i carcerati, i tassati e i tassatori, i giovani, i vecchi, i transessuali, i medici, i paramedici, i giornalisti, i tranvieri. Uno apre un giornale, il televisore, e cosa trova? Lagna ininterrotta, corale. Viviamo in una società che si esprime e comunica soltanto per mezzo della lagna, è questo il vero mass medium del nostro tempo. Le femministe hanno ragione: è un mondo già pienamente femminilizzato, perché non dovrebbero gestirlo le donne, maestre ineguagliabili di lagna? L'alternativa sarebbe di studiare a fondo il fenomeno, se dipenda da cause sociali o culturali rimediabili, o se invece non esista per caso un or mone, un enzima, una ghian dola della lagna, della sconten tezza, dell'insoddisfazione, co me io ritengo. Pensate al mito di quelle tre stupide che avevano tutto e non gli bastava ancora. Così ti organizzano il giudizio di Paride, un fesso qualsiasi, e la conseguenza è la guerra di Troia. No, temo che a lagna faccia proprio parte del loro patrimonio genetico». Entra la ragazza africana col suo sorriso e col vassoio del tè. Questi amici, le spiega l'Eccentrico mentre lei ci porge le tazze, vengono da Torino. Il sorriso si fa abbagliante. Ah, Torino! La Consolata! missionari della Consolata! Al suo paese li frequentava, cantava nella loro chiesetta, vedeva le fotogtafìe del santuario Quanto le piacerebbe visitarlo, e dire che non è nemmeno tanto fontano dal lago'Mag giore. Il sorriso si spegne di :olpo. «Ma con lui non c'è niente da fare — ci dice in perfetto italiano, alzando le spalle — non mi porta mai da nessuna parte». Carlo Frutterò Franco Lucentini

Persone citate: Biso, Carlo Frutterò, Monet