che cos'è II silicio

che cos'è II silicio che cos'è II silicio L silicio è, dopo l'ossigeno, l'elemento più diffuso sulla crosta terrestre. Fu scoperto e isolato nel 1623 dal chimico svedese J. Bereelius. In natura ti presenta di solito unito all'ossigeno, per dar luogo alla silice o ai silicati, diffusi costituenti delle rocce. Già adoprato come disossidante in metallurgia e in leghe negli acciai, il silicio ha acquistato notorietà in tempi recenti per alcune altre applicazioni e per recentissime anticipazioni, come quella di Robert Jastrowsu •intelligenze ibride-. Anzitutto, esso ha somiglianze chimiche col carbonio (l'elemento tempre presento nei corpi viventi) e perciò fu studiata la possibilità di sostituire, in certe formule della chimica organica, il silicio al carbonio. Se ne ideò una mcMmica organica del silicio, e ti riuscì a produrre dei materiali del tipo dei silani e dei cosiddetti siliconi, sostanze te cui formule assomigliano ad alcune della chimica organica, ma che contengono si'.'. ■ ciò al posto del carbonio; o anche contengono silicio e carbonio insieme: a quei materiali il silicio conferisce le proprietà del regno minerale (per esempio, la resistenza alle alte temperature), il carbonio quelle dei corpi organici (leggerezza, elasticità). Se ne ottennero coti olii lubrificanti, mastici, tostarne isolanti, gomme.materie plastiche. La somiglianza fra silicio e carbonio colpi ia, fantasia di alcuni. Pensando all'abitabilità di altri mondi, si immaginò che in corpi celèsti più caldi del nostro, la chimica della vita, Invece che essere fondata sul carbonio, com'è da noi, possa avere come elemento base il silicio; ma, dall'idea • di animali e piante, il cui corpo sia fatto di silicati o simili, alcuni biologi, a torto o a ragione, trassero argomento di motteggiò. Un'altra nuova applicazione del silicio si ebbe nel 19S5, quando tre studiosi americani, Pearson. Chapin e Fuller, inventarono la batteria solare. Un elemento di batteria solare è un cristallo piatto di silicio, preparato artificialmente, sottilissimo. In superficie, esso porta come impurezze (immessevi apposta), qualche po' di un'altra sostanza, il boro; all'interno invece, vi è messo arsenico. Queste (o altre) impurità hanno come effetto che, alla superficie del cristallo, si manifesti elettricità positiva, dentro di esso elettricità negativa. Tali cariche, in luoghi separati del cristallo, si prestano a mandare a un circuito ester. no una corrente elettrica; la quale, peraltro, subito ti estingue, per l'esaurimento delle cariche stesse. Qui appunto interviene, se c'è, la luce del Sole. Per effetto di essa, le cariche elettriche positive e negative nel cristallo ti rinnovano: fin che il Sole batte, continua a passare corrente. S' ben inteso una corrente debolissima; per averne in misura avvertibile, bisogna disporre ài molti cristalli e collegarli fra loro, come si fa con gli elementi di una pila. Sono note le speranze riposte nelle batterie solari per adoperare, trasformandola in corrente elettrica, una parte dell'energia di cui il Sole investe prodigalmente la Terra. Sono tappezzati di batterie solari molti veicoli spaziali, i quali appunto, tramite quel cristalli di silicio, si alimentano dell'elettricità necessaria per alimentare le apparecchiature interne. Una terza modernissima applicazione del silicio si ha nei calcolatori elettronici, la cui diffusione i crescente, la cui influenza sulla vita di noi tutti vorrebbe un discorso ben più esteso. Come che sia, è da ricordare che le macchine calcolatrici furono in un primo tempo meccani'che (Pascal), a ruote dentate; poi furono mosse ad elettricità; infine, crescendo di complessità, funzionarono con valvole termoioniche, sostituite poi, queste, dal transistori al germanio o al silicio. La parte operante dei calcolatori è fatta di intrichi di circuiti elettronici; e in varie maniere si tentò di contenerla in spazi sempre più ridotti. Allo stesso modo, con un magistero insuperato, lo strumento del pensiero, il nostro cervello è un intrico di circuiti di neuroni; un intrico ancora poco conosciuto, sebbene noi ne muoviamo le fila e ne raccogliamo i risultati: esso è contenuto nel poco volume della scatola cranica. Nei calcolatori, che per ragioni di costo, di comodità e di mercato, si è cercato di fare sempre più piccoli, i circuiti sono incorporati con tecnologie sopraffine in piastrine di silicio (wafer oppure chip), divenute ciascuna una parte di un cervello elettronico o, al limite, tutto un cervello. Cosi come è per noi quello chi ci lavora dentro la scatola cranica. Didimo

Persone citate: Chapin, Fuller, Pearson, Robert Jastrowsu