L'unico teste di via Fani rievoca in aula la strage

L'unico teste di via Fani rievoca in aula la strage Processo Moro, drammatiche deposizioni delle parti lese L'unico teste di via Fani rievoca in aula la strage DALLA REDAZIONE ROMANA ROMA — I terroristi, in fuga con Moro prigioniero, gli spararono contro, mancandolo per un soffio. Poi lo individuarono e lo perseguitarono per mesi con minacce e insulti. Per la scena a cui assistette e lo choc che ne ebbe, restò talmente traumatizzato da perdere definitivamente il posto di lavoro. E' questa la sorte toccata ad Alessandro Marini, unico testimone oculare dei novanta-centoventl secondi di fuoco della mattina del 16 marzo 1978 all'angolo tra via Fani e via Stresa. Ieri, Marini ha deposto come parte lesa e ha ricostruito quegli attimi: ricordi chiari, ma nessun riconoscimento ufficiale degli imputati a distanza di quattro anni e mezzo da quel giorno. L'interrogatorio di Marini non è stato il solo momento saliente della breve ma intensa udienza di ieri al processo Moro. Ci sono state le commoventi deposizioni della vedova e di due del quattro figli del maresciallo Mariano Romiti, assassinato dalle Br perché rappresentava «il poliziotto di quartiere». Usando termini come «operazione di guerra» o «inaudita freddezza nell'azione», Alessandro Marini ha narrato la propria esperienza di spetta tore -inebetito» e - terrorizzato» dell'agguato di via Fani. -Erano le 9,05 — ha detto — ed ero appena salito sul mio motorino per andare al lavoro. Allo stop dell'incrocio, a pochi passi da me, in un attimo accadde il finimondo: prima la collisione tra l'auto targata CD (Corpo Diplomatico) e l'Alfetta della scorta, poi la fulminea sparatoria». Il testimone ha detto che a fare fuoco furono nove persone: due scese dalla prima auto; quattro, tutte In divisa da aviere, comparse improvvisamente dalla siepe del marciapiede opposto; e altre tre, a circa trenta metri, intervenute a sparare contro l'unico po ltzlotto che riuscì a saltar fuori dalle auto di scorta lmpu gnando la sua pistola. Rapi dissima anche la fase successiva, quella del sequestro di Moro. Altre due vetture si accostarono all'auto del presidente della de e due persone prelevarono l'ostaggio che appariva «inerte». Con altrettanta velocità - tutti si volatilizzarono», mentre l'auto sul la quale era stato caricato Moro, seguita da una moto di grossa cilindrata, si allontanava lungo via Stresa, In direzione di Monte Mario. Alla Corte, Ieri, è giunta una lettera di Adele Minervino vedova del magistrato uc elso nel marzo di due anni fa su un autobus di linea. « Vorrà scusarmi — ha scritto la donna rivolgendosi al presidente San tlapidil — se non ho la dignitosa forza di presentarmi al cospetto di coloro che sono imputati dell'omicidio di mio marito. Potrei, d'altronde, solo dire alla Corte che il dolore immane e perenne che costoro — se colpevoli — mi hanno arrecato andrà nelle loro coscienze ben al di là della condanna che la giustizia umana è chiamata a comminare». Il figlio di Minervlnl, Mar co, si è invece presentato. Ha dichiarato, tra l'altro, che fu proprio 11 padre, pochi giorni prima della morte, a rivelargli che gli stava per essere affidato 11 nuovo Incarico e che ciò «avrebbe potuto significa re la sua condanna a morte» Ma 11 magistrato non volle la scorta. Oggi il processo continua con la deposizione di altre parti lese.

Persone citate: Adele Minervino, Alessandro Marini, Mariano Romiti, Moro

Luoghi citati: Roma