Nella misteriosa valigia di Mussolini c'era un dossier di difesa

Nella misteriosa valigia di Mussolini c'era un dossier di difesa Trovati i documenti nell'Archivio di Stato Nella misteriosa valigia di Mussolini c'era un dossier di difesa Quando nel pomeriggio del 27 aprile '45 Mussolini fu scoperto, a Dongo, nascosto nell'autocarro di una colonna della Luftwaffe che ripiegava da Menaggio sotto l'incalzare dei partigiani, era travestito da soldato tedesco, elmetto in capo, grossi occhiali neri e una «machine-pistole» P.38 fra le ginocchia. Al momento di scendere faticosamente dal camion, impacciato dal cappottane militare. Mussolini prese con sé, dal fondo dell'autocarro, una valigia: lunga circa 50 em. in cuoio rossiccio scuro attraversata da due cinghie nel senso della lunghezza, pesava dal quattro ai cinque chili. Un partigiano, forse Urbano Lazzaro («Bill»), gliela tolse subito di mano e Mussolini, senza protestare, lo avverti: «Attenzione! In quella borsa vi sono documenti molto importanti per il domani d'Italia». Condottò nel municipio di Dongo e interrogato da Pier Bellini delle Stelle («Fedro»), Mussolini dichiarò di non possedere né portafogli, né carta d'identità, ma soltanto quella valigia che gli era stata presa poco prima. Lazzaro tornò ad aprirla e Mussolini intervenne ancora: «Guardi che 1 documenti che sono li dentro sono segreti. L'avverto che hanno un'importanza storica grandissima». DI quali documenti si trattava? «Pedro» e «Bill» hanno lasciato un preciso verbale sulla valigia che, oltre a 160 sterline d'oro e assegni per 700.000 lire italiane, conteneva quattro cartelle: la prima «varie», la seconda intestata «Umberto di Savloa», la terza «Processo di*Verona», la quarta «Carteggio Mussolini-Hitler». Ora Contini, dirigente dell'Archivio Centrale dello Stato e che si occupa in modo specifico dèi «fondi» fascisti, ha ritrovato la valigia con larga parte del suo contenuto: manca soltanto la cartella «Umberto di Savoia». Non vi è invece traccia di quel carteggio Mussolini-Churchill del quale si favoleggia da anni anche se in realtà sembra esistere. Il frutto della sua ricerca è raccolto nel volume «La valigia di Mussolini» che sta per uscire da Mondadori (Collana Le Scie, 190 pagine, 10.000 lire). Contini ha letto, studiato e analizzato queste carte alle quali Mussolini attribuiva «una importanza storica grandissima» e ne ha dedotto che, nel loro insieme, costituivano 11 materiale su cui il duce intendeva impostare la propria linea di difesa: pensando di dover rispondere dinanzi a un tribunale politico 'partiva dal presupposto che l'accusa più. grave che gli potesse essere fatta era quella che nelle sua azione di presidente del Consiglio avesse abusato del potere instaurando una dittatura personale e andando contro le leggio gli interessi dello Stato, particolarmente per quanto riguarda l'ascesa al potere e la guerra: Sappiamo che Mussolini — se sfuggito alla morte — sarebbe comparso, almeno come testimone, davanti al giudici di Norimberga: cosi confidò il procuratore Jackson, «padre» del celebre processo contro 1 criminali di guerra nazisti, al giornalista Drew Pearson. Poi, sarebbe stato trasferito in Italia, dinanzi a una corte d'assise straordinaria. L'accordo anglo-russo-americano di Mosca dell'ottobre '43 sanci¬ va che, finito il conflitto, «i criminali di guerra 1 cui delitti sono stati commessi In un determinato Stato saranno consegnati alle autorità di quella Nazione affinché li giudichi essa stessa». Ma l'ipotesi formulata da Contini (che, almeno per ora, è l'unica chiave di lettura di queste carte) deve aver bisogno di qualche, ulteriore riscontro. Francamente, non riusciamo a capire quale «Importanza per il domani dell'Italia» potesse avere il carteggio — anch'esso chiuso nella valigia—riguardante un nostro progetto militare formulato, addirittura, all'epoca della Triplice Alleanza. La tesi di Contini raccoglie Invece conferme nel fascicolo riguardante un complotto antifascista del '24 per avvelenare Mussolini e che — nelle intenzioni del duce — avrebbe dovuto bilanciare in qualche modo il delitto Matteotti. Cosi i 110 messaggi di felicitazioni, inviati a Badoglio dopo il 25 luglio '43 da varie personalità italiane, starebbero a dimostrare non già «normali» atti di ossequio o di riconoscimento ma i contorni di una congiura ordita contro il legittimo governo fascista. Naturalmente, se si segue la suggestiva ipotesi di Contini è logico che il grosso dei documenti della valigia sia rappresentato dalle carte di guerra. Fra queste spiccano una lettera del carteggio Mussolini-Hitler—risalente al gennaio '40 — in cui il duce propone al Fuehrer di giungere a un accordo con la Francia e la Gran Bretagna e scatenare la guerra contro l'Unione Sovietica (e vai la pena di notare che questa proposta può far parte delle strambe iniziative dell'invidioso Mussolini per tenere a freno l'alleato che stava conquistando l'Europa pezzo a pezzo) e la deliberazione del Gran Consiglio del fascismo del 4 febbraio '39, poi approvata da Vittorio Emanuele III come atto dello Stato, in cui, praticamente, si annuncia la decisione di fare la guerra: specialmente quest'ultimo documento poteva, in un'aula di tribunale, dimostrare che la responsabilità della guerra non era «di un uomo, un uomo solo», come sosteneva Churchill, ma anche della monarchia e di un apparato politico consolidato. Tuttavia, probante o meno la tesi dell'autore, rimane il fatto che lo storico trova nella valigia di Mussolini carte di alto interesse, sia per i' loro valore intrinseco (il carteggio con Hitler), sia per 11 criterio con cui vennero raccolte e ordinate da Mussolini (1 precedenti del conflitto del 1940, con la vicenda delle navi carboniere bloccate dagli inglesi e con i •revirements» francesi sulla questione delle rivendicazioni territoriali italiane). Ci sono poi documenti relativi agli scioperi del '44 nonché appunti personali di Mussolini sull'incontro con Hitler del giugno '40 a Monaco di Baviera e altri che riguardano il Concordato e la politica fascista verso 11 Vaticano, compreso il verbale, steso da Mussolini, sull'incontro con Pio XI del febbraio '32: «Le prime battute— annota il' duce — sembrano imbarazzanti. Il Santo Padre mi porge la mano e mi invita a sedere: "Le porgiamo il benvenuto in questa casa che, essendo la casa del padre, è la casa di tutti... ". In primo luogo mi chiede notizie di Edda: Noi siamo convinti che la parte più preziosa del proprio archivio Mussolini l'abbia consegnata all'unica persona di cui veramente si fidava, l'ambasciatore giapponese Hidaka, chiedendogli di mantenere il segreto per £0 anni dal momento della sua morte. Però le carte di Contini servono già a delincare con sufficiente precisione quali possono essere gli estremi della parte ancora mancante in questo brano di storia segreta. t Giuseppe Mayda Mattino del 25 aprile 1945: Mussolini all'us- ta dalla prefettura di Milano