Come si ruba un quadro di Ernesto Gagliano

Come si ruba un quadro L'ex direttore del Metropolitan Museum svela i traffici internazionali Come si ruba un quadro In anteprima il «racconto-verità» di un esperto - Storie di capolavori, avventurieri e trafugamenti Anche musei in gara per opere di oscura provenienza C9 E' aria di mistero, 1 personaggi si muovono come detective in un film, la scena si sposta dà New York a Londra, da Roma a Zurigo. Sembra un «giallo», è un racconto di come funzionari di grandi musei vanno in giro per 11 mondo a caccia di opere d'arte per arricchire le loro collezioni. Spesso incontrano avventurieri, le indagini sui «pezzi» sono piene di sorprese e l'acquisto del capolavoro talvolta è un arrembaggio piratesco. SU questo ambiente, dove l'amore per l'arte diventa trionfo del possesso, Thomas Hoving, che è stato per dieci anni direttore del Metropolitan Museum di New York, apre uno squarcio con un libro che sta per uscire ora anche in Italia: «Il re dei confessori» (Rizzoli, pagine 291, lire 12.000). Ha il tono del racconto-verità, il ritmo del romanzo. Il protagonista è lui, Hoving, quando ancora era semplice assistente curatore alla sezione medievale del famoso museo americano. LI i fondi abbondano e la vera attività è la caccia: .la conquista del pezzo rarissimo strappato chissà dove a chissà chi. Il laboratorio del museo dispone di strumenti efficaci: raggi X, infrarossi, ultravioletti, sezioni microscopiche, analisi spettrografiche, attivazione con neutroni, termoluminescenza, carbonio 14. Ma quando il funzionario è in visita a mercanti e gallerie si trova solo con il suo «occhio», il suo istinto. La prima vicenda che Hoving «confessa», in modo quasi sbrigativo, ci riguarda da vicino. E' l'acquisto, nel 1960, anzi il trafugamento, di un bassorilievo toscano del XII secolo raffigurante l'Annunciazione, una 'potente, primitiva opera d'arte». L'esperto americano ne ha ricostruito minuziosamente la storia. Doveva ornare il pulpito di una chiesa fiorentina chiamata San Pietro in Scheraggio, demolita nel sedicesimo secolo per far posto agli Uffizi. Erano sette «pezzi»: sei risistematl in una parrocchia di Arcetrl, uno finito in mano di trafficanti. Hoving va a vederlo in un garage alla periferia di Genova da dove prenderà la strada per Ginevra e New Yok. Costo: SO mila dollari. •Agli italiani — commenta un intermediario compiacente — non importa. Un buon numero di persone in Italia, molto rispettabili, si guadagnano egregiamente da vivere esportando opere di contrabbando». Il «clou» del libro però è un altro: l'inseguimento di un pezzo «tra i più belli ed enigmatici creati nella storia mondiale». E' la croce in avorio di Bury St. Edmund, alta una sessantina di centimetri, raro capolavoro superstite del Medioevo inglese. Tra le numerose scritte ce n'è una che spicca: «Gesù di Nazareth, re dei confessori». E' preziosa, quasi magica. Hoving le dà la caccia per tre anni e ventisette giorni come a una preda impossibile. E le sue pagine rivelano stati d'animo, scoperte erudite, complici Incontri in una specie di ossessione della conquista. Prima le nozioni sono vaghe, poi l'oggetto desiderato prende consistenza tra ipotesi e ricostruzioni storiche, infine scattano le manovre per la cattura. Una tecnica che ha il sapore e gli ingredienti del thriller. Chi possiede la croce è uno strano tipo di origine jugoslava, Ante Topie Mimara. Piccolo, tarchiato, parla correntemente italiano. Lo si può incontrare in Germania, a Tangeri, o in Svizzera dove ha una parte della sua collezione: un misto di falsi e pezzi preziosi che custodisce a Zurigo nel sotterraneo dell'Union Banque de Sulsse. ' Topic Mimara ' riceve esperti che non gli fanno troppe domande. Mostra i suoi «tesori»: statue, cofanetti, calici, quadri. E quindi tira fuori da im velluto nero la famosa croce. I concorrenti all'acquisto si moltipllcano: il Brltlsh, il Victor and Albert, i musei di Boston e di Cleveland sono in gara. E' come se diversi servizi di spionaggio si contendessero un segreto vitale. Ma Hoving, tenace e, deciso più di tutti, avrà la meglio, anche perché riesce a farsi dare dal Metropolitan la cifra richiesta: 600.000 dollari. Alla fine annota: .Tornai al Metropolitan Museum come un eroe vittorioso... la croce d'avorio dorato entrò nell'istituzione sema problemi e venne tran-1 quillamente registrata nell'ufficio apposito sotto il numero 63,12 — il dodicesimo acquisto dell'anno 1963». Resta un'ombra. Dove Topic Mimara ha trovato la croce? Alla domanda lui non ha mai risposto. Hoving, che si compiace di dipingersi come un disinvolto 007, ha detto in una recente intervista che «quellt erano i giorni della prande pirateria nel mondo dei musei». E poi, come per giustificarsi, ha aggiunto: 'Che cosa bisognerebbe fare del resto? L'Impressionismo francese tutto alla Francia? Il Rinascimento italiano tutto all'Italia? Ma in questo modo gli scambi culturali vanno a farsi benedire...». Tipo svelto, questo mister Hoving. E per fortuna uno dei suoi personaggi spiega: 'L'arte è pura, gli «omini no». Ernesto Gagliano