Scipione e Afrodite ci spiegano i segreti degli ipogrammi

Scipione e Afrodite ci spiegano i segreti degli ipogrammi Divertirsi con le parole Scipione e Afrodite ci spiegano i segreti degli ipogrammi LA settimana scorsa ci siamo ripassati, come si fa per gli esami, storia e teoria di quel gioco di parole che si chiama anagramma. Adesso arriva l'esame. Dobbiamo cercar di capire il libro di Jean Staroblnskl che ha per titolo Le parole sotto le parole - Gli anagrammi di Ferdinand de Saussure (ed. Il Melangolo, Genova, pagg. 164, lire 12.000). Cominciamo dall'autore. Ferdinand de Saussure, nato e morto a Ginevra (1857-1913). è su tutte le enciclopedie. Padre della linguistica moderna, padre dello strutturalismo, padre della semiologia, fu un gran signore che dedicò il suo tempo a pensare, a leggere, a scrivere, a insegnare. Gli mancò il tempo o la voglia (altri tempii) per pubblicare i suoi scritti. Anche il famoso Corso di linguistica generale fu pubblicato postumo: sono appunti presi da chi ascoltava le sue lezioni. Fra le sue carte c'è di tutto. Fra l'altro ci sono 99 quaderni e vari pacchi di fogli volanti dedicati agli anagrammi. Da questa confusa miniera Jean Staroblnskl ha cavato il libro che ci intriga. Staroblnskl ci racconta che tra 11 1906 e il 1909 Saussure segui una sua idea e provò a controllarla: In privato, in segreto, senza parlarne quasi a nessuna Poi ci rinunciò e non ci pensò più. Che idea era? Era l'idea degli «ipogrammi». Attenzione a come si scrive, perché l'ipogramma non va confuso col lipogramma (gioco al quale abbiamo giocato su questa pagina tempo fa). ■ L'ipogramma sarebbe - un «anagramma disperso», un anagramma diluito. Saussure lò definiva «tipo di anagramma da individuare nelle letterature antiche: Saussure in quegli armisi era messo a studiare 1 versi saturni. mSaturnio, verso», lo trovate nello stesso volume di qualsiasi enciclopedia dove trovate «Saussure, Ferdinand de». I saturni erano versi latini, antichi e misteriosi. Ce ne son rimasti pochi. Il verso saturnio fu ucciso dal poeta Ennio (239-169 a.C). che adottò l'esametro. Già ai tempi di Augusto nessuno capiva nemmeno più che ritmo avesse, il saturnio. Studiando i saturni, Saussure credette di vederci l'utilizzazione del singoli suoni o fonemi che costituiscono una parolachiave (una parola-tema,, o, spesso, un nome proprio pertinente). Per esemplo in « Taurasia Osanna Samnio cepit» starebbe nascosto, «sotto le parole», il nome del personaggio a cui il saturnio si riferisce; cioè Scipione (latino Scipio). Guardate il disegno n. 1. I singoli suoni o fonemi della parola-chiave, «fonemi privilegiati», starebbero sotto le parole del verso, e determinerebbero occultamente la scelta delle parole del verso da parte del poeta. Accanto agli ipogrammi, Saussure pensò di poter distinguere le anafonle. Mentre l'ipogramma utilizza tutti i fonemi della parola-chiave, l'anafonia («forma imperfetta») ne utilizzerebbe solo alcuni. Guardate 11 disegno n. 2. Se siete un po' pratici di enigmistica vi salta all'occhio che la an afonia sta alripogramma come 11 logogrifo sta all'anagramma. Dopo aver applicato la ricerca degli Ipogrammi al saturnio, Saussure applicò simili esercizi di decifrazione ad altri autori latini. Gli parve di poter leggere più volte «Priamldes» e «Hector» nel secondò libro dell'Eneide, di poter leggere più volte «Aphrodite» neL, proemio del De rerum natura. Gli parve poi di trovare una folla di ipogrammi nel teatro di Seneca, e via via in Plinio, Cicerone, nei versi latini del Poliziano, e finalmente nel versi latini che in quegli anni andava scrivendo, con grande successo internazionale, Giovanni Pascoli. Strada facendo però nella testa di Saussure l'ipogramma cambia faccia. Nei saturni la parola-chiave non viene alla luce, resta sottesa e sottintesa al testo, è crittografia. Nel Pascoli latino invece una parola-chiave come «Falerni», per esempia compare in tutte lettere, 'Circondata da parole che ne riproducono le sillabe». Guardate il disegno n. 3. Sembra di capire che, se lo «Scipio» del disegno n. 1 è un ipogramma, il «Falerni» del disegno n. 3 sia qualcosa d'altro. Saussure non si preoccupò di battezzare con esattezza le sfumature delle sue successive ipotesi. Nel libro in questione troviamo scritto, ol-. tre a «ipogramma», anche" «paragramma, paramimo, par amorfo, parònimo, pa-' ronomasla, paratesto, anagramma, logogramma. omogramma». Ma 11 termine più ricorrente è «anagramma», benché Saussure abbia detto chiaro, come citavamo all'inizio, che l'ipogramma sarebbe «un tipo di anagramma: E poi? E poi basta, per quel che riguarda Saussure. La ricerca sugli ipogrammi o come diavolo si dovessero chiamare venne sospesa, sepolta, probabilmente dimenticata. Certamente Saussure abbandonò l'idea che gli ipogrammi servano a decifrare certi testi misteriosi (provò addirittura a interpretare gli oracoli di Delfi). Non abbandonò invece, a modo suo, l'idea che In certe poesie ci siano del «fonemi privilegiati», delle ricorrenze di suoni Giunse ad approfondire il concetto di «allitterazione». Giunse a capire che per certi poeti la _ scelta delle parole in base ' al suono non è solo un belletto, un additivo, un artificio, bensì può diventare una difficoltà autoimpo-' sta, una «contrainte», che può determinare la scelta delle parole. Giunse a scrivere: * Mia,tesi da questo momento in poi: il poeta si dedicava, e anzi era questa la sua normale occupazione, all'analisi fonica delle parole». E poi? E poi è passata molta acqua sotto i ponti. Le idee di Saussure, raccolte dagli scolari o ripescate da Staroblnskl tra gli appunti privati, hanno fatto scuola. . Ai nostri giorni certi critici parlano di «anagrammi» nel senso in cui ne parlava Saussure. Solo che Saussure ne parlava tra sé, provando a vedere se l'ipotesi per caso funzionava. Al contrario, ai nostri giorni certi critici non hanno dubbi. Avete presente la poesia A Silvia del Leopardi? La prima strofa comincia con «Silvia» e finisce con «salivi». Dicono che «salivi» è l'anagramma di -Silvia..- (anche se «Silvia» ha due sillabe e «salivi» ne ha tre, col che i «valori fonici» a cui teneva tanto il povero Saussure si perdono per strada). Dicono che nei Mottetti di Montale «valva» è l'anagramma di «lava» (anche se salta una V). Dicono che sempre in Montale a uncerto punto «sigaro» è l'anagramma di «Brissago». Salta una S, salta una B, ma cosa importa? Importerebbe che Montale non ha mai accostato le due parole «sigaro» e «Brissago», ha accostato «sigari» e «Brissago», col. che l'anagramma va vera-' mente a farsi benedire, perché c'è anche la sostituzione di una O a una I. Ma non importa neanche questo. Bisogna esser filosofi. Bisogna sapere che per i greci, per i cabalisti e per altri, tra cui noi', l'anagramma è un gioco di, parole come dicevamo. Per gli enigmisti è leggermente un'altra cosa. Per gli scrabblisti un'altra cosa ancora. Per Saussure fu una confusa ipotesi, in-' compiuta e abbandonata, di anagramma disperso e occulto. Per certi critici d'oggi è un incrocio elastico di anagramma, logogrifo e metanagramma. Il mondo è bello perché è vario. Giampaolo Dossena TAURASIA [cjnS A u N A (HAMN[rjoJ CE[||ÌjT ; 2 14 3 siciiiph 12 3 4 m§rs perf[§)c[T)t t(UJa ut esse nt 1 2 3 4 CIOJR NIEILI I lUlS 1 2 3 4 fFÀlcund i cIaTlI» ces haus[er]e [alItIer nTI 12 23 45 234567 FALERN 1 1 2 3 4 5 6 7

Persone citate: Cicerone, Ferdinand De Saussure, Giampaolo Dossena, Giovanni Pascoli, Jean Staroblnskl, Montale, Poliziano

Luoghi citati: Genova, Ginevra