Ecco il cinema inglese dell'emergenza condannato ad essere nobile e difficile di Stefano Reggiani

Ecco il cinema inglese dell'emergenza condannato ad essere nobile e difficile Alla Settimana di Verona un grande posto ai film prodotti dallo Stato Ecco il cinema inglese dell'emergenza condannato ad essere nobile e difficile VERONA — E' una situazione di dopocinema o di cinema televisivo che può insegnarci qualcosa. Non è stato inopportuno che la appena conclusa settimana del cinema inglese abbia dato il posto di maggior rilievo alla produzione pubblica, ai film del Brltlsh Institute o della tv, escludendo le eccezioni più gradite al mercato e ai festivals, le comproduzioni, i film «coloniali» e i film-evento, cosi rari che si può dargli l'Oscar (come a «Momenti di gloria»). Il panorama è apparso più chiaro e netto, fin troppo: le sale pubbliche, in crisi di spettatori, affidate alla produzione americana, i giovani registi esclusi dal mercato, 1 grandi autori costretti all'emigrazione o alla rinuncia culturale, meno Loach, meno Anderson, superiori a ogni elogio. Un cinema di confine e di emergenza che, se vuole salvarsi, deve chiedere di essere considerato un servizio pubblico e appoggiarsi agli enti di Stato, il British Film Institute o la Bbc o al nuovo quarto canale che dovrebbe consentire al cineasti maggiore libertà, anche se le nomine dipendono sempre dal governo. E poi, tutti gli inciampi burocratici legati al finanziamento pubblico; anche la curiosa contraddizione di poter affrontare temi difficili e nobili quasi per obbligo, esorcizzando le tentazioni dello spettacolo e le debolezze del pubblico. Il Bfl, per esempio, l'anno scorso ha prodotto cinque film a lungometraggio e a basso costo. In queste condizioni bisogna essere indulgenti, anzi solidali con i nuovi autori e apprezzare 1 tentativi di chi cerca comproduzioni con l'estero o mette in piedi piccoli gruppi di produzione. E non bisogna stupirsi eccessivamente se dopo Loach non è nata nessuna scuola, né è ravvisabile nessuna tendenza particolare, se si esclude l'affezione verso le proprie fonti culturali, la propria letteratura. Che storie nascono? Abbiamo detto della Ragazza di Gregory di Bill Forsyth, caso raro di grande successo pubblico (il film è stato chiesto anche dalla distribuzione italiana). C'è lo scozzese John MacKenzie, già collaboratore di Loach, che tenta il giallo simbolico nel Lungo Venerdì santo, un boss mafioso di Londra insidiato nei suoi progetti dall'esercito rivoluziona- rio irlandese. C'è una crudeltà non da poco, e si vede l'ambizione di inventare un «Piccolo Cesare» degli anni confusi. C'è Colin Oregg che nel Trasgressore traduce assai bene l'infelicità di un romanzo di Lawrence, l'amore vinto dalle convenzioni e dall'utopia. C'è Richard Woolley che in Fratelli e sorelle analizza due diversi tipi di maschilismo: quello militaresco e reazionario, quello sociologico e progressista. Quale dei due è colpevole del delitto sessuale che si consuma su una prostituta? Chi è l'assassino? Dice ambiguo Woolley: *E' un uomo». Seguono gli altri autori del British: Margaret Dlcklnson che commenta un caso di di¬ vorzio (Cambia e dividi), Menellk Shabazz che segue la situazione intellettuale di una giovane donna di colore, suddita inglese (Bruciando un'illusione), David Oladwell che compila una sua allucinante Bpoon Rlver (Requiem per un villaggio), Jane Jackson che illustra una pagina di Virginia Woolf (L'angelo della casa). Dovunque la tensione realistica della tradizione Inglese, anche un rivolo benefico di ironia, anche un poco di decorosa noia. Gli autori stanno cercandosi, la scommessa del dopo cinema e del cinema televisivo non è dura solo per la Gran Bretagna. Stefano Reggiani

Luoghi citati: Gran Bretagna, Londra, Verona