Qual è il modo migliore per salvare le gengive?

Qual è il modo migliore per salvare le gengive? Qual è il modo migliore per salvare le gengive? I N America la chiamano «tecnica di Keycs»: un metodo svelto, poco costoso e sicuro, dicono i suoi sostenitori, per curare la pcrlodontitc. Senza bisogno, dunque, di fastidiosi interventi chirurgici: lo dimostra Il successo ottenuto in migliaia di casi. Ribattono altri, meno entusiasti: 11 sistema del dottor Keycs non 6 provato scientificamente e può dimostrarsi inadeguato a curare una delle malattie dei denti più diffuse nel mondo occidentale. La pcriodontite è una malattia progressiva: inizia con un'infiammazione delle gengive (comunemente chiamata «piorrea») provocata dall'accumulo di depositi batterici, detti «placche», sotto le gengive e attorno alle radici. Le gengive diventano fragili, sanguinano per un nonnulla e a ]>oco a |K>co allentano la stretta intorno al dente che Invece dovrebbero proteggere. In questo modo 1 batteri possono annidarsi all'Interno della gengiva, dove lo spazzolino non può scalzarli. E i batteri provocano una risposta Immunologica: i globuli bianchi entrano nella cavità della gengiva, nel .tentativo di distruggere i microrganismi. Alcuni batteri producono anche tossine; e queste jiossono intaccare i legamenti che uniscono le gengive ai denti e l'osso, sul quale 1 denti sono appoggiali. Può succedere perfino elici denti caschino. La nuova cura rifugge Jagll interventi chirurgici. Mira invece a togliere l'Infezione che, abbiamo visto, 6 all'origine della malattia: con una minuziosa pulizia ••professionale» (alla quale può provvedere soltanto il dentista, con tutti i suoi strumenti, una volta ogni due o tre mesi) e «casalinga», quotidiana, con agenti antibatterici quali il sale, il bicarbonato e l'acqua ossigenata. 11 dottor Paul Keycs, ex ricercatore all'Institute of HcalU consiglia anche di esaminare al microscopio i residui batterici trovati sotto le gengive: se è necessario, infine, si passa al trattamento con antibiotici (tetraciclina). Il paziente, spiega Keyes. deve dedicare una grande attenzione alla pulizia quotidiana del denti: «Usando un dentifricio antibatterico nelle gengive, intorno ai denti, e un risciacquo'' con soluzione salina». Ma «la chiave del successo è 11 microscopio, jierché permette al dentista di controllare con regolarità l'infezione e l'efficacia della terapia*. «Molti dentisti vogliono eliminare 1 diletti anatomi¬ ci per via chirurgica — aggiunge Keyes —. Noi invece eliminiamo 1 fattori di rischio batterici e controlliamo 1 risultati della cura con il microscopio. In quale altro modo sarebbe possibile accertarsi che l'infezione non si estende e al contrario regredisce?». Da almeno una settantina d'anni è nota la capacità di sostanze come il sale e il bicarbonato dt uccidere 1 batteri che provocano la periodontite. L'uso della tetraciclina per controllare le infezioni di questo tipo risale a una decina d'anni fa. Ma quando Keyes descrisse l'uso combinato di queste tecniche su una rivista medica, nel 1978. scatenò una ixilemica che è andata sempre più estendendosi. «In teoria, la tecnica di Keyes dovrebbe funzionare, e uccidere i batteri resjionshbili della jx-riodontlte». alferma i>er esempio il dottor Stephen Goodman, della Columbia University Scliool of Dentai and Orai Surgery. «Ma in pratica la sua efficacia non è stata dimostrata». Goodman aggiunge che Keycs non ha mal pubblicato 1 risultati del suo metodo su una qua¬ lificata rivista scientifica e non sono mai stati condotti studi clinici per paragonare la sua tecnica alla terapie chirurgiche tradizionali. • «Certo, è bene fare tutto il possibile per evitare un'operazione, ma ci sono casi in cui è necessario intervenire per ottenere buoni risultati». Dice un rapporto preparato dal National Instltute of Dentai Research: «Il metodo Keyes può apparire attraente ad alcuni dentisti, perché sembra offrire una alternativa semplice e facile all'intervento chirurgico; ma finora non ci sono studi seri che lo sorreggano». Al critici, Keyes propone un anno di prova: «Se la mia cura non funziona, è pur sempre possibile operare». Keyes racconta di persone alle quali, cinque anni fa, altri medici avevano suggerito un intervento su almeno cinque denti. «Li ho curati con 11 mio sistema. Stanno benissimo e hanno ancora tutti i loro denti»: Ma una recente ricerca condotta all'Università della Florida ha l'atto sorgere nuovi dubbi. Nessuna differenza è stata riscontrata tra il sistema Keyes e la normale pulizia dei denti: tranne un'accentuata irritazione alle gengive nel casi trattati con il nuovo sistema. Jane E. Brody Copyright «N.Y.T.S.» e per l'Ilalin «La Stampa» Normale Periodontite Tasca Osso Legamenti Radice Perdita dell'osso del legamento

Luoghi citati: America, Florida