Chi ha fatto sparire il carrubo dalla Sicilia? di Ippolito

Chi ha fatto sparire il carrubo dalla Sicilia? Chi ha fatto sparire il carrubo dalla Sicilia? OGNI volta che vado in Sicilia, quando l'aereo comincia a sorvolare l'Isola, o mi capita di dover percorrere lunghi tragitti in macchina — spesso d'e-, state, sotto l'estuo, come' adesso — la mia reazione spontanea è di chiedermi: 'Come mai?.. Come mai, per quanto ci è dato sapere, la Sicilia, che nel secolo XVII pare fosse tutta ancora un bosco Ininterrotto, oggi è un semideserto o perlomeno semidesertiche e desertici!»: sono tante sue parti? Non ci sono più i boschi e di conseguenza non ci sono neppure più i fiumi ed 1 ruscelli, le sorgenti si seccano. Dicono «colpa della siccità', ma sappiamo dai documenti che all'epoca dell'invasione saracena, attorno all'800 d.C. il fiume Irminio, nei pressi di Ragusa, oggi per gran parte un rivolo o un tratturo più che un corso d'acqua, era navigabile. E molti altri che vengono chiamati fiumi o torrenti sono, il più del tempo, i nomi che furono più che acque correnti. Nomi come brocche vuote. Mi sono posto ancora la domanda come mai noi, a scuola, si debba aver studiato vita morte e miracoli di Giuseppe Garibaldi. Nino Bixio. Vittorio Emanuele II. si sia stati istruiti sulle imprese di Muzio Scevola e Pietro Micca, ma non si sia stati — ai tempi miei, ma non credo le cose vadano diversamente oggi — minimamente edotti sulle trusforinazioni subite dal nostro territorio nazionale nel corso dei secoli.^ Come se non fosse più importante, per noi vivi oggi, conoscere 11 rapporto che abbiamo con l'ambiente in cui si vive piuttosto che le Imprese di certi personaggi. Probabilmente pochissimi sanno e non per colpa loro, di questa faccenda, della Sicilia del suoi boschi, delle sue acque. Come pochissimi sanno che la nostra costa (e ne rimangono tracce sulle carte f itogeograf lche) tirrenica fosse in gran parte coperta da sugherete, quando l'Inglese John Evelyn, verso la metà del sec XVII. viaggiò l'Italia. E' segno di follia pensare che la Sicilia possa mai tornare ad essere quella che era, perdurando l'umanità, nell'essere quella che è. Eppure a chi fa il mio lavoro, questo lievito di follia è necessario per andare avanti, anche se ai sani di mente può apparire la vana fatica dell'insetto che prosegue nel suo sforzo di portare cibo alla prole dove la prole è stata annientata. Pensavo a queste cose nei giorni scorsi mentre assistevo ai lavori del Convegno tenuto a Ragusa, per Iniziativa della Camera di Commercio locale »Il Carrubo... salviamolo!' il cui titolo è stato In seguito mutato in • una legge per il Carrubo: legge il cui disegno è stato sottoposto alla Regione per essere approvata Ho sentito, in questi due giorni, dire molte cose interessanti sul Carrubo: sulla bontà della produzione siciliana, sulle molteplici utilizzazioni da parte dell'industria dei suol ricavati (soprattutto nella produzione dolciaria e dei mangimi), come da noi la coltura sia stata in massima parte abbandonata perché poco redditizia, mentre negli Stati Uniti vastissime estensioni sono in misura crescente coltivate a carru- bete, costituendo un non ' Indifferente cespite di guadagno. | Ho saputo anche, se non > erro nel riportare i dati, che i se Invece di importare poi- ; pa e farina di carrube dall'estero, gravando ulteriormente sul nostro già sufficientemente gravato bilancio, si riuscisse — se ho capito bene — a produrre il 30 per cento in più di quanto si: produceva otto anni fa, potremmo bastare al nostro fabbisogna Nella provincia di Ragusa, per fare un esempia i carrubeti occupavano nel 1948 6216 ettari, mentre già nel '79 erano scesi a 4050 (2166 ettari di meno, più di un terzo, in 33 anni) e oggi le cose, anche se ci mancano i dati, vanno assai peggio. Una quantità enórme di alberi è stata abbattuta per fare posto alle serre dove si coltivano le primizie e altrove, uno qui uno là sono stati eliminati alberi singoli per esser stati considerati i un non produttivo inutile, ingombro. Cosi il paesaggio di una intera provincia siciliana, in quest'isola già cosi spogliai minaccia di peggiorare ancora. Una legge per 11 carrubo, una legge per la sughera, una legge (come già esiste mi dicono non rispettata da nessuno) per l'ulivo. A mio avvfao qui da noi una legge, una legge soltanto, può fare molto poco. Auguriamoci piuttosto, io confido soprattutto su questo, come sembra stia accadendo per la sughera in Sardegna, che i coltivatori si possano rendere conto delle prospettive concrete di guadagno che può offrire una coltura condotta con criteri più moderni Sarebbe soprattutto inte- ressante per noi sapere se il carrubo, che assieme al leccio, alla sughera, alla fillirea, al lentisco, al terebinto, all'alaterno costituisce uno dei componenti la macchia e il manto forestale mediterraneo, da quando e in che misura è stato utilizzato dalla Forestale (quali sono I quantitativi di queste piante coltivati nei vivai del C.F., rispetto a quelli dei pini americani, degli eucalipti, delle tuje, del cipressi limonici, ecc.) per i rimboschimenti, in luogo delle specie esotiche non soltanto da me lamentate. Quello che interessa me , come paesaggista e con me molti ecologi e naturalisti —•perché tante parti dei no¬ stro paese deturbate da riforestazioni sbagliate possano riassumere il loro volto originario —. è che il carrubo, assieme alle altre specie nominate, venga usato, in modo massiccio dove è stato estirpato. Ma — torno a ripetere — dubito fortemente che in un paese dove la religione degli alberi è tanto poco diffusa come nel nostro sia possibile un'operazione del genere, a meno che non esista da parte del mondo agricolo produttivo una richiesta abbastanza sostenuta (di carrubi come di sughere: il discorso è il medesimo) che spinga i vivaisti a investire nella non facile coltivazione di queste ' piante. Ippolito Pizze tti | Carrubo (Ceratonia siliqua). 1 Ramo con infiorescenze e foglie. 2 Particolare di fiore. 2' Sezione di fiore. 3 Ovario. 4 Legumi.

Persone citate: Giuseppe Garibaldi, John Evelyn, Muzio Scevola, Nino Bixio, Pietro Micca, Vittorio Emanuele Ii