Frank Zappa: il rock è una sinfonia

Frank Zappa: il rock è una sinfonia Frank Zappa: il rock è una sinfonia TORINO — Nel 1970, al Pavlllon di Hollywood, ci fu un concerto per complesso rock e grande orchestra sinfonica. Frank Zappa e Zubin Metha, rispettivamente direttori dei Motliers o/ Invention e della Phllarmonic di Los Angeles, si scambiarono i ruoli, cimentandosi su materiali di musica contemporanea e su «fogli sparsi» delle creazioni zappiane. Quell'ormai lontano episodio d'una tanto bella età della musica tornava nell'aria l'altra sera allo Stadio Comunale di Torino, al concerto d'apertura della tournée di Zappa In Italia: l'uomo in abbigliamento cosi posh, pantaloni neri e maglietta azzurra senza maniche, teneva insistentemente in mano una bacchetta e dirigeva coscienziosamente 1 sette elementi d'un gruppo cosi divertente e perfetto che le memorie italiane della musica giovane non son sufficienti a ricordarne uno uguale. Due ore e dieci minuti di musica ininterrotta, davanti a più di ventimila persone. Non la pausa di un minuto solo, una performance di gran classe guidata da un Frank Zappa sornione e altamente professionale, a segnare che la musica non è una cosa che fa contorce' re e sudare, anzi va gustata anche da chi la fa. Seduto con le gambe accavallate a centellinare i giochi sonori dei suoi pupilli, oppure brevemente attaccato alla chitarra con i suoi 1 ;imosi riff. o ancora davanti al microfono per misurate esibizioni canore (che però sono state in gran parte appannaggio di Ray Whlte. chitarrista e grande interprete), Frank Zappa ha sciorinato vent'anni della sua storia musicale regalando tre bis e — in chiusura — quella Illinois enema bandit. satira antidylaniana su un bandito che dopo aver rapi¬ nato faceva il clistere alle sue vittime. Quello di Frank Zappa 6 un vero concerto, una suite ininterrotta di brani che si trasformano sotto le mani dell'orchestra e iniziano nel reggae per infilarsi nel funky, nel gospel, nel rhythm'n'blues. nel blues più classico. Una musica che procede per associazioni, accurata sovrapposizione di cultura e di consumo, decantazione di una «solennità» musicale che va fino al kitsch plateale delle sinfo- nictte alla Walt Disney. L'unità e data dalla perfezione formale e stilistica: e chissà cos'è la musica, por lui. Frank Zappa, incasellato nell'etichetta rock dove non c'entra niente se non per quello che rock voleva dire troppi anni fa, musica contro, ma contro tutti, anche quelli che sono contro. E nel 1982 sembra proprio musica per tutti. Ci sono state lunghe diatribe su questo •stile» /.appiano: arte o capriccio? Non pare che. dopo vent'anni, una risposta sia necessaria. Non lo è tanto più adesso che 11 mago di Los Angeles ha lasciato moglie e quattro figli a casa per venirsi a produrre nella vecchia Europa dalla quale discende. Stravlnsky, Edgar Varese e musiche da caravanserraglio; brevi atmosfere da night appena tracciate che subito scantonano In un jazz di alta classe e tentazioni di discomuslc. Vent'anni non solo di Zappa, ma anche di storia della musica, passano sotto le mani di quella banda e del suo direttore In braghe nere. E, quando alla fine del concerto comincia a piovere, tra il pubblico non uno che si muova, sembra un derby. Chad Wackermann continua a schiacciare zanzare con 1 mostruosi piatti del suo laboratorio di percussioni, Bobby Martin recupera alle tastiere antiche avventure Jazzistiche, e Ray Whlte fa giochlnl di lingua per incasellare il suo personaggio negli archivi irriverenti del pop. Su un palco che sembra affollato più d'una stazione di metropolitana (eppure sono solo in otto) Zappa intreccia e districa il filo della sua partitura con un distacco che pare perfino eccessivo: l'ironia dei suoi rifacimenti s'intrufola senza fatica tra le mille citazioni che la band cuce a memoria, e la musica va via facile e complicata. Un gigantesco negro travestito da Joe Louis sta seduto in un angolo, indifferente a tutto tranne che alle zan zare: e si consuma il sospetto che anche que ste facciano parte dello spettacolo. La musica, l'altra notte allo stadio, era tor nata a essere una cosa seria, ma non grave. Se n'è accorto il pubblico che travolto dalla suite ha avuto pochissimo tempo per urlare il suo gradimento, e s'è sfogato ben bene solo alla fine. Marinella Veriegoni a i a

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