La borghesia emerge, ma le grandi famiglie hanno radici di stile e ricchezza nel 1300 di Francesco Rosso

La borghesia emerge, ma le grandi famiglie hanno radici di stile e ricchezza nel 1300 La borghesia emerge, ma le grandi famiglie hanno radici di stile e ricchezza nel 1300 Le grandi famiglie bresciane oggi sono innumeri, perclié si moltiplicano per talea, come la gramigna. Provengono quasi tutte dalla Val Trompia e dalla Val Gobbia, dove sorgono le più numerose ed importanti industrie metalmeccaniche, e si è formato il nvcleo formidabile delle piccole e medie industrie, l'ossatura del benessere bresciano. Finita la scuola, i rogassi entrano in officina, imparano il mestiere, escono, si mettono per conto loro, avviano l'officinetta che presto diventerà la fabbrica. E ciò avviene da sempre, per cui non meravìglia che oggi Brescia occupi il terso posto nella classifica nazionale dell'industria e sia affollata di «grandi famiglie». Ma le Dinastie che hanno dato fama a Brescia, specie nelle armi, hanno radici piantate nei secoli, nel 1300 a Brescia erano già attive duecento fabbriche di anni, un primato che nemmeno Toledo può insidiare. Gardone Val Trompia, da non confondere con Gardone del Garda, è sempre stata la capitale delle armerie ed ha fama guerriera ereditata forse dai misteriosi Camuni che hanno riempito le rocce della Val Camonicadi graffiti a rappresentare uomini agricoli, bellicosi e ben armati. Più tardi, amando le armi di amore quasi carnale, non potendole più usare, quasi per transfert incominciarono a costruirle per gli altri, e si for- mò l'artigianato più qualificato del mondo nel settore. /, bresciani hanno fatto armi sempre, e per tutti. L'imperatore Carlo V desiderava un'armatura? Glie ne fabbricarono una d'acciaio ageminata d'oro, ed è quella, forse, che indossava quando Tiziano 10 ritrasse. Carlo V era notoriamente avaro; a Tiziano diede pochi soldi, ma ai bresciani che gli avevano confezionato quel vestito d'acciaio ageminato d'oro, che cosa ha dato? Forse furono meglio ricompensati da Francesco 1° per il pugnale, anch'esso ageminato d'oro, che gli fornirono su ordinazione ignota, ed altrettanto generosità è probabile abbia dimostrato Luigi XIV", 11 Re Sole, al quale fornirono un'armatura , naturalmente ageminata d'oro. Nel museo delle armi di Casa Beretta, in corso Magenta a Brescia, è conservata la copia del fucile fabbricato per il Mikado del Giappone, con il calcio d'avorio ageminato d'oro, e sempre ageminate d'oro, la grande dinastia degli armieri bresciani, fece le armi per il Duca d'Aosta ed i suoi Ascari di scorta. Non c'è esercito in Europa, Africa, Sudamerica, che non si sia rivolto agli armieri bresciani per le sue esigenze. Beretta è il nome che più si pronuncia, è diventato di moda anche nella letteratura gialla. Nei film di cow boy e nei western, per sceriffi e banditi è d'obbligo la Colt; nei romanzi di Wallace e di Robbins c'è la pistola Beretta. Domando se il mercato sia ancora florido; con un sorriso rispondono die se prima esportavano in Grecia, Turchia. Spagna, nel vicino Oriente, le armi bresciane oggi vanno anche in Pakistan, Iran, Iraq, India, Egitto. Sudafrica, America del Sud. Naturalmente, per seguire i mercati, i grandi capitani d'industria si muovono. «Li può incontrare più facilmente in treno, o in aereo che a Brescia», mi dice il sindaco dott. Cesare Trebeschi. sottolineando però che la forte industrializzazione bresciana non consiste solo nelle fabbriche di armi, che esiste una diversificazione merceologica complessa, specie in Val Gobbia, dove le fonderie sorgono a fianco dell'abitazione del titolare, e dove si producono armi da taglio e fioretti, posaterie. macchine utenmetallurgia, ali- rubinetterie, sili, tessiture mentati. Ogni bresciano può volitarsi di essere un selt made man. di aver sempre fatto tutto da solo Non hanno mai cercato crediti che venissero da altre zone d'Italia, anche limitrofe, guardano i milanesi con diffidenza chiamandoli rubamazzo, e dopo la guerra rifiutarono anche gli aiuti americani per non dover nulla a nessuno. E sì che avevano bisogno di soldi per ricostruire il Bresciano devastato dai bombardamenti. La diffidensa e rocciosità montanara li ha indotti ad un particolare isolamento. Anche se oggi le condisioni sono mutate, le «grandi famiglie», ed anche le piccole, sono rimaste clan patriarcali; la prole numerosa è un vanto. Ma proprio questa specie di autodifesa ha generato l'incredìbile sviluppo industriale di Brescia. Una frenetica voglia dì lavorare, dì stare sull'affare di essere presenti ovunque è alla base delle fortune di numerose dinastie. Piera Glisentì, dinamica imprenditrice, è stata la prima donna. d'Italia tominata Commendatore. Francesco Carponi Glisenti è stato presidente dell'Unione Industriali fino a poco fa. Pier Giuseppe Beretta è membro della deputasene del Teatro Grande. Ai Beretta e Glisenti bisogna aggiungere i Gnutti, Bonomi, Antonini, Bernocchi. Bemardelli, con casa in Val Trompia e Val Gobbia accanto agli stabilimenti, ma con palasso avito in città, dimore solitamente arredate con gu>sto raffinato e misura nello sfarso. Ripetono un poco la mondanità sontuosa e aristocratica della famiglia Martinengo, che nel 1500 organizsava nel proprio palasso feste grandiose alle quali convenivano aristocratici lombardi e venesiani. Nell'Ottocento, Marsia Martinengo ospitò ed amò Ugo Foscolo. Questo per dimostrare che le grandi famiglie bresciane non pensano solo ai telai, alle frese al tondino ai torni, non sono indifferenti all'arte ed alla cultura. Non tutte le grandi famiglie provengono dall'industria, la finanza e l'agricoltura hanno forte rilievo. La famiglia Montini controlla parte della finanza bresciana attraverso la Banca San Paolo. I Folonari imparentati coi Montini, sono maestri del vino, come i Berlucchio, produttori di uno spumante methode champenoise die dà la polvere ai migliori champagne. Nelle vicinanse del Lago d'Iseo, in sona Francìacorta. si produce un lino squisito. LI un tempo i ricchi bresciani in estate andavano a villeggiare. Poi venne la moda dei viaggi e delle spiagge mondane italiane ed estere. Ora sono ritornati alle origini, hanno riaperto le ville, scavato piscine e. con le spalle ben guardate, hanno ripreso a coltivare viti e produrre lini di qualità eccezionale. Le «grandi dinastie» rimangono, ma c'è la marea della borgliesìa emergente che si mescola alla vita sociale di Brescia, frequenta le stagioni \dopera al Teatro Grande; in platea, perché i palchi sono ancora in buona misura proprietà delle «grandi famiglie». Sono piccoli e medi industriali, come i Lucchini, gli Spada i Dora, i Camandini o commercianti in grande, come la «Leasing S.B.S.» del dott. Cavallari, gente modesta e alacre che ha grandi meriti nello sviluppo economico della provincia di Brescia. Francesco Rosso