Questo bassorilievo fiorentino lo porti a Ginevra

Questo bassorilievo fiorentino lo porti a Ginevra Questo bassorilievo fiorentino lo porti a Ginevra Per concessione della Rizzoli pubblichiamo In anteprima alcune pagine da «Il re dei confessori». Qui l'autoì re racconta le vicende di un bassorilievo toscano del XII secolo finito.in mano di trafficanti e venduto al museo di New York. NOI due, dopo aver lasciato le nostre famiglie che ritornavano negli Stati Uniti, andammo a Genova a vedere il bassorilievo dell'Annunciazione. 'Jim, cosa ne pensi in realtà del fatto 'di essere immischiato con un'operu d'arte, se ci piace, ovviamente dovrà essere portata via dall 'Italia e trasportata in America?». • *Non vorrei mai aver niente a che fare con un'azione cosi priva di scrupoli» disse con un'aria da santerellina. L'indomani mattina, in un garage alla periferia di Genova, incontrammo un uomo scuro di pelle che somigliava a un idrante e che nelle due ore da noi impiegate per esaminare il bassorilievo dell'Annunciazione pronunciò una sola parola. «Qua» disse indicando l'oggetto. Poi si allontanò e per tutto il tempo non fece altro che stuzzicarsi i denti in modo fastidioso; pareva che stesse facendo uno scavo archeologico sotto il Vaticano. ; /{ bassorilievo risplendeva discretamente alla luce smorzata del garage. Era potente, bello e straordinariamente desiderabile. In auto, mentre lasciavamo la città, Rorimer era euforico. 'Il presso è'agghiaccidnie. Ma dobbiamo averlo». •Jim» lo interruppi, 'andiamo a Fireme a vedere le tavole di pietra nel pulpito di San Leonardo. Forse possiamo trovare le prove che l'Annunciazione un tempo si inseriva nel resto dei bassorilievi». « Clie idea meravigliosa!». Ci recammo prima ad Arcetri, una località tranquilla sulle colline efie guardano Fireme. Il pulpito era stato eretto nuovamente nella navata sinistra della cappella. Potevamo vedere anche pili chiaramente che in fotografia die il nostro bassorilievo ovviamente era il compagno degli altri sei. Ma non potevamo dire con precisione dove un tempo avrebbe potuto essere inserito. Notai un'iscrizione in latino incisa lungo un bordo al di sotto dei bassorilievi in cui si davano brevi descrizioni delle scene. Non c'era da nessuna parte un riferimento all'Annunciazione. Prima che ce ne andassimo comprai una serie di cartoline nero di seppia del pulpito che probabilmente risalivano all'inizio del secolo [...]. All'alba andai a piedi ad Arcetri e guardai il sole che sorgeva su Fireme, i suoi raggi che suscitavano striature dorate nella cupola griqio-bluastra della cattedrale e illuminavano i palazzi rinascimentali, le cappelle e la torre del palazzo della Repubblica. La chiesa di San Leonardo era aperta. Col mio binocolo in miniatura studiai il pulpito cìie si elevava per circa tre metri al di sopra di me e cercai di analizzare la lettera I. Sembrava formata in modo diverso dalle altre. Era indispensabile entrare II e dare un'occhiata più attentamente. C'era una porticina sulla destra del pulpito che secondo me doveva essere un'entrata. Mentre cominciavo a tirarla il custode della chiesa spuntò da dietro l'altare strascicando i piedi e mi guardò sorpreso. •Come faccio a entrare nel pulpito?» lo implorai. 'Devo esaminarne una parte. Sono uno studioso americano. De- i vo guardare... è la cosa più importan te della mia vita». ura come se una dozzina di persone al giorno entrassero nella sua chiesa*solitaria e gli chiedessero di visitare il pulpito. Il custode non fece neanche una piega mentre apriva la porta chiusa a chiave. Mi precipitai su per la scaletta, mi sporsi e puntai la mia lampada elettrica portatile sulla parola angeli. Riuscii a vedere che un pezzo di stucco copriva in parte la I. Tirai fuori il mio coltello militare svizzero e cominciai a raschiar via. •Ehi, americano, cosa sta cercando di fare?* gridò il guardiano. •Mi ci vorrà soltanto un'ora» gli urlai. «Sto tagliando via due di queste sculture. Okay? Voglio portarle con me in America». Risuonò una gran risata. «Vada avanti. A chi importerebbe? Quando ha finito di tirarle fuori tagli la corda». Altri scoppi di risa. La mia fantasia ormai si era scatenata... tagliar via l bassorilievi, caricarli sulla Cìievrolet di James Rorimer e filare. «Li prenda» borbottò il custode fra uno sghignmzo e l'altro.'Megltoin America». I miei sospetti si rivelarono giusti. La 1 era in realtà la lettera U. E naturalmente angelu non significava niente in latino. Doveva trattarsi del singolare, angelus, e quello poteva solo voler dire Angelus Domini, l'Angelo del Signo-. re dell'Annunciazione. [...] Nel giro di due giorni dalla mia partenza da Fireme la scultura era arrivata a Ginevra, indirizzata a un nominativo opportuno fornito da Harry Sperling. Due settimane dopo si trovava nel magazzino del Cloisters. Thomas Hoving (Da «Il re del confessori» per concessione della Rizzoli)

Persone citate: Harry Sperling, James Rorimer, Thomas Hoving