Chiara, Arpino e Cassola in cerca di racconti di Carlo Cassola
Chiara, Arpino e Cassola in cerca di racconti Tre volumi di storie brevi Chiara, Arpino e Cassola in cerca di racconti Ivecchi lupi dei mari editoriali ogni tanto si lasciano andare a sentenziare, scuotendo la testa, che i volumi di racconti e di lettere si vendono poco. Un'altra diffusa leggendavuole che gli scrittori italiani siano costituzionalmente poco adatti al romanzo, e diano il loro meglio sulla misura breve del racconto: che siano insomma degli scattisti e non dei fondisti. A tentare di conciliare un'opposizione che sembra insolubile, presentano contemporaneamente tre volumi di racconti altrettanti senatori delle patrie lettere che proprio con il romanzo si sono costruiti negli anni un pubblico fedele. E tuttavia Chiara. Arpino e Cassola intrattengono con il racconto rapporti non casuali e non secondari. Per Chiara ogni racconto rappresenta un'insenatura,, un promontorio, uno scorcio di quel paesaggio lacustre e prealpino che racchiude la sua piccola epopea provinciale. Per Arpino le schegge delle singole storie sono momenti diversi di una stessa golosa attenzione alle risorse nascoste dell'uomo. Per Cassola, infine, il racconto è il luogo privilegiato di quella rivelazione del valori elementari dell'esistenza che è stato il suo obiettivo poetico sin da quando a ventanni frequentava con ammirazione i Dublinesi di Joyce. ★ ★ Viva Migliavacca! è un titolo commerciale che tradisce un po' lo spirito del libro di Chiara, intinto negli inchiostri della malinconia e della nostalgia, anche se non vi mancano quelli usuali del divertimento sornione. Egli stesso ci informa che tanti preziosi testimoni di vicende che sembravano accadre giusto per finire sulla sua pagina, se ne sono andati. Con loro è un intero mondo che entra nel crepuscolo, lo scatto della memoria si fa più pensoso che ilare. Dove sono finite quelle donne dall'apparenza di tenere prede, in realtà accorte cacciatrici, enigmatiche anche nel tradimento? E quei loro mariti putativi, miti e goffi, quietamente votati all'inganno? E i giovani amorosi intimoriti più die attratti dal ruolo di seduttori? E la piccola folla di professionisti, notabili, artigiani e funzionari dello Stato , cast di caratteristi inarrivabili, che ogni regista si sognerebbe di avere sotto mano? Dormono tutti sulla collina. Finito il batticuore dei convegni clandestini.nelle camere ombrose di un qualche Hotel Metropole, ma sopratr tutto sfiorite le rose di certi placidi ritmi di vita, di una certa concezione del tempo ancora a misura umana, che lasciava spazio agli incanti della fantasia, vero propellente di ogni grande passione. Se mai l'immaginazione è andata al potere, lo ha fatto negli Anni Venti e Trenta così come li ha reinventati Chiara, complice quel Fato amoroso che agisce inesorabilmente i suoi personaggi come una vocazione. Ma in questi racconti Chiara è più vicino a Spoon River che a Maupas* sant, il suo stile è l'acquarello, come attesta il pezzo più bello della raccolta, I loro occhi si Incontreranno. Quando si occupa dei nuovi ricchi di oggi (appunto il commenda tor Migliavacca), della loro rozza vitalità, delle loro ostentazioni pacchiane, si sente che quel mondo non lo diverto, che il sorriso diventa una smorfia di sconforto. E difatti l'estroverso •cumendan viene punito con una morte per acoua. ★ * Se Chiara rinnova la sua fedeltà a un piccolo mondo perduto, Arpino è attratto dalla contemporaneità, anzi, dagli annunci che delineano un futuro prossimo è tutt'altro die rassicurante. Le sue storie svelano il colore del tempo, il senso del costume che cambia, la rapidità di mutamenti che si direbbero biologici e lo sgomento di chi vi assiste., Per sua stessa ammissione, Arpino cacciatore nato di caratteri, non ha bisogno di cani e battitori per piombare diritto sul fatto o sul dato di cronaca che sembra soltanto paradossale o bizzarro, e invece nasconde un nocciolo di verità rivelatrice. Sono storie scritte nell'arco di trentanni, più distese le prime, più contratte da una febbre sarcastica le ultime. Storie di solitudine, principalmente, di dialoghi difficili o impossibili, di ossessioni che si avvitano su se stesse, sfociando nel barocco e nel metafisico. Congegni costruiti con cura, che scoppiano al momento giusto, con un ultimo botto che illumi na e rivela la scena. ★ ★ Al presente, e anzi alla sempre incombente minaccia atomica guarda anche il Cassola degli ultimi anni, infervorato nella sua battaglia pacifista e antimilitarista, e delusoci non sentirsi compreso. Ma si consoli Cassola: non c'è stato libro anche grandissimo, non c'è stata esperienza storica anche esemplare che abbia evitato il ripetersi di insensatezze e massacri. Colloquio con le ombre si apre con un pessimismo catastrofico che nega all'umanità ogni speranza di salvezza. Superate queste fosche profezie, planiamo ancora una volta nel famoso triangolo Cecina-Grosseto-Volterra, caro all'autore del Taglio del bosco. Ancora una volta, veniamo familiarizzati con gli eventi minimi, ma in un certo modo sacrali, di vite vissute persino al di sotto del montallano ct/yque per cento. Sollevata dai suoi intentf didascalici, la pagina di Cassola riprendi? immediatamente le sue sobrie cadenze, i tratti scarni, i bruni e gli ocra dei paesaggi toscani. Ernesto Ferrerò Piero Chiara: «Viva Migliavacca!». Mondadori, 260 pagine, 10.000 lire. Giovanni Arpino: «Raccontami una storia». Rizzoli, 302 pagine, 15.000 lire. Carlo Cassola: «Colloquio con le ombre». Rizzoli, 162 pagine, 13.000 lire.
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