Bergamo, detenuti di PI catturano 14 agenti e li rilasciano dopo una trattativa di 5 ore di Remo Lugli

Bergamo, detenuti di PI catturano 14 agenti e li rilasciano dopo una trattativa di 5 ore Tensione nel carcere per la rivolta di tredici «irriducibili» terroristi del processone Bergamo, detenuti di PI catturano 14 agenti e li rilasciano dopo una trattativa di 5 ore Armati di coltello, hanno preso in ostaggio i secondini - La prigione circondata dalle forze dell'ordine - Il procuratore della Repubblica, intervenuto con un sostituto e uno dei difensori, ha parlamentato con i rivoltosi - Preparato un documento contro la situazione carceraria dei cosiddetti «politici», si sono arresi DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE BERGAMO — Cinque ore di tensione nel carcere di Bergamo: tredici detenuti politici appartenenti al gruppo degli «irriducibili» di Prima linea hanno sequestrato quattordici agenti di custodia. La vicenda si è conclusa senza spargimento di sangue, anche se i rivoltosi erano armati di cinque coltelli. Quando, dopo lungo parlamentare con le autorità, i tredici sono riusciti ad avere l'assicurazione che sarebbe stata data diffusione ad una serie di loro richieste, hanno lasciato gli ostaggi e si sono arresi. 11 carcere è modernissimo, inaugurato nel giugno 1978. ospita duecento detenuti custoditi da 150 agenti. Una ottantina di questi carcerati ap¬ partengono a Prima linea, organizzazione che sta subendo qui a Bergamo, già da alcuni mesi, un processo che, appunto per la sua lunghezza e il numero dei giudicando è stato denominato «processone»; Lunedi scorso sono iniziate le arringhe della difesa, che si dovrebbero concludere entro la prima decade di luglio. Il processo riguarda atti di terrorismo commessi da Prima Linea fra il 1974 e il 1980 nel Bergamasco:, attentati contro edifici pubblici, caserme, scuole, auto di insegnanti, tentativi di gambizzazione del direttore del carcere dott. Trimboll e dell'allora segretario provinciale della de Carrara. Non ci sono imputazioni di omicidio anche se alcuni di questi imputati, in altri processi, sono stati giudicati per assassinio. CI sono i pentiti, i supcrpcntlti, come Michele Viscardi il «killer dagli occhi di ghiacciò» accusato di sette omicidi; e ci sono gli irriducibili, ventuno per l'esattezza. Questi occupano una sezióne speciale, la terza. E' qui che è avvenuta la rivolta, per opera però soltanto di 13 componenti il gruppo. Dieci minuti prima delle 11, quando sta per finire l'ora d'aria, questi detenuti blocca-, no due agenti, li immobilizzano con i coltelli. Poi. nel giro di porli i minuti, riescono a far cadere nella trappola, alla spicciolata, altri 12 agenti. I carcerati si asserragliano, con gli ostaggi, nella sezione, dietro il cancello chiuso. Scatta l'allarme. Arriva per primo il direttore supplente. Giuseppe Cangemi, che dirige il carcere di Brescia e in questi giorni è venuto a sostituire il direttore titolare Trimboli in ferie. Gli chiedono di fare intervenire il procuratore della Repubblica c tre loro avvocati. Giungono il procuratore Giancarlo Battila con il sostituto Mario Conte e l'avvocato Gracci dì Firenze, uno del difensori nel processone, unico reperibile. Arriva anche il questore Marcello Monarca, dopo che ha organizzato l'accerchiamento del carcere con tutti gli agenti disponibili- Non appena si iniziano le trattative, i rivoltosi rilasciano sci agenti. Consegnano al procuratore un loro testo dattiloscritto, di tre cartelle, nel quale si dice che la protesta non è contro il processo di Bergamo, né contro il carcere locale, ma contro la situazione carceraria generale dei de-1 tenuti politici. Si chiede l'abolizione dell'articolo 9 del rego-, lamento penitenziario che pone limitazioni ai rapporti tra i detenuti e i loro parenti. Si discute a lungo: i detenuti vorrebbero che ii testo fosse pubblicato per esteso dai giornali e letto alla radio. II. procuratore cerca di. con- densare le richieste. Alla fine, e sono quasi le 15,30, i rivoltosi propongono un nuovo testo, ridotto. Nella stesura rifatta denunciano che alcuni déte-, nutl politici sono stati picchiati nelle carceri di Torino e di Nuoro; chiedono migliori condizioni di vita in tutte le carceri italiane, con esclusione di quelle di Bergamo per le quali non devono lamentare nulla; chiedono l'abolizione dell'articolo 9 e che non venga ripristinato, come secondo loro sarebbe in progetto, un reparto speciale nel carcere dell'Asinara. Quattro del tredici, provenienti da prigioni della Sardegna, chiedono di non tornarci. Alla fine, la resa: il cancello viene aperto, gli agenti possono uscire, e le forze dell'ordine bloccane1 rivoltosi, perqui¬ siscono le loro celle e vi trovano cinque coltelli con lame lunghe oltre, i 10 cm e quattro coltellini-1 13 di Prima linea sono: Roberto Rosso, ideologo, Bruno Larcnga, capo militare, che al primo processo a Prima-linea a Torino aveva dato l'avvio agli Incidenti e che recentemente, in appello, è stato condannato a 13 anni, Gianfranco FornonL condannato nei giorni scorsi a Siena all'ergastolo per la strage di Monteroni d'Arbia (due carabinieri uccisi e morto anche il terrorista Di Giacomo), Bruno Russo Palombi, Marco Fagiano, Carlo Micheletti, Paolo Zambranchi, Sergio D'Elia, Pierluigi Palmero, Fabio Canavesl. Francesco Durai, Angelo Bardelll, Luciano. Passoni. ' Remo Lugli