Questo Rocky non piace ai pugili veri

Questo Rocky non piace ai pugili veri Damiani. Oliva e Arcari in veste di critici cinematografici sul film di Sylvester Stallone Questo Rocky non piace ai pugili veri TORINO — Sul piano della popolarità il Festival del Cinema Sportivo ha finalmente conseguito un'afférmazione eccezionale: sabato sera la follasi è assiepata nel Cortile di Palazzo Reale per l'anteprima di Rocky III riversando in eguale misura su Sylvester Stallone e sui pugili presenti Bruno Arcari, Patrizio Oliva, Francesco Damiani — un entusiasmo senza pari. Il film si rivela un concentrato di tecnica e d'intelligenza. Stallone, d'una prestanza fisica singolare, impone il suo personaggio attraverso una serie di luoghi comuni sapientemente sfruttati. C'è tutto in questo film che costituirà uno dei successi della stagione "82-83: l'imborghesimento del campione al culmine della, carriera, l'avvento d'un rivale feroce che gli strappa il titolo, la morte netta serata stessa del fedele secondo, la difficile rinascita con un nuovo allenatore (il nero Apollo Creek che fu suo rivale in Rocky/, la campagna pubblicitaria e l'ossessione del divismo, naturalmente il trionfo finale. Eppure nel diluvio di consensi, gli unici a storcere il naso sono proprio i pugili autentici, che lo liquidano freddamente grazie a una loro sofferta e superiore concezione dello sport Le tre generazioni che essi rappresentano — Arcari il passato. Oliva il presente e Damiani l'avvenire — concordano con lievi varianti che derivano dall'età e dal temperamento (Arcari è un quarantenne emerso in una società difficile quale la Genova del secondo dopoguerra, Oliva un ragionatore che non perdona alla gioventù « diffuso malessere, Damiani un entusiasta chiamato alle prime scelte impegnative). Il primo attacco è proprio di Francesco Damiani: «Ecco, lo credo che l'abbraccio tra 1 due contendenti giustifichi la definizione di boxe come nobile arte. Il cinema, per quanto ne so, mostra la violenza altro che nobile arte. Non solo ma se può punta sulle lacrime. In The camp un pugile che non doveva assolutamente combattere viene praticamente mandato a morte. Anche stasera abbiamo visto troppa brutalità, non sono d'accordo benché mi renda conto che Stallone tocca 11 cuore umano». Patrizio Oliva non si fa pregare: «Faccio subito un titolo: Lassù qualcuno mi ama, la vita di Rocky Graziano interpretata da Paul Newman. In film come questi si capisce che la boxe salvaguardia dal la violenza e sconfigge remar Binazione. Al registi darei un tema: — Ogni sacrificio comporta maturità — e direi di applicarlo alla boxe. 81 ammetterebbe allora come il no-' atro sport risolve problemi che la società non risolve». Anche Bruno Arcari parte da amare considerazioni sulla società che spesso non aiuta i ragazzi a rimettersi tn sesto: •E' vero che la nostra vicenda è la vicenda di Lassù qualcuno mi ama. Se prendessimo pugni come quelli di Rocky, sentiremmo a ogni momento 1 campanellini per strada e non mi risulta che slamo tanto suonati. Se ci comportassimo da divi del cinema, saliremmo sul quadrato con 1 intenzione di ammazzare una persona». Intanto il pubblico applaudiva i campioni veri e i campioni immaginari, confondeva cinema e sport, si divertiva insomma. P»per. Una drammatica scena del film che conclude la storia di Rocky-Sylvester Stallone

Luoghi citati: Genova, Torino