Don Rodrigo non abita più qui

Don Rodrigo non abita più qui Lecco, la curiosa storia del palazzotto venduto al Comune Don Rodrigo non abita più qui La villa, spesso meta di comitive in cerca di tracce della storia manzoniana, fu in realtà costruita nel 1938 sui resti di un precedente edificio - L'alone di leggenda DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE LECCO — «Il palazzotto di don Rodrigo sorgeva isolato a somiglianza di una bicocca sulla cima d'uno de'poggi ond'è sparsa e rilevata quella costiera». Cosi il Manzoni nel capitolo quinto del Promessi Sposi descrive la dimora del signorotto e più avanti specifica: «Il palazzotto con la sua torre piatta elevato sopra le cosucce ammucchiate alle falde del promontorio». Cupa, turrita, isolata alla sommità del monte, la villa ben si prestava ad ambientarvi torvi personaggi animati da violente passioni. Da sempre 1 cittadini di Lecco e in particolare gli abitanti del quartiere di Olate hanno visto in una villa con torre In cima allo Zucco l'esatta copia delle descrizioni manzoniane, confortati da studiosi del grande romanzle re, quale lo Spreaf ico, che delle fantasie popolari ha fatto legge. Cosi quando il Comune di Lecco ha acquistato alla fine dello scorso mese villa e parco, si è cominciato a parlare di acquisizione da parte della città del palazzotto di Don Rodrigo. Ma la notizia, presto rimbalzata nel paese, nasconde un retroscena piuttosto gustoso. In cima allo Zucco, nascosta da alberi secolari, affondata In una macchia verde smeraldo, c'è veramente una splendida villa. Tutto Intorno però sono sparite le misere casucce sostituite da palazzi di edilizia popolare, ville, condomini, fabbriche e strade. Sulla sommità del monte, divenuto città, nulla rimane del silenzio manzoniano trasformatosi in rumore di clacson, grida di bambini, vociare ur bano. E anche la villa non conser va 11 fascino del peccato. Bel la. luminosa e soleggiata è un pregevole esemplo di archl- tettura razionalista, opera dell'architetto Cereghini. Non è uno sbaglio, è proprio la verità: dal 1938 al posto del «palazzotto di Don Rodrigo» c'è la casa della famiglia Guzzi. «Lo so, lo so, anche voi siete qui pensando di vedere il vecchio palazzo — sorride la si gnora Angela Locatelli Guzzi — ma non è così. Questa è la casa che io e mio marito ab biamo fatto costruire dopo aver abbattuto la villa vendu taci nel '38. Ora ho ceduto la villa e parco al Comune che la utilizzerà per usopubblico». La villa In realtà una torre la esibisce, robusta e un po' imbarazzante nel rimanente stile pulitissimo e nitido proprio del razionalismo architettonico. «E sì, durante i lavori la Sovrintendenza ci impose la torre e noi, pur di finire la nostra casa, acconsentimmo». Spiega la signora Guzzi e aggiunge: "Quando iniziammo la demolizione della precedente costruzione molti abitanti di Olate dissero di noi: "Cattiva gente che di strugge il palazzo di Don Rodrigo". Poi nel corso degli an ni abbiamo dimostrato dì non essere cattiva gente, ma molti non hanno mai creduto alle nostre spiegazioni. Passeggiando nel bosco la signora Guzzi avvolge In uno sguardo carico di dolcezza la villa e giardino: «Non abbiamo distrutto un pezzo di storia, ma solo dei mitri. Ma per tutti è rimasta la dimora di Don Rodrigo e sono quarant'anni che quasi ogni giorno ricevo ragazzi delle scuole e studiosi che vogliono visitare un pezzo della storia manzoniana. La villa si fa notare per una curiosa tinteggiatura bianca, rossa e verde a grandi bande orizzontali, «Un altro vincolo della Sovrinténdenza: ripetere lungo tutte le facciate i co lori del tricolore così come era stato fatto sulla precedente villa nel 1848 quale segno di italianità». Quella che correttamente altro non si può defi nire che «villa Guzzi» conserva però ricordi storici autentici e non solo legati alla fantasia popolare. « Vede quella casetta nascosta nel bosco? Lì durante la Resistenza si riuniva il comando di due divisioni delle Brigate Garibaldi; era un nascondiglio insospettabi le: le Garibaldi in una villa lussuosa! E così non ci hanno mai presi. Questa è l'unica storia vera che posso raccontare, più recente, ma molto importante». A fine settembre la signora Guzzi lascerà la sua casa al Comune che deciderà come utilizzarla dopo averla acquistata per 720 milioni. La proprietaria senza nascondere un'ombra di malinconia aggiunge: -E' stata la nostra casa, ma anche la casa in cui si sono ritrovati, durante la Resistenza e dopo, tanti amici, tante persone. Vi abbiamo vissuto in serenità lavorando e studiando. Ora mi auguro che finalmente diventi la villa del Comune e non ptù, come falsamente è stata finora, l'ex palazzotto di Don Rodrigo. Anche il Manzoni aveva diritto a narrazioni di fantasia; perché imporgli a tutti i costi una villa che aveva l'unica colpa di essere la sola isolata sul monte proprio sopra la casa dello scrittore?». Marina Cassi Lecco. Dove, secondo la tradizione, sorgeva il palazzotto di Don Rodrigo oggi c'è questa villa, costruita nel 1938 sulle macerie di un precedente edifìcio. «Quando avviammo i lavori — spiega la proprietaria, Angela Locatelli, che ha venduto la casa al Comune - la Sovrintendenza ci impose soltanto di innalzare la torre». Il luogo è spesso visitato da comitive di curiosi (Foto La Stampa)

Persone citate: Angela Locatelli, Angela Locatelli Guzzi, Cupa, Manzoni, Marina Cassi

Luoghi citati: Comune Di Lecco, Lecco