I militari erano tutti d'accordo si va alla guerra senza i mezzi

I militari erano tutti d'accordo si va alla guerra senza i mezzi Diario di una seduta degli stati maggiori nel novembre '39 I militari erano tutti d'accordo si va alla guerra senza i mezzi Presentiamo in anteprima alcune pagine da ■La valigia di Mussolini» di Gaetano Contini (Mondadori, pp. 190, L. 10.000). Questo brano contiene due rivelazioni sulla guerra: 1 ) gli atali maggiori Italiani ritenevano de! tutto scontata una partecipazione al conflitto già otto mesi prima del giugno '40 e, 2) fin da allora conoscevano a menadito le nostre Insormontabili deficienze tecnico-militari. TRA le carte della valigia c'è il verbale di una seduta di tutti gli stati maggiori tenuta il 18 novembre 1939, cioè quando ormai le cose stavano diventando sempre più chiare, nell'ufficio del capo di stato maggiore generale sullo Stato e sui bisogni delle Forze Armate italiane. Nella riunione, che dura appena un'ora e 25 minuti, si parla ormai esplicitamente di guerra: il problema quindi non era tenuto nascosto. E'presente il fior fiore dei cervelli dell'esercito italiano: il maresciallo d'Italia Pietro Badoglio, capo di stato maggiore generale, il maresciallo d'Italia Rodolfo Graziani, capo di stato maggiore dell'Esercito, l'ammiraglio d'armata Domenico Cavagnari, capo di stato maggiore della Marina, il generale di squadra aerea Francesco Pricolo, capo di stato maggiore dell'Aeronautica, il generale di corpo d'armata Ubaldo Soddu, sottosegretario di stato alla Guerra, il luogotenente generale Achille Starace, capo di stato maggiore della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, il generale di squadra aerea Pietro Pinna Parpaglia, sottocapo di stato maggiore dell'Aeronautica, il generale di corpo d'armata Bergia, sottocapo di stato maggiore per la Difesa Territoriale, l'ammiraglio di divisione Odoardo Somigli, sottocapo di stato maggiore della Marina, il generale di divisione Bancale, facente funzioni di sottocapo di stato maggiore intendente del Regio Esercito, il generale di brigata Orlando, facente funzioni di sottocapo dì stato maggiore Operazioni del Regio Esercito, il capitano di fregata Calosi, dell'Ufficio Piano Regia Marina: una riunione decisamente affollata. In quello stesso giorno Ciano nel suo Diario annota che lo spirito delle truppe è contrario alla guerra: sulla linea di frontiera i soldati fraternizzano con i francesi mentre 'Sempre più viva» è l'antipatia verso i tedeschi. La riunione, presieduta da Badoglio, che ne è il relatore, entra subito nel vivo del problema. A detta del presidente la maggiore deficienza che viene lamentata dal sottosegretario alla Guerra Soddu è quella della .preparazione e robustezza dei quadri». Di tale situazione è al corrente Mussolini che si è lamentato con lui che < troppo spesso viene dato per fatto quel che sovente avrebbe dovuto essere fatto». E'una conclusione grave che conferma in gran parte l giudizi già precedentemente espressi a Ciano da Cavagnari e Carboni. .Non deve accadere che si chiami, ad esempio, reggimento di artiglieria un insieme di tre gruppi con un unico ufficiale effettivo ciascuno». A leggere queste note, scritte a sette mesi di distanza dall'entrata in guerra del Paese e a nove da quando è stata resa ufficiale la politica di guerra del governo, si prova un sentimento di rabbia. Il Paese ha preso a scivolare-sul piano inclinato che lo condurrà fino al fondo e il processo è inarrestabile come se rispondesse a un oscuro comando del destino, al quale la logica e la ragione debbano ormai chinarsi impotenti. Sembra incredibile leggere frasi come questa: «Cari, per la preparazione in Libia, affermo che nel settembre scorso, se i francesi avessero sferrato l'offensiva, Ci avrebbero senz'altro tratol- fi». Eppure, appena nove megi prima Mussolini aveva affermato con sicurezza al Gran Consiglio che, dal punto di vista della guerra territoriale, tra le forze italiane e quelle francesi c'era equilibrio, talché si doveva pensare a interventi soprattutto aerei e marittimi. Eppure nei nove mesi nulla era mutato, anzi ci sarebbe dovuto essere un potenziamento militare italiano. Badoglio attribuisce ogni errore alla mania delle gerarchie militari di fare i •politicanti»: nell'esame dei problemi verrà fuori invece che ben altre erano le responsabilità e le carenze. Il dibattito, dopo queste premesse di carattere generale, si svolge per argomenti. Il primo problema è quello di effettuare un effettivo e pieno coordinamento fra gli stati maggiori e lo stato maggiore generale. Per quanto riguarda la preparazione bellica sono approfonditi particolarmente i problemi delle scorte e della preparazione bellica nelle colonie, della difesa contraerea, delle basi e dei mezzi siluranti. Si è quindi nello schema di intervento previsto dalla relazione del 4 febbraio. Il richiamo di carattere generale che, su questi argomenti, Badoglio rivolge agli intervenuti è di attenersi scrupolosamente ai bisogni concreti senza fare ipotesi soggettive o irraggiungibili. Questo, che pare un principio di realismo e di pragmatismo lodevole, per gli esempi che il capo di stato maggiore generale porta, ci dà anche la misura dei limiti delle Forze Armate italiane: .Per esempio, pensare ad un'azione al Canale di Suez, quando le nostre forze come numero sono inferiori a quelle di fronte, è lavoro teorico e inutile». La teoria di Badoglio è di essere nelle condizioni, in caso di guerra, di avere quanto meno assicurata l'integrità territoriale: 'Pensare, prima di ogni altro fatto, a chiudere le porte di casa a Est e ad Ovest». Assicurato questo obiettivo, individuare azioni offensive «in situazioni favorevoli» e particolarmente sul fronte dell'Africa orientale italiana. In questa direzione punto centrale è la sicurezza delle scorte che secondo Badoglio deve dare la sicurezza per un anno almeno. - E qui nascono i primi gravi problemi. Intanto ci si trova di fronte a metodi di valutazione assolutamente difformi da arma ad arma e quindi tali da fornire dati sulla cui certezza nessun capo di stato maggiore è disposto a giurare. Ma anche con questi limiti il quadro che se ne ricava è sconfortante. Manca dovunque il carburante: Graziani non fornisce neppure i dati; Cavagnari denuncia carburante sufficiente per 5-6 mesi in Africa Settentrionale, per 2 mesi e mezzo nell'Egeo, per un mese e mezzo in AOI; Pricolo, per quanto riguarda l'Aeronautica, ne possiede per 2 mesi in Africa settentrionale, per 1 mese in AOI, per 1 mese nell'Egeo, prevedendo di giungere a una scorta al massimo per 2 mesi nel maggio 1940. A completare il quadro, in questo settore, Starace denuncia la scarsità dei pneumatici e copertoni i cui effetti, giustamente, sono pari a quelli prodotti dalla scarsità di carburanti. Il problema, del resto, non consiste solo nella man- i canea di carburante puro e semplice, ma nel- limpossibllità stessa di conservarlo, se mai ci fosse, per l'assoluta mancanza di depositi e di magazzini la cui costruzione richiede periodi di tempo superiori all'anno p.c.stabiliio e finanziamenti del tutto assenti nei bilanci della spesa militare. Non migliore è la situazione sotto il profilo delle munizioni: l'Esercito è vicino all'obiettivo, la Mulina pure, ma l'Aeronautica ha scorte per non più di 5 mesi e in condizioni di non superare di molto questo lim:.. .tei maggio del 1940. Gravissime sono le condizioni di equipaggiamento: « Ufficiali e truppa sono sotto tende e baracchini ignobili, almeno nelle regioni periferiche». Ci si trova in condizioni generali tali che Badoglio finisce per affamare che per 'l'obiettivo di giungere a un equipaggiamento ed armamento sufficiente non si dovrebbe intervenire nella guerra prima del 1942»; del resto, secondo il capo di stato maggiore generale, «data la situazione, si dovrebbe escludere la guerra rapida». ' Scendendo ir ìgiórì dettagli Graziani, riferendosi alla si 'j natane logistica, dà valutazioni ancora più riduttive. In Libia, in quanto a viveri e ad avena si è in possesso di appena 1/6 del fabbisogno, di 1/3 per il vestiario e l'equipaggiamento, 1/3 per il munizionamento, 3/4 per quanto riguarda il parco automobilistico, 11.000 tonnellate su 31.000 necesstrui di carburante; .per portare — come è ih progetto — le scorte di magazzino da 6 a 12 ni H occorrono circa 2 miliardi, compresa la costì a -ione dei manufatti occorrenti per il ricovero detir dotazioni». Più grave era la situazione nell'Egeo, e per quanto riguarda l'AOI .non ho dati precisi, perché, giungendo ancora tutto attraverso l'ufficio militare Africa Italiana, le notizie pervengono allo stato maggiore con Hlevantissimo ritardo». Badoglio stenta a i-are risposte a questo coro di lamentele, rassicurando, chiamando i colleghi al realismo, Invitaruioli a non far sogni in aria, ma riconosceridc la fondatezza dèlia realtà descritta e impegnandosi a tentare di ottenere qualcosa dal duce. PAconosce del resto con franchezza l'arretratezza, particolarmente dei mezzi motorizzati: .E' stata la nostra debolezza. In A.O., all'inizio della camttagna, mi recai a vedere, verso il 6 dicembre, c X-calle, il l.CA. Esso aveva il parco automobilistico per metà a terra perché mancavano i pezzi di ricambio. Così di tre autocarri se ne fa. eva uno» Se gravi erano le ctse sotto il profilo delle scorte, peggiori lo erano sotto quello della difesa contraerea. Su questo argomento Badoglio esordisce con tutta u/rdltà: .E' un argomento doloroso. C'è stato molto scetticismo al riguardo: avviene sempre cosi in tempo di pace, ma rum più in tempo di guerra. Altre nazioni con criteri molto estensivi, hanno preparato la difesa contraerea dandole l'importanza che marita. Per ora noi disponiamo di materiali quasi fuori uso, inadatti, aggiustati alla meglio». La cosa appare tanto più grave ora, se si pensa che i successi tedeschi in Polonia avessero avuto come arma fondamentale l'arma aerea. «/ campi di aviazione in Polonia sono stati subito presi di mira. Tutta l'attività dell'aviazione nei primi tre giorni è stata rivolta sui campi di aviazione, sui nodi ferroviari e sulle fabbriche». Invece in Italia si hanno i campi di aviazione del tutto indifesi anche perche la stessa Aeronautica aveva fin allora sostenuto .che non aveva bisogno di difesa statica». n a. ~ Gaetano Contini (Da «La valigia di Mussolini., per concessione di Mondadori)