Con Dracula e otto nobildonne Trionfo crea un caos di magia

Con Dracula e otto nobildonne Trionfo crea un caos di magia Spoleto: gli allievi dell'Accademia d'arte drammatica e «Juana la loca» di Menotti Con Dracula e otto nobildonne Trionfo crea un caos di magia dal nostro inviato speciale SPOLETO — Entriamo, tutti incolonnati e doverosamente incuriositi, una mezz'ora prima dell'orario ufficiale, nella sconsacrata chiesa di San Simone (un altro bellissimo spazio teatrale aperto quest'anno dal festival) per assistere al prologo di Incantesimi e magie, lo spettacolo che il regista Aldo Trionfo, direttore dell'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica di Roma, ha allestito con cinquantaquattro allievi del primo e del terz'anno. Stanno, le ventitré matricole della scuola, in una dozzina di soppalchi o pedane o involucri, piazzati in ben ordinato itinerario lungo il perimetro di quella chiesa immensa e vuota, i maschi coli o a coppie, le femmine in trio o a quartetto: e recitano, anzi salmodiano, gruppo per gruppo, un loro frammento di ricettario, una scheggia di prontuario magico, una briccica di funesto incantesimo: provocanti negli occhi accesi, i corpi madidi di sudore i ragazzi, scarmigliate e discinte nella bellezza del loro vent'anni le ragazze. E' un rapinoso inizio, un sabba decentrato e pluricellulare, un concerto disarmonico di voci che salgono su sino all'abside in un assordante marasma fonico. Ingenui, ottimisti come siamo, diciamo, finalmente tra noi: mEccolo, lo abbiamo trovato, lo spettacolo di quest'anno!». E, Invece, quando siamo ben accomodati in una delle tre alte gradinate lignee che, a metà dell'abside, recingono lo spazio scenico propriamen te detto, dobbiamo malinconicamente ricrederci. Lo spettacolo è iniziato, ma si stenta a ritrovarlo, forse non c'è del tutto. Un simpatico conte Dracula transilvano ci ha appena sciorinato il suo segreto di filtri e pozioni che entra in scena un drappello di nobil donne parigine, otto nere *dames sans merci-* tra Bau delalre e Villiers de l'Isle-A dam, che esorcizzano le loro privatissime angosce celebrando «all'altro da Dio», a Satana a Mammone. E sognano, le otto neroingualnate modelle alla Boldlni, nei loro neri cappelli a larga tesa, nei loro neri guanti lunghi, nei lo¬ ro neri busti a stecche di balena: sognano, ahimè, anzi sogna, in véce loro (che nei privatissimi incubi notturni vagheggiano, al massimo, una scrittura con l'Albertazzi), sogna il loro maestro Aldo Trionfo, questo incorreggibile esteta, questo letterato onni- voro, questo eruditissimo e disordinatisslmo dilettante. Ed i suol sogni — non sto neppure a riassumervell —. sono davvero caotici, v'entrano appunto erudizione, estetismo, disordine, trascorrendo da Columella a Cyrano, da Shakespeare a De Rojas (con la Celestina, naturalmente), da Spinoza a Tagore. Lasciamo stare il senso di vago disorientamento, il capogiro che ti prende dinanzi a tanta accozzaglia. Ognuno può scrivere un copione come meglio gli pare, e il nostro non è certo un cartesiano, non procede secondo logica e consequenzialità, gli ripugna addirittura l'idea di «far la storia» della magia attraverso i tempi, da Giordano Bruno alla Cianciulli. Il fatto è che con questo copione Trionfo non fà mai, neanche per un Istante, spettacolo: non col corpo di quei volenterosi (e, ih qualche caso, estrosi) alunni, non con la loro gestualità non con la loro mimica. Diciamo che ci imbandisce, laggiù, in quel ri¬ stretto rettangolo ligneo, una concitata lettura drammatica di una sua antologia personale (ma non è mica Borges!) dell'irrazionale collettivo. Peccato, perché con cinquantaquattro ragazzi pieni di entusiasmo non c'è classico italiano, non c'è Shakespeare che non affascini, per quanto approssimativo e diseguale possa riuscire (ad Avignone, quattro anni fa, Jean-Pierre Vincent, con otto allievi otto del Centre Dramatique National de Strasbourg allestì un memorabile Pene d'amor perdute). Peccato, soprattutto, perché qui c'è una splendida colonna sonora di Paolo Terni (che è poi il solo vero copione godibile), perché i costumi di Santuzza Cali sono di una garbatissima ironia perché quelle manslons ideate da Giorgio Panni sono altrettanto universi scenici in miniatura. Alla prima pubblico sparsamente in fuga, le solite scommesse alla Paul Newman se sia più noioso Trionfo o Ronconi. Guido Davico Bonino Aldo Trionfo

Luoghi citati: Avignone, Roma, Spoleto