Hernandez, primi dribbling in granata di Giorgio Barberis

Hernandez, primi dribbling in granata L'argentino, a Torino insieme a Galbiati, si è mostrato abile nelle risposte ai giornalisti Hernandez, primi dribbling in granata Dice: «Il calcio è come la cultura: non si può dire se sia meglio quella europea o sudamericana» - L'ex libero viola: «Questa squadra può arrivare in alto» - Luciano Moggi nominato direttore generale per tre stagioni TORINO — La prima sudala in granata di Patricio Hernandez, l'argentino acquistato dal Torino, è avvenuta ieri al sole del terrazzo nella sede' di corso Vittorio Emanuele mentre i fotografi lo ritraevano, con l'altro nuovo arrivato Galbiati e l'allenatore Bersellini, in ogni posizione. Poi, questa volta comodamente in poltrona, Hernandez ha dribblato la fila di domande dimostrandosi abile oratore, con risposte intelligenti ma mai polemiche. Neppure nel confronti di Menotti die in Spagna non l'Ita fatto giocare («Sono un professionista e non discuto mai le decisioni del tecnico che cerca di sce- gliere le cose più giuste.). «Ho un rispetto profondo per 11 football italiano — ha quindi aggiunto — che ha una grande storia. Menotti non lo stima? Menotti conosce molto e la sua opinione è comunque rispettabile. Personalmente la penso In maniera differente. Meglio il calcio europeo o quello sudamericano? E' come la cultura europea e sudamericana: non c'è meglio o peggio. Come mai l'Argentina non si è confermata ai vertici mondiali? Nel '78 era una grande squadra, se oggi non siamo in semifinale vuole dire che non lo siamo più». Del Torino sembra conoscere quanto, per ora, basta: «MI è stato raccontato della tragedia di Supcrga, so qualcosa della passata stagione, la classifica della squadra, i nomi dei giocatori che avrò per compagni nel prossimo cam-> pionato. Slvorl che è molto .amico di mio padre mi ha parlato della città, che conoscevo già un poco per aver studiato in un collegio salesiano, la cui casa madre è appunto a Torino». Calcisticamente ha debuttato nella Serie A argentina a 17 anni nel 74, due stagioni più tardi è diventato titolare fisso nell'Estudiantes realizzando complessivamente 94 reti, 22 nell'ultimo campionato. In nazionale vanta 14 presenze. «La mia specialità è... che cerco sempre di giocare al football» racconta di sé men- tre nella pace della casa gli piace suonare il plano e giocare a scacchi. Con lui sono già arrivati la moglie e il figlioletto di dieci mesi: adesso andranno a Portofino per una vacanza offerta dal Torino quindi si sistemeranno nella nuova casa. In quanto a Roberto Galbiati si dice felice del trasferimento: «Dopo quaUro anni a Firenze spero di far bene anche a Torino: 11 mio ritengnon sia stato un cambio in peggio perché questa squadra può arrivare in alto. Come libero non ho modelli particolari: cerco soltanto di essere me stesso». In comune, Hernandez e Galbiati, ìianno di non aver mai vinto uno scudetto e per la gioia di Bersellini (e dei tifosi) sperano di riuscirci con la nuova maglia. Nuova in tutti i sensi visto die a fornirla, con abbinamento biennale, è da quest'anno la Tiko, ieri rappresentata da Franco Arese. L'ultima notizia riguarda Luciano Moggi, gran protago¬ nista del calcio-mercato i cui meriti sono stati riconosciuti dal presidente Rossi con un contratto triennale come direttore generale. Giorgio Barberis

Luoghi citati: Argentina, Firenze, Portofino, Spagna, Torino