Strehler: c'è un solo film che vorrei fare, la vita di Goldoni

Strehler: c'è un solo film che vorrei fare, la vita di Goldoni Il regista e il cinema: una storia di progetti mancati Strehler: c'è un solo film che vorrei fare, la vita di Goldoni «Vado molto più al cinema che a teatro, è un amore che viene da lontano» - Fra i soggetti che in passato intendeva portare sullo schermo: «Madre Courage», «La montagna incantata», «La coscienza di Zeno», «Notti e Nebbia», e una Eleonora Duse-Greta Garbo - Copioni, preparativi e rinunce MILANO — Giorgio Strehler e 1 suoi rapporti col cinema. Sette progetti, nessun film realizzato. Soltanto 11 settimo, «Vita di Goldoni», potrà andare in porto, se la Rai, dopo anni di tentennamenti, si deciderà finalmente a produrlo. Ma del' cinema il regista parla vo¬ lentieri, nella sede del suo Piccolo Teatro, dopo il lun-. go bagno cinematografico di Cannes. Come Strehler si è accostato al cinematografo, l'ha scoperto o riscoperto, lui uomo con quarantanni di teatro? Come ha visto lo schermo, non da semplice spettatore? Ila sentito qualche nostalgia per non essere mal stato, finora, dall'altra parte della barricata? «C'è innanzitutto da sfatare una sorta di leggenda. Io vado molto di più al cinema che a teatro, per esempio, lo ho- due soli amori (a parte le donne), e sono la musica e il cinema. Se parliamo un po' per paradossi, amo più Haydn di Proust, amo più Mozart di Stendhal, Antonloni e Fellini più del mio carissimo Montale. E' un mio amore, insomma, quello per il cinema, che viene da lontano, che è antico ef profondo come il Mare del Nord cantato da Thomas Mann nell'ultima indimenticabile pagina di quel capolavoro che è Tonio Kroeger Quando é nato in Strehler II «clnéphile»? -L'amore data ormai da cinquant'anni. Ma la passione, che è una cosa diversa dall'amore, direi sia scoppiata in Svizzera al tempi del nostro esilio-prigionia, quando con Dino Risi fondammo un cineclub dove proiettammo "La grande illusione" di Renoir. Ma poi venne l'entusiasmo per il primo, fantastico Orson Welles. dico "Citizen Kane" e "L'orgoglio degli Amberson", e "Le diable au corps ' di Claude Autant-Lara, e "Lo sceicco bianco" del giovanissimo Fellini, e il primo Antonioni che si'tsptrava a Pavése. Vennero i tempi ih cui io e [Federico c'incontravamo a Roma, andavamo a vedere il "varietà" nei cinemini di periferia, lui era sboccato nella maniera più ignobile, io facevo finta di essere un po'più serio, ma tutt'e due amavamo V "Amapola" cantata da Corderò, che finì per essere il primo "travestito" italiano nel "Luci di varietà"di Fellini..... Ma quando ha dovuto scegliere una vocazione, 'Strehler ha scelto il teatro. • Tengo a dire una cosa innanzitutto, che ho verificato dentro di me, e solo con me stesso, proprio durante Cannes. Ci sono per-: sone e persone, talenti diversi, "vocazioni" diverse. Una delle persone die più ho amato e stimato nella mia vita, Luchino Visconti, è stato un grandissimo ar■ tista e un Grande Dilettan¬ te, perché è sempre riuscito a conciliare, in vita sua, cinema, prosa, musica lirica e chissà quante altre cose ancora, con quel suo geniale e aristocratico "distacco dalle cose"; io non ce l'ho fatta. Ho sposato il teatro, ho sposato un'istituzione pubblica. E il cinema da allora in poi fu un flirt, professionalmente parlando,, mai un "amore" come lo è continuato ad essere nel mio privato». E' possibile fare una cronistoria del suol film mancati? «51 Dovevo fare "I giratsoli" con la Loren e Mastroianni, poi venne un progetto più serio: "Madre Courage" con Anna Magnani, un Brecht ambientato nel Tavoliere delle Puglie, dove combattessero quattro armate, come da Grimmlhausen, una madre italica immersa nel grano e nel mare, un attore spagnolo, uno svizzero, uno francese, e la Magnani-romanesca, antica e profonda. Non lo si fece, il film, perché il figlio di Brecht, Stefan, chiese una cifra astronomica per i diritti e un po', credo, perché la stessa védova, Helene Weigel, nutriva una sorta di profonda gelosia per non fare lei quella parte, che in fin dei conti aveva tenuto per vent'anni in palcoscenico e anche per un brutto film ricavato pedissequamente dal suo grande spettacolo Si è parlato di Thomas Mann. Fra I progetti di Strehler, tanto spesso reclamizzati, l'unico a non essere conosciuto è. un progetto-Mann. .Era un'idea assolutamente folle, lo riconosco. Mann mi aveva incantato proprio con "La montagna incantata". Avevo, aveva\mo già scelto gli interpreti' la Bergman, il povero De Sica, Antony Perkins. Ma poi mi sono reso conto che dai grandi romanzi possono uscire film fedeli e piatti, mentre du una piccola novelletta (penso a "Senso" di Botto, un capolavoro assoluto di Visconti, non già di Boito) puoi cavarne un'idea autonoma, magari "infedele", ma geniale. Del resto, quando ho pensato e penso al cinema (specie dopo Cannes, e dopo i contatti che, ovviamente, sono avvenuti a Cannes), penso ormai a un film esclusiva¬ zssDm-nlcsnnc s i n n o. o a i' e a e ota o" sià 'ine e oatno so a¬ mente "mio", a una storia intensamente privata, a due persone che si conoscono, si amano, si lasciano, si reincontrano, magari con una guerra che li attraverso.. E Svevo? C'era anche un progetto per «La coscienza di Zeno», che poi si è fermato. .Era "La coscienza da Svevo", e non di Svevo. Il romanzo, ambientato nella mia Trieste, che di per se stessa è un luogo mitico dell'infanzia, della memoria, della vita, io l'avevo ambientato in treno. Un viaggio immaginario, che portava il protagonista (doveva essere Mastroianni) da Vienna a Trieste, dove tra i velluti rossi del lungo tran-tran, in mezzo al monotono sferragliare, Zeno dorme, sogna, si sveglia, e in uno scompartimento vicino rivede Zeno bambino, in un altro scompartimento lo Zeno più grande, e in altri scompartimenti ancora gli altri protagonisti che hanno popolato la sua vita: la Vita, appunto, in un treno, in una notte sola... _ .Poi viene la vera e propria "follia": l'idea di un film sulla Duse, ma la Duse degli ultimi anni, quella di Pittsburgh, per intenderci. In realtà il "mio" film era sulla Garbo, sull'autocritica per aver tradito il teatro, sulle fughe impietose nelle quali riscopri l'umanità intera in una vecchia fanciulla, su un regista che cerca i relitti di un Tempo Perduto a Mentane. Il regista nel film si chiamava Giovanni Savoretti (sempre per salvare il G.S. di Giorgio Strehler). Il film che doveva incominciare con una grande bevuta di champagne fra Greta e me, con l'inverno fatto di pallido sole, con passeggiate sul mare, con ombrellini stanchi, con cani che fanno la pipì, con un riferimento costante al Vietnam (quanti anni sono passati), con un urlo disperato, al finale, garbo-dusiano: "Alone, alone..." la solitudine più lancinante..... Poi c'è Notti e Nebbia, dal romanzo di Castellartela. • Questo è il progetto andato più vicino alla realizzazione. Avevo scritto una sceneggiatura completa e scelto gli interpreti ideali: Dominique Sanda, Gianmaria Volante e Mlou-Miou. Fra Gardone e Milano, fra la visita al Littoriale con una overdose di cocaina e un cannone che spara implacabile a mezzanotte, fra una falsa nicchia notturna e una tenera vicenda privata, avevo trovato, o creduto di trovare, l'ispirazione a me congeniale. Poi arrivano il "Re Lear" e "Il g* 'dino dei ciliegi", il mio n -tao al Piccolo milanese, l'inizio della crisi di Rizzoli, ed ecco un altro progetto nel cassetto Quanti altri ce ne sono, nel cassetto? .Ci sarebbe il "Wilhelm Meister" di Goethe che io avrei intitolato "L'educazione teatrale". E poi, è ovvio, c'è il Goldoni..... Il «Goldoni» si intitola, esattamente, .Memorie per servire alla storia della sua vita e a quella del suo teatro di Carlo Goldoni, lette da Giorgio Strehler.. E' un progetto del lontano 1968, nato per la tv nazionale, su un copione di quasi 500 cartelle dattiloscritte. U protagonista si chiama sempre ed emblematicamente G., Goldoni ed evidentemente Strehler, Giorgio. Dopo quattordici anni, la tv ha riscoperto questo testo due giorni fa. E' l'unico film, se Strehler farà un film, che porterà la sua firma. Le ultime righe della sceneggiatura cosi recitano, con le parole stesse di Clavière (17 febbraio 1793): -Noi stessi siamo costretti ad essere duri, ma inutile non é ricordare che la durezza non deve mai escludere la generosità.. Cosi la nuova Repubblica Francese ricordava Goldoni. Cosi lo ricorda Strehler. Cosi, speriamo, lo ve-' dremo un giorno sugli schermi, grandi o piccoli che siano. Intervista di Giorgio Polacco