Torri e Alfieri avanzano nei tinelli e nelle aule di Luciano Curino

Torri e Alfieri avanzano nei tinelli e nelle aule Torri e Alfieri avanzano nei tinelli e nelle aule di Luciano Curino Secondo un'inchiesta Do-* xa almeno tre milioni e mezzo di italiani giocano a scacchi, e abbastanza regolarmente. Cifra inconcepibile dieci anni fa. Quanti fossero allora gli scacchisti non si sa. Manca un censimento e si immagina che fossero pochi e semi clandestini, come in una specie di Carboneria si incontravano in misteriose salette di caffè fuori mano, chiusi agli estranei, e vi passavano il pomeriggio o la serata in silenziose e interminabili partite. La passione degli scacchi avvampò dieci anni la, l'estate in cui Fischer e Spassky giocarono per il campionato del mondo a Reykjavik, in Islanda. Oli scacchi diventarono subito una moda e scacchiere furono vendute a prezzi di inflazione. In pochi giorni le librerie esaurirono i manuali del gioco. Fotomodelle si fecero dipingere una scacchiera sulla schiena e i foulard con i Cavalli stilizzati e Torri guelfe apparvero nelle vetrine delle boutiques e sulle bancarelle dei mercatini. Quel luglio e agosto vecchi scacchisti, fino allora ignorati, divennero importanti e ricercatissimi nelle pensioni marine. Questo accadde in Italia e un po' in tutto il mondo. Nei «Grandi maestri degli scacchi» Schonberg afferma: «Bobby Fischer, da solo, aveva convinto 11 mondo intero che gli scacchi al massimo livello erano competitivi come 11 calcio, emozionanti come un duello all'ultimo sangue, esteticamente soddisfacenti come un'opera d'arte, intellettualmente impegnativi come qualsiasi forma di attività umana. Basterebbe questo a fare di Bobby Fischer il più grande campione di scacchi che sia mai vissuto». Certo, non tutti quelli che si sono infiammati per gli scacchi quell'estate hanno poi continuato. Ma molti si. Si sono moltiplicati i circoli, il numero dei tornei. Gli scacchi non sono più considerati un gioco per sfaccendati stravaganti o per pensionati che non hanno altra risorsa per far passare la giornata. Adesso una scacchiera d'autore o esotica è considerata da molti un elemento decorativo prestigioso. Magari non sanno se è l'Alfiere o la Torre a muovere in diagonale, ma comprano pezzi in alabastro o in ferro battuto o in avorio finemente intarsiato, e ii mettono in bella mostra in salotto. La diffusione del gioco sì deve anche all'insegnamento nelle scuole di alcune città. Nelle medie e perfino nelle elementari. Ha incominciato qualche anno fa Milano, per iniziativa del presidente della Federazione scacchistica Nicola Palladino e dell'assessorato alla gioventù del Comune. Madri telefonavano a Palladino: «Anche gli scacchi, adesso. Mio figlio ha l'esame di terza. E se mi perde l'anno? Lo sa che mi gioca -a scacchi anche per telefono? Abbiamo sempre U telefono occupato». Ma a protestare erano pochi, per lo più 1 genitori erano favorevoli: «Giocano a scacchi e diventano più riflessivi». Oggi ai tornei non è affatto raro trovare ragazzini al di sotto dei dieci anni. In Italia ci sono 77 maestri e 230 grandi maestri, la metà hanno una trentina d'anni. Il più giovane, Ennio Arlandl di Milano, è appena sedicenne. A 14 anni era già maestro, e a Città del Messico è risultato secondo .nel campionato mondiale «under 16». Da molti anni insegna scacchi nelle scuole di Torino Gino Bertoli, e la sua pedagogia è pittoresca^ ^Ricordatevi i film western. Ricordatevi l'eroe nel saloon' minacciato, solo contro molti. Ebbene, egli si preoccupa per prima cosa di avere le spalle coperte. Cosi, ógni vostro pezzo, ogni pedone deve sempre essere difeso». Dice' anche: «Diffidate, non lasciatevi adescare. Mi raccomando, siate sempre In guardia e prudenti». Le lezioni di Bertoli incominciano sempre: «Anche sulla scacchiera come nella vita Spiega che occorre saper cogliere il momento opportuno quando si presenta. Che bisogna saper valutare, le proprie forze e mai sottovalutare l'avversario, muoversi con avvedutezza e ave-' re fiducia in sé, non abbati-' clonare la lotta nei momenti difficili, riuscendo a volte a salvare onorevolmente una situazione disperata. E davvero non si sa se queste sono più lezioni di scacchi o di vita. V i i Disegno da «I nuovi giochi» di Raffaele Rinaldi (Ed. Rizzoli)

Luoghi citati: Città Del Messico, Islanda, Italia, Milano, Reykjavik, Torino